Il giardino segreto
di Banana Yoshimoto
Feltrinelli, aprile 2016
Traduzione di Gala Maria
Follaco
pp. 138
€
13,00
Mi piaceva stare con lui a guardare le stelle. La sua andatura era perfetta per me.
Mi piaceva la curva della sua schiena quando si accovacciava a prendersi cura delle piante, così come il tono pacato con cui parlava, la voce un po' roca e persino il suo modo di guidare quando veniva a prendermi.
In quel periodo lo avrei potuto osservare per ore senza stancarmi, mi ritrovavo sempre accanto a lui. In fondo è così quando si è innamorati, no?
Shizukuishi è una
ragazza che lavora come assistente di Kaede, un sensitivo.
Shizukuishi è senza genitori e sta insieme a Shin Chiro, un ragazzo
appassionato di piante e di giardini. La coppia sta cercando casa per
andare a convivere. Una settimana prima del trasloco, vengono
invitati a visitare un giardino spettacolare realizzato da un ragazzo
che non c'è più perché morto, Takahashi. Ad invitarli è la madre
del giovane, una donna affascinante e molto elegante che suscita
grande gelosia in Shizukuishi. La donna infatti esercita una forte
attrazione in Shin Chiro, ragazzo di Shizukuishi. Ben presto la madre
di Takahashi, il giovane morto che ha creato il giardino maestoso e
magnifico, oltre ad affascinare il giovane Shin Chiro, lascia in
sospeso la proposta di occuparsi del giardino insieme a lei.
Shizukuishi si rende conto che sta perdendo il ragazzo, tra il
fascino della donna e la proposta allettante per lui. Non
traslocheranno mai assieme nella casa scelta e trovata, pronta per
accoglierli, si lasceranno prima.
Le stelle, l'aria, l'erba, gli alberi, gli spiriti erano tutti lì, ammassati, spingevano forte gli uni contro gli altri... Era sufficiente respirare per incamerare energia, aprire gli occhi per essere colpiti dallo sfavillio della vita: si trattava di sensazioni incontenibili, che solo la montagna poteva dare.
Le rare occasioni in cui si percepisce qualcosa di simile sono momenti preziosi, come quando si assapora il dolce succo di un frutto appena spremuto.
Nel mentre Shizukuishi ha
una vita da portare avanti, nonostante l'enorme dispiacere per la
storia d'amore chiusa. Si sente persa, lei al mondo ha solo una nonna
che vive in montagna. Lei, senza genitori, si è trasferita dalla
montagna alla città e ha trovato lavoro come assistente di Kaede, un
sensitivo che l'ha accolta come una persona di famiglia. Ma lei è
distrutta, è distratta e non ha più gusto nel far nulla, neppure
nel lavorare. Shin Chiro per lei era la famiglia, la sua nuova
famiglia, non era soltanto un compagno di vita. Il giardino di
Takahashi le ha portato via il ragazzo. Shin Chiro andrà a lavorare
dalla madre del giovane per occuparsi del giardino insieme a lei. Lui
ha accettato la proposta. La separazione ha buttato giù Shizukuishi
e neppure Kaede riesce ad aiutarla nel stare meglio. A lavoro, a casa
di Kaede, passa una giovane donna molto sensibile, Atzuko, la quale
si ferma nel pomeriggio in un bar a fare quattro chiacchiere con
Shizukuishi. La chiacchierata solleva un po' la giovane. Le
conversazioni vertono su più fronti: su come Atzuko conosca Kaede,
sul suo matrimonio, sulla sua separazione e sulla sua nuova
relazione. Ma più di tutto a confortare Shizukuishi è il parlare
dei loro nonni, della montagna e della loro infanzia. Ad unirle è
anche una collana a forma di serpente, dono della nonna di
Shizukuishi alla nipote e che presenta una spaccatura. Atzuko
consiglia alla giovane di fare un viaggio e di recarsi da un suo
amico che potrebbe ripararle la collana ad un buon prezzo, facendo un
ottimo lavoro. Shizukuishi non vuole partire, sebbene sogni da
diverso tempo la meta. Ma a lavoro Kaede chiede a lei e al suo
manager Kataoka, nonché suo fidanzato, di andare a Taiwan per delle
pratiche necessarie. Così Shizukuishi parte insieme a Kataoka e si
riprende del tutto dalla separazione subita.
Così, attraverso Takahashi, ero arrivata a sfiorare la parte più intima dell'animo di Shin Chiro, e proprio quando eravamo ormai sul punto di lasciarci.
Il mondo di Takahashi era il paradiso racchiuso nel cuore di un essere umano... L'espressione visibile dei suoi sogni, desideri, della sua stessa esistenza.
“Voglio vivere”.
Era questo il messaggio che, ostinatamente, trapelava da quel giardino.
“Fosse anche soltanto per un giorno ancora, voglio avere la possibilità di guardare questo mondo meraviglioso”.
Questo era ciò che Takahashi cercava di dire.
Lo stile unico di Banana
Yoshimoto è espresso appieno anche in questo ultimo romanzo Il
giardino segreto. Costanti i punti chiave della lettura, elementi in
comune in tutti i suoi scritti, sono: la mancanza dei genitori della
protagonista, l'amore spirituale prima che fisico per il cibo, la
morte, un omosessuale nella storia e la separazione in una delle sue
varianti. Un canovaccio che bene o male, segna sempre il successo
delle storie della scrittrice giapponese. Elemento nuovo in questa
storia è il giardino, vissuto come un luogo protagonista che
modificherà il corso della vita dei protagonisti Shizukuishi e Shin
Chiro, causando dunque la separazione della coppia.
Quando si lascia andare qualcosa, ci si assicura una porzione di spazio in più. Basta rivolgere lo sguardo in quella direzione per sentire arrivare nuovi profumi.
Lo stile narrativo è
sempre lo stesso, leggero, sembra di stare su una nuvola mentre i
dialoghi si avvolgono nell'aria. Uno stile elegante, mai volgare,
assai nebuloso e leggero, mai insistente o prepotente, tutto
abbastanza onirico come vuole la tradizione narrativa di Yoshimoto.
Ogni scena viene descritta con ordine, rafforzata dalle sensazioni
emotive e dai pensieri profondi della protagonista.
Una lettura che si fa
piacevole e che in una giornata può essere gentilmente divorata e
digerita, consigliata come tutti i romanzi di Banana Yoshimoto.
Una delle cose che si dimenticano più facilmente, per quanto ci si sforzi di pensarci, è l'odore.
Riscoprii quanta forza avesse infuso in me quell'odore. Era come se fosse penetrato tra le mie cellule. E capii quanto cara mi fosse la vita in montagna. Non doveva succedere nulla, bastava che il sole sorgesse al mattino e calasse di sera, e non c'era bisogno di altro. Bastava vivere perché il vortice che mi portavo dentro continuasse a girare, a rilasciare tempore ed energia.
Social Network