Come diventare vivi. Un vademecum per lettori selvaggi
di Giuseppe Montesano
Bompiani, 2017
pp. 192
€10 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Per chi ha già letto Lettori selvaggi e se ne è lasciato affascinare, è da poco in libreria Come diventare vivi di Giuseppe Montesano. Vademecum, leggiamo sulla copertina; pamphlet, compare sul risvolto: e in effetti, del vademecum il librino contiene i consigli per non arrendersi al tempo vorace del quotidiano, che sbrana la libertà; e del pamphlet c'è l'ardore dell'argomentazione, la ribellione intellettuale di chi desidera scostarsi dalla massa pigra che fatica a pensare con la propria testa.
Il risultato è interessante, soprattutto per chi già legge ma può e vuole migliorarsi: il "lettore selvaggio", modello a cui tendere secondo Montesano, riesce a sfruttare ogni momento per leggere, ma non per questo è isolato dalla società, dal momento che «per decifrare le parole che lo portano in altri luoghi e in altri corpi deve continuamente aprirsi all'altro» (p. 27), per poi «accogliere dentro di sé» il protagonista dell'opera, chiunque esso sia. Infatti il lettore selvaggio non erige barriere né respinge la sfida di immedesimarsi; solo così, mettendo sé stessi al secondo posto e aprendosi all'ascolto, si attua una metamorfosi non fine a sé stessa, ma che è in grado di farci vivere diversamente.
Per fare questo, è necessario (ri)scoprire una lettura profonda, che permetta di immergersi a fondo nel testo, senza essere multitasking o perennemente connessi ai social. Una lettura, insomma, volta all'approfondimento, con spazio per la giusta introspezione. Essere ostinatamente moderni non è sempre un bene: come infatti attestano tanti studi neurocognitivi, tra cui alcuni importanti contributi citati da Montesano, sono in tanti a essere regrediti a un analfabetismo di ritorno, perché non concentrati durante la lettura. Vi è mai capitato di leggere tre o quattro pagine e poi non ricordare nulla? Ecco. Bisogna evitare di «far diventare i mezzi dei fini, e trasformare la tecnica in religio» (p. 63): tornare ad affidarsi alla memoria, ad esempio, e non «vivere ipnotizzati nella nube social-narcisa» (p. 69). Si fugge così dalla tentazione di dire la propria opinione (che non conta nulla) su qualsiasi cosa, illudendosi che un "like" possa ripagare; si riprenderà, anzi, a guardarsi intorno, riscoprendo gradualmente il senso critico che la modernità tende a voler addormentare. E si tornerà così padroni della propria libertà, data non solo dalla situazione sociale, economica, dalla salute ecc., ma anche dalla
"cultura": quel modo di entrare in relazione con gli altri che non può farsi legge, ma senza il quale ogni legge è carta straccia. (p. 78)
Nella seconda metà del volumetto, parte dunque l'esperimento per i lettori selvaggi: provare a tuffarsi nei testi proposti da Montesano, soprattutto poesie, gustando ogni verso e soffermandosi sul rintocco che le parole - al di là del loro significato oggettivo - trovano dentro di noi, misurandosi con le nostre esperienze, con la nostra cultura, con le idee e le speranze.
In questa proposta di Montesano non c'è indugio intellettualistico, ma solo il piacere delle parole, rinfrancato da una citazione o due che argomentano il pensiero dell'autore, certamente condiviso da tutti i lettori forti. È proprio nell'atto interpretativo, richiesto a ogni lettore (come a ogni ascoltatore), che ci ricordiamo che «i mondi letterari e musicali sono attivati dalla nostra partecipazione, e ognuno di quei mondi ci è necessario: l'oscuro, il lucente, l'ambiguo, il semplice, l'allegro, l'inquietante» (p. 129).
Appassionato, convincente, vivace nella trattazione e con quel giusto pizzico di aggressività dato dallo sdegno del presente, Come diventare vivi ha forse un unico difetto: quello di attirare immediatamente l'attenzione di noi lettori assidui, che vogliamo perfezionarci e trovare una via per leggere ancora meglio. Come potrebbe, questo agile ma anche raffinato pamphlet, raggiungere un non-lettore e bloccarlo alla pagina, senza che corra a controllare le notifiche sullo smartphone o si distragga irrimediabilmente? Questo - d'altra parte - è uno dei quesiti che si stanno ponendo gli editori negli ultimi anni e, ancora, non si sono viste campagne o programmi efficaci. Sicuramente questo resta un contributo prezioso, con brani che ben si potrebbero rivolgere a una platea, tra frasi sentenziose ben calibrate e mai eccessive, e adeguati riferimenti bibliografici per approfondire le tante fonti citate.
GMGhioni
In questa proposta di Montesano non c'è indugio intellettualistico, ma solo il piacere delle parole, rinfrancato da una citazione o due che argomentano il pensiero dell'autore, certamente condiviso da tutti i lettori forti. È proprio nell'atto interpretativo, richiesto a ogni lettore (come a ogni ascoltatore), che ci ricordiamo che «i mondi letterari e musicali sono attivati dalla nostra partecipazione, e ognuno di quei mondi ci è necessario: l'oscuro, il lucente, l'ambiguo, il semplice, l'allegro, l'inquietante» (p. 129).
Appassionato, convincente, vivace nella trattazione e con quel giusto pizzico di aggressività dato dallo sdegno del presente, Come diventare vivi ha forse un unico difetto: quello di attirare immediatamente l'attenzione di noi lettori assidui, che vogliamo perfezionarci e trovare una via per leggere ancora meglio. Come potrebbe, questo agile ma anche raffinato pamphlet, raggiungere un non-lettore e bloccarlo alla pagina, senza che corra a controllare le notifiche sullo smartphone o si distragga irrimediabilmente? Questo - d'altra parte - è uno dei quesiti che si stanno ponendo gli editori negli ultimi anni e, ancora, non si sono viste campagne o programmi efficaci. Sicuramente questo resta un contributo prezioso, con brani che ben si potrebbero rivolgere a una platea, tra frasi sentenziose ben calibrate e mai eccessive, e adeguati riferimenti bibliografici per approfondire le tante fonti citate.
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