Frida
illustrato da Sara Ciprandi
testi di Lorenza Tonani
illustrato da Sara Ciprandi
testi di Lorenza Tonani
Pavia, Hop! edizioni, 2017
pp. 85
€ 18
«Era una ragazza di circa diciotto anni, aveva un bel corpo nervoso, sormontato da un volto delicato. I capelli erano lunghi, le sopracciglia, scure e spesse, le si incontravano al di sopra del naso. Sembravano le ali di un uccello nero e il loro arco scuro incorniciava due straordinari occhi neri» (Diego Rivera a proposito di Frida Kahlo)
Se la vita può essere un'opera d'arte, sicuramente quella di Frida Kahlo può essere a pieno titolo considerata tale. La più grande artista messicana è ancora oggi celebrata e ricordata in decine e decine - se non migliaia - di mostre, retrospettive, spettacoli, a riprova del grande impatto lasciato dalla sua esistenza, interamente attraversata dal dolore, sia fisico che interiore, ma profondamente vissuta.
La sua figura entra a pieno diritto nella deliziosa e onorevole collana della casa editrice Hop edizioni, "Per aspera ad astra" (di cui Critica Letteraria ha già recensito le biografie illustrate di Audrey Hepburn, Maria Callas e Virginia Woolf), in cui si raccontano tramite i disegni di diverse illustratrici, le vite di grandi donne che hanno saputo affrontare le difficoltà che la vita gli ha sottoposto. Frida ancora oggi fa parte dell'immaginario collettivo, rivestendo i panni di una donna fiera, colta, fervente e appassionata. Una donna che è riuscita a superare le grandi sfide che la sua vita ha portato con sé: prima l'incidente che la condannerà a lunghi periodi di immobilità e che rovinerà per sempre la sua salute fisica, provocandole acciacci e malanni sempre più gravi, poi il rapporto tormentato con il pittore Diego Rivera, suo grande amore ma uomo dalla facile infedeltà, e infine la maternità mancata, i ripetuti aborti - spontanei oppure imposti dai medici per la sua precaria condizione di salute - che lasceranno ferite che non si rimargineranno mai.
Tutti questi eventi condizioneranno la sua arte, infatti, molti sono gli autoritratti in cui la pittrice messicana inserisce dettagli e figure di matrice autobiografica.
La sua figura entra a pieno diritto nella deliziosa e onorevole collana della casa editrice Hop edizioni, "Per aspera ad astra" (di cui Critica Letteraria ha già recensito le biografie illustrate di Audrey Hepburn, Maria Callas e Virginia Woolf), in cui si raccontano tramite i disegni di diverse illustratrici, le vite di grandi donne che hanno saputo affrontare le difficoltà che la vita gli ha sottoposto. Frida ancora oggi fa parte dell'immaginario collettivo, rivestendo i panni di una donna fiera, colta, fervente e appassionata. Una donna che è riuscita a superare le grandi sfide che la sua vita ha portato con sé: prima l'incidente che la condannerà a lunghi periodi di immobilità e che rovinerà per sempre la sua salute fisica, provocandole acciacci e malanni sempre più gravi, poi il rapporto tormentato con il pittore Diego Rivera, suo grande amore ma uomo dalla facile infedeltà, e infine la maternità mancata, i ripetuti aborti - spontanei oppure imposti dai medici per la sua precaria condizione di salute - che lasceranno ferite che non si rimargineranno mai.
Tutti questi eventi condizioneranno la sua arte, infatti, molti sono gli autoritratti in cui la pittrice messicana inserisce dettagli e figure di matrice autobiografica.
«Dal momento che i miei soggetti sono sempre stati le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in figure di me stessa, che erano la cosa più sincera e reale che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me.»
Significativo in tal senso è il quadro Ciò che l'acqua mi ha dato, dipinto dal punto di vista soggettivo, in cui l'autrice, immersa in una vasca, vede comparire sulla superficie dell'acqua figure riconducibili alla sua biografia.
Altrettanto autoreferenziale e potente è Ospedale Henry Ford, una pittura ad olio su supporto metallico in cui l'esperienza dell'aborto viene rappresentata in tutta la sua crudeltà.
Altrettanto autoreferenziale e potente è Ospedale Henry Ford, una pittura ad olio su supporto metallico in cui l'esperienza dell'aborto viene rappresentata in tutta la sua crudeltà.
Particolarmente degne di nota sono le didascalie narrative che accompagnano le tavole di Sara Ciprandi, redatte da Lorenza Tonani, a cui si deve anche l'ideazione di questa fortunata e onorevole collana. La sua narrazione è delicata e potente al tempo stesso, empatica e mai approssimativa: Tonani scava nell'esistenza di Frida con un tocco leggero e preciso allo stesso tempo, mettendo a nudo, in maniera delicata e struggente tutti i sentimenti di Frida, dalla sofferenza fisica e amoroso, fino alla sua grande forza morale e caparbietà. La Frida raccontata da Lorenza Tonani è un'artista vivace e sincera, appassionata e decisa, donna dalla volontà di ferro, che riesce a ritagliarsi una strada tutta per sè all'interno del panorama artistico interazionale.
Ad seguire il racconto di questa incredibile vita c'è il tratto di Sara Ciprandi, giovane e talentuosa illustratrice milanese, i cui disegni rendono vivida ed espressiva la Frida Kahlo che viene raccontata nelle didascalie.
La Frida di Ciprandi è allo stesso tempo sofferente e gioiosa, metamorfica (in un'illustrazione viene concretizzato il soprannome dato a Frida dagli amici del marito Diego Rivera: la colomba) e multiforme, incredibilmente vivida ed espressiva. Le lunghe dita affusolate, le sopracciglia definite, l'ombra dei baffi: tutto ciò che caratterizza la pittrice viene rappresentato con fedeltà, a cui però si accompagna una forte e spiccata individualità del tratto. I disegni della Ciprandi riescono, infatti, in un'opera ardua: richiamare alla memoria la Frida dell'immaginario collettivo, senza stravolgerla, dandole al contempo una caratterizzazione unica nel tratto. Perciò anche la riproduzione di uno dei quadri più famosi, Le due Frida, diventa allo stesso tempo citazione e rivisitazione.
La Frida di Ciprandi è allo stesso tempo sofferente e gioiosa, metamorfica (in un'illustrazione viene concretizzato il soprannome dato a Frida dagli amici del marito Diego Rivera: la colomba) e multiforme, incredibilmente vivida ed espressiva. Le lunghe dita affusolate, le sopracciglia definite, l'ombra dei baffi: tutto ciò che caratterizza la pittrice viene rappresentato con fedeltà, a cui però si accompagna una forte e spiccata individualità del tratto. I disegni della Ciprandi riescono, infatti, in un'opera ardua: richiamare alla memoria la Frida dell'immaginario collettivo, senza stravolgerla, dandole al contempo una caratterizzazione unica nel tratto. Perciò anche la riproduzione di uno dei quadri più famosi, Le due Frida, diventa allo stesso tempo citazione e rivisitazione.
Ciprandi riesce così a catapultarci nella vita della pittrice messicana, facendoci vedere tutto il suo dolore, la sua nostalgia di casa durante il soggiorno americano e infine la sua gioia di vivere, dichiarata fino all'ultimo, poco prima della morte.
La sua ultima opera, infatti, è una natura morta: angurie intere o spaccate su uno sfondo celeste, e su una delle quali troneggia la scritta "Viva la vida".
La sua ultima opera, infatti, è una natura morta: angurie intere o spaccate su uno sfondo celeste, e su una delle quali troneggia la scritta "Viva la vida".
Si può concludere qui, su questa frase fortemente rappresentativa dell'animo di Fruda, la quale porta in sé tutta la potenza e tutta l'eredità della sua vita: la sua forza, il suo vigore morale, hanno fatto sì che la sua anima riuscisse a superare le fatiche del suo corpo, facendola entrare di diritto nell'olimpo degli artisti immortali, quelli la cui opera è sempre viva poiché porta scolpita in sé una grande forza vitale: "viva la vida!"
Valentina Zinnà
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