Gli eroi invisibili e i loro mostri (buoni)
Ranocchio salva Tōkyō
di Murakami Haruki
Einaudi, 2017
Traduzione di Giorgio Amitrano
Illustrazioni di Lorenzo Ceccotti (LRNZ)
pp. 61
€ 15,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Quando Katagiri rientrò nel suo appartamento, ad attenderlo c’era un
ranocchio gigante. Eretto sulle zampe posteriori, superava i due metri. E aveva
anche un fisico massiccio. Katagiri, alto appena uno e sessanta e mingherlino,
si sentì sopraffatto dal suo aspetto imponente.
- Mi chiami Ranocchio, - disse il ranocchio con voce stentorea.
Inizia con questa immagine
inquietante e surreale il racconto di Murakami dal titolo “Ranocchio salva Tōkyō”, già pubblicato nella raccolta “Tutti i figli di dio
danzano” e riproposto oggi in una nuova edizione arricchita e, a mio parere,
illuminata dalle illustrazioni di Lorenzo Ceccotti, in arte LRZN. L’atmosfera
surreale che afferra il lettore all’inizio del libro in realtà lo accompagna
per tutto il corso della lettura, sciogliendosi via via in tante, ricorrenti
domande: chi è Ranocchio? Perché si è presentato a casa di Katagiri? Chi è quest’ultimo
e, soprattutto, cosa ha fatto per trovarsi improvvisamente in casa una creatura
così spaventosa? Di questi semplici quesiti sono fatte le stanze che compongono
l’edificio narrativo di Murakami, un edificio apparentemente estraneo e inesplorato,
in cui il lettore avanza illuminato da una scrittura limpida, essenziale eppure lucente, che
lascia la scia.
E seguendo questa scia si scopre che Katagiri è un uomo di
mezza età, incastrato in un quotidiano anonimo, minuto, avaro, fatto di gesti dignitosissimi,
solidi eppure privi della considerazione e del rispetto che meritano. È proprio il peso del mancato
riconoscimento e la riservata gentilezza con cui lo sostiene a fare di Katagiri
un uomo coraggioso, degno della considerazione e del rispetto di Ranocchio che
lo sceglie come fedele compagno per portare a compimento la sua epica impresa: sconfiggere
il Gran Lombrico e salvare Tōkyō da un terremoto devastante.
Ed è qui che il lettore fa un’altra scoperta, esplora un’altra “stanza” della costruzione
narrativa di Murakami: la nobile missione di Ranocchio, il suo modo gentile e
pacato di parlare, la sua capacità di guardare nel cuore degli uomini per coglierne
la dignità muta, lo elevano da creatura inquietante, animata da sinistri
propositi a un essere avvicinabile, accessibile, sorprendentemente familiare, capace
di sane alleanze e di sincero impegno.
Che forse non è solo quello di salvare
un’intera città dalla catastrofe, ma anche quello più intimo e privato di destare
lo sguardo di un uomo dimenticato per congiugerlo con parti sconosciute e
inesplorate di sé e compiere il prodigio dell’autosalvazione.
Riuscirà Katagiri a sostenere
Ranocchio? E ancora: insieme saranno in grado di sconfiggere il Gran Lombrico e
salvare Tōkyō dal suo tragico destino? La risposta a questo quesito saranno i
lettori a trovarla, seguendo la scia luminosa della scrittura di Murakami e tenendo
sempre a mente che ognuno di noi potrebbe un giorno incontrare Ranocchio, il
suo Ranocchio. E che quest’ultimo più che parlare dei mostri che sono fuori di
noi, ci insegna a riconoscere le creature apparentemente inquietanti e
sconosciute che sono dentro di noi, che popolano la nostra casa, non per combatterle ma per incontrarle, interrogarle, ascoltarle fino a diventare loro
alleati. Perché solo alleandoci con ciò che di nuovo e apparentemente surreale
è dentro di noi riusciremo a sostenere le battaglie più impensabili.
Barbara D'Amen
Barbara D'Amen
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