L'altra Grace - Storia di una donna figlia del suo tempo

L'altra Grace
di Margaret Atwood (traduzione di M. Giacobino)
Ponte alle Grazie, 2017 (prima edizione 1996)

pp. 563

€ 20 (cartaceo)



Il nome di Margaret Atwood suonerà assai familiare a quanti hanno avuto la ventura di imbattersi prima nel suo bel romanzo distopico Il racconto dell'ancella e poi nella serie rivelazione da questo tratta e uscita a settembre con TIMVision, vincitrice di ben 8 Emmy Awards (ve ne abbiamo parlato qui). 
Quello che tanti non sanno, però, è che l'autrice canadese riesce a passare da un genere all'altro senza che le sue storie perdano nemmeno un briciolo della suspence e della brillantezza alle quali siamo abituati e L'altra Grace (uscito per la prima volta nel 1996 e riproposto da Ponte alle Grazie), romanzo storico che narra una vicenda realmente accaduta, ne è la riprova, così come la miniserie tv omonima che Netflix ha prodotto.

Ambientato nel 1843 in Canada, il libro è tratto da un fatto di cronaca nera: l'omicidio del ricco Thomas Kinnear e della sua amante, la giovane governante Nancy Montgomery. Accusati dei reati sono lo stalliere del facoltoso possidente, James McDermott, e la sua serva sedicenne, Grace Marks. Mentre il primo, però, è punito con l'impiccagione, la condanna della giovane viene commutata in un periodo in manicomio per sospetta insanità mentale e poi nel carcere a vita.
A lungo al centro della mutevole pubblica opinione, che dapprima vede nella sua figura quella di una martire, poi quella di una spietata assassina ed infine di nuovo quella di un'innocente, la vicenda di Grace giungerà a una svolta quando, per corroborare una petizione in suo favore, ella si troverà a raccontare la propria vita a Simon Jordan, giovane psichiatra interessato alla cura delle patologie mentali, il quale si recherà a Kingston, luogo ove la ragazza è detenuta, proprio per ascoltare la sua versione.
Può darsi che molto di quel che siamo abituati a definire il Male, un Male liberamente scelto, sia invece una malattia dovuta a una lesione del sistema nervoso, e che anche il Diavolo sia solo una malformazione cerebrale.
Affascinato dalla personalità articolata e sfuggente di Grace, allo sguardo di Simon si sostituisce presto quello del lettore, che assisterà non solo alla ricostruzione dei fatti narrati dalla giovane e descritti da documenti, immagini e testimonianze reali, ma farà la conoscenza di un personaggio (dopo quello di Difred magistralmente descritto ne Il racconto dell'ancella) vittima ancora una volta degli eventi, della società e della Storia, perché donna e povera, con l'eleganza stilistica e l'incedere narrativo di grande complessità ai quali la Atwood ci ha abituati.

Interesse in primis del dottor Jordan ma anche della scrittrice non è stabilire la colpevolezza o l'innocenza di Grace, ma denunciare la condizione della donna e le contraddizioni di una società colpevole, lei sì, di non saper riconoscere ed accettare "l'altro".
Si vedevano uomini che in terraferma si sarebbero tagliati allegramente la gola a vicenda, tenersi la testa uno con l'altro sopra gli ombrinali, come madri amorevoli; certe volte ho notato la stessa cosa anche in prigione, perché la necessità rende solidali le persone più incompatibili. Magari Dio si serve dei viaggi per mare e delle prigioni per rammentarci che siamo carne, tutti quanti, e che la carne non è altro che polvere, ed è debole.
Un'immagine autentica di Grace Marks e James McDermott
La scrittrice canadese ricostruisce i fatti dagli archivi storici e colma le lacune con la versione che a suo dire sembra la più verosimile, ed il risultato è un romanzo dotato di una prosa che riesce a dare voce ad ogni personaggio ed a raffigurare in maniera credibile ogni protagonista.

Margaret Atwood dà ancora una volta prova di saper trattare temi che sembrano distanti da noi, ma che in realtà ci riguardano da molto vicino e che per questo meritano attenzione: oltre alla considerazione sociale della donna e a quello del divario tra le varie classi sociali, infatti, un plauso merita indubbiamente l'affascinante descrizione di un'epoca nella quale per la prima volta si studiavano la mente e la psiche umana.

Di sicuro, però, L'altra Grace non può essere etichettato soltanto come un thriller o una ricostruzione storica, perché rappresenta soprattutto la fotografia di una giovane donna perfettamente calata nella sua epoca, sebbene vi sia un elemento che la accomuna alla Difred de Il racconto dell'ancella, vissuta in un periodo diametralmente opposto al suo eppure, per certi versi, così affine: la cuffia, un pezzo di stoffa che per Difred è rosso e per Grace è bianco, ma che simboleggia sempre uno schermo, uno strumento che nelle ipocrite intenzioni degli uomini dovrebbe servire a proteggere le donne, ma che in realtà è una gabbia dal mondo esterno, un velo che le tiene nascoste agli occhi del mondo, come se per il solo fatto di esistere dovessero scontare una pena:
«Immagino che lei non abbia mai indossato una cuffia da donna, vero, signore?»          «No, mai», dice il Dottor Jordan, con uno dei suoi sorrisi sbilenchi. «Dev'essere una specie di gabbia».                                                                                                                  «Proprio così, signore», dico.
Quanti si aspettano di sapere se realmente Grace Marks è colpevole del delitto imputatole rimarranno delusi, perché fin dal principio Margaret Atwood si propone non di far luce sulla verità (un concetto quanto mai soggettivo, come emerge chiaramente dalla lettura del libro), ma di indagare la psiche umana e l'influenza che la stampa e le masse possono avere sulla vita di una persona e, nel caso specifico, di una donna, come la scrittrice canadese ha avuto modo di spiegare durante la presentazione della serie tv:
Quella di Alias Grace è una crime story, il racconto di un delitto efferato che coinvolge un uomo e una donna. Il fattore interessante, però, è la maniera in cui gli altri, il pubblico dell'epoca, hanno accolto la narrazione di questo delitto proiettando, di fatto, le loro idee politiche sulla figura di Grace. Grace, allora, diventa allo stesso tempo giovane donna dalla bellezza straordinaria plagiata da quel McDermott assassino, oppure demoniaca tentatrice di uomini che finge l'amnesia o nasconde l'infermità mentale.
Un'immagine tratta dalla miniserie Netflix L'altra Grace
Menzione d'onore, infine, va alla bella miniserie tv targata Netflix e diretta da Mary Harron (già regista, tra gli altri, di American Psycho), che rappresenta in maniera abbastanza fedele le pagine del romanzo e ove, in mezzo ad un cast di  tutto rispetto e con la presenza anche di un cameo della stessa Atwood, spiccano la brava Sarah Gadon che dà volto e corpo a Grace ed il britannico Edward Holcroft che interpreta davvero magnificamente un Dottor Jordan combattuto tra l'attrazione per la giovane e conturbante detenuta e l'amore, altrettanto intenso, per la psichiatria.

L'altra Grace piacerà a tutti i fan di Margaret Atwood, ma conquisterà anche coloro che amano i romanzi storici e i thriller che fanno riflettere, perché in fondo è proprio questo il fine ultimo della buona letteratura.
Non ha ancora capito che la colpevolezza non deriva da quello che hai fatto, ma da quello che gli altri hanno fatto a te.

Ilaria Pocaforza