La pallina assassina
di Christina Olséni & Micke Hansen
Bompiani, 2017
pp. 380
€ 16,00
Titolo originale: Badhytten
Traduzione di Carmen Giorgetti Cima
È stato un caro amico a regalarmi La pallina assassina, in occasione del mio compleanno. Voci maligne, da me accuratamente alimentate, ipotizzano tuttora che il burlone volesse fare una neanche troppo velata allusione alla mia non perfetta forma fisica; altri, lui compreso, sostengono che si trattasse di un vano tentativo di allontanarmi dalle letture più serie, per avviarmi alla via dello svago letterario. Fatto sta che per molto tempo il prezioso volume non è stato altro che questo: un elemento decorativo in soggiorno, oggetto di innumerevoli battute (come poteva essere altrimenti, con un titolo simile?). È stato solo quando mi sono finalmente decisa ad iniziarlo, che il romanzo di Olséni & Hansen ha dispiegato appieno le sue potenzialità.
La storia è semplice: un’allegra comitiva di vecchietti si trova involontariamente coinvolta in un caso di omicidio.
Tutto inizia la mattina del 15 giugno, alle soglie della stagione estiva, nel Golf Club della amena cittadina svedese di Falsterbo. Egon e Ragnar, vivaci ottuagenari, sono amici dai tempi della scuola materna: "stavano bene insieme. O meglio, bene quanto si può stare dopo che ci si conosce da settantacinque anni e non si hanno altri amici fra cui scegliere" (10). Il loro consolidato ménage viene interrotto dall'irruzione della chiassosa Elisabeth, amante del rosso ciliegia e guidatrice davvero spericolata, e di sua sorella Martha, recentemente rimasta vedova. Nel corso di un allegro battibeccare e di una partita a golf dagli esiti non proprio edificanti, i quattro si imbattono nel corpo del presidente del Club, Sven Silfverstolfe, visibilmente morto, e con un altrettanto visibile bernoccolo sulla tempia. La conclusione a cui inevitabilmente giungono è che a uccidere l'uomo sia stato uno dei loro micidiali swing. La situazione sarebbe già sufficientemente grottesca, se un eccesso di buon cuore non li convincesse della necessità di dare alla loro vittima una più dignitosa collocazione. È così che Egon e Ragnar decidono di spostare il cadavere di Sven e di simulare il suo suicidio: nella loro fantasiosa ricostruzione, l'uomo avrà preso a testate il suo acquario di pesci tropicali dopo aver tentato un'overdose di... Voltaren.
Con questi toni briosi e vagamente surreali si avvia e procede la narrazione, che raggiunge picchi assolutamente esilaranti. Perché le trovate dell'allegro quartetto sembrano inesauribili e travolgono, con la forza di un caterpillar, l'esistenza del povero Fredrik, nipote di Egon reduce da un esaurimento nervoso, e l'improbabile squadra investigativa composta da Lisa e dall'ingenuo Mårten, meteorologo mancato e bricoleur pasticcione. Non viene infatti dimenticata, tra una gag e l'altra, l'indagine da portare avanti, che coinvolge tutte le persone vicine alla vittima e sconvolge la vita del piccolo paese.
Chi, tra i molti che avevano ottimi motivi per odiare Sven, può essere il vero responsabile della sua morte? Nell'avanzare delle pagine, quando non si è impegnati a ridere sguaiatamente, si inizia a sospettare che, dietro a quello che poteva sembrare un incidente, si celi una trama ben più complessa, e che ogni elemento dissonante o apparentemente casuale all'interno della narrazione sia in realtà un prezioso indizio da conservare, in vista di una futura risoluzione del caso.
La casa editrice ha fatto una scelta interessante, traducendo il titolo originale ("Badhytten", letteralmente la cabina da spiaggia) con un altro ben più improbabile. Il rischio era quello di tradire l'intenzione originaria del testo, quando in realtà si è fatto il suo gioco: con un accostamento lessicale e fonetico che è tutto un programma, si è reso perfettamente lo spirito leggero del romanzo, accrescendo (o generando, laddove forse neppure ci sarebbe stata) la curiosità del lettore. La dimensione ironica è infatti la cifra costitutiva di questa nuova declinazione del thriller scandinavo, che accompagna con abilità i momenti comici a vicende investigative comunque ben delineate e dalle svolte accuratamente ideate (nonostante l'apparenza). Alla fine infatti tutto torna, ogni dettaglio trova una sua collocazione nell'economia narrativa e il lettore si congeda rasserenato dal testo, non senza un'ultima sorpresa.
Per chi cerchi dunque una storia pulita, un’avventura divertente, un detective novel fuori dagli schemi, uno stile scorrevole e accattivante, o tutti i precedenti, La pallina assassina rappresenta una scelta davvero efficace. Con buona pace del mio amico, che credeva di aver avuto la trovata del secolo e, in effetti, dopotutto, l’aveva avuta davvero.
Carolina Pernigo