Madonna
illustrazioni di Sylvia K
testi di Lorenza Tonani
Hop Edizioni, 2017
euro 18,00
La copertina di Madonna, la biografia di Madonna Louise Veronica Ciccone illustrata da Sylvia K, non potrebbe essere più esplicita e programmatica. Non solo perché, in quanto volume d’esordio della collana “Per aspera ad astra” della Hop Edizioni, dichiara in prima battuta l’intenzione di raccontare la vita e le opere di donne dotate di personalità “estreme”; ma anche perché, con immediatezza grafica, riesce a esprimere l’essenza più caratteristica della Madge internazionale: un primo piano sfacciato, con gli occhi grandi della star sbarrati a sfidare quelli di chi la osserva, in una posa muta ma più che mai eloquente, come di chi possa ormai permettersi di fare a meno delle parole (cantate, recitate o scritte che siano). Il taglio – indovinatissimo – del libro è già tutto in questa immagine, come succede con certe elegie di inizio silloge in cui il poeta si prende la briga di disseminare indizi su ciò che il lettore troverà all’interno della raccolta; con la differenza che in queste pagine c’è ben poco di “lirico” (hit da primo posto in classifica a parte), e che anzi, volendole ricondurre a tutti i costi a un genere letterario, i toni dell’epica – di un’epica tutta statunitense da self made woman – sarebbero forse i più appropriati. Madonna è già tutta qui, “cubitale” e sfaccettata come i caratteri che ne compongono il nome, immortalata nello stadio di icona: piatta nelle campiture di colore che riempiono i contorni neri e sicuri di Sylvia K, tridimensionale nell’ombra composita che emana dal suo profilo come una spessa scia di riflessi arcobaleno, con la cangiante criniera bionda (dopotutto è del segno del Leone) a rimpiazzare il più ieratico dei fondi oro.
«A Madonna, femminista, madre, paladina dei diritti lgbtq, che mi ha insegnato a tenere la testa alta, sempre»: Sylvia K apre il suo lavoro con questa dedica personale, posta nel margine in alto a destra dell’unico disegno in bianco e nero di tutto il volume; più sotto, difatti, c’è il sintetico ritratto della poliedrica artista circondata dai sei figli: Lourdes (avuta dal coreografo e ballerino cubano Carlos Leon), Rocco (nato dal matrimonio con il regista inglese Guy Ritchie), gli adottivi (e tutti nativi del Malawi) David Banda, Mercy James, e la coppia di gemelle Stella e Esther Mwale. Nessun partner maschile al suo fianco, nessun marito, nessun compagno, nessun uomo che sia “per sempre”: un’assenza grafica (e fisica) che si configura già come una dichiarazione di indipendenza, e che mette fin da subito in luce anche una delle polarità fondamentali dell’universo espressivo di Madonna inteso nel suo complesso, ovvero il suo rapporto con la femminilità e, non secondariamente, con la maternità e con la propria madre. Sylvia K ne fa il perno di tutta la narrazione, e lo evidenzia bene già in una delle prime tavole, quando la piccola Louise e la mamma (con la quale condivide il nome di battesimo) si fronteggiano a occhi bassi, costrette a un precocissimo addio da un tumore al seno che, a soli trent’anni, stronca la vita della donna. Il violento trauma infantile, che nel contempo è la vera e propria scaturigine della “Madonna che verrà”, è reso in modo fiabesco: dai piedi della giovane mamma si allunga l’ombra cupa di una creatura malvagia dagli occhi rossi (la malattia certa, il lutto), ma dietro la Louise bambina si staglia la sagoma di un unicorno fantastico domato da una figura femminile che cavalca con i capelli al vento: è lei nel suo incredibile futuro, un’amazzone dalle infinite sfumature.
Mamma_Illustrazione di Sylvia K |
Il racconto di Sylvia K si sofferma sulle molte tappe della lunga carriera di Madonna, dagli anni della scuola alla gavetta, dagli esordi al successo su scala planetaria: la ragazza piena di talento e ambizione è destinata a imporsi come una delle artiste più trasformiste di tutti i tempi, e l’illustratrice è brava a selezionare le pose più caratteristiche (i fan le riconosceranno tutte) e a riproporle con uno stile personale, energico, in cui il tratto espressivo e netto dei contorni fa il paio con sagome colorate, di matrice astratta o figurativa, giustapposte con una tecnica che ricorda il collage; un mix più che riuscito, in cui convivono accenni alla grafica 3D, sfondi geometrici, ambientazioni sospese come in certi videoclip delle origini e ammiccanti colpi di genio. Così, per esempio, la peluria sotto le ascelle e sulle gambe che la Madonna adolescente rifiuta di punto in bianco di depilare diventano ciuffetti e trattini arcobaleno degni della più onirica delle creature; il famoso skyline della città di New York, dove si trasferisce nel 1978 contro il volere di un padre che le esprime il proprio disappunto scagliando un piatto di spaghetti al sugo contro il muro della cucina, si riempie di un groviglio di linee gialle su fondo rosso che ricorda in tutto e per tutto questa pastasciutta della discordia; e ancora, per restare in tema alimentare, succede che i seni e il pube di una Madonna ancora squattrinata, cameriera da Burger King e modella per servizi fotografici di nudo, vengano coperti rispettivamente da due panini e da un cartoccio di patatine fritte; una trovata che ritorna più avanti, quando, nel ricordare la cover del pezzo folk American Pie incisa per la colonna sonora del film Sai che c’è di nuovo? (2000), Sylvia K trasforma i capezzoli della diva ormai matura in fragoline di bosco, mentre le stelle della bandiera statunitense che fa da fondale alla scena sono coerentemente sostituite da cosce di pollo e revolver, hamburger e cappelli da cowboy.
Convincere le femministe: Susan_Illustrazione di Sylvia K |
Sylvia K gioca con intelligenza con l’immaginario più pop e la cultura “alta”, facendo convivere donoughts, dollars e bubble gum rosa shocking con citazioni grafiche che vanno dai Sex Pistols a Keith Haring a Jean Michel Basquiat, e mentre qua e là fanno capolino i ritratti di Virginia Woolf, Anne Sexton, Sylvia Plath – autrici amate e lette con voracità durante l’adolescenza – può capitare che l’immagine di una (vera) Madonna del Sacro Cuore conviva nella stessa pagina sulla quale una visione caleidoscopica riproduce una suora semisvestita. Tra le illustrazioni, sempre accompagnate dalle efficaci didascalie di Lorenza Tonani, non mancano nemmeno quelle dedicate alle incomprensioni e agli insuccessi della star, nell’arte come nella vita privata: le critiche all’album Erotica e al libro Sex realizzato con il fotografo Steven Meisel, la triviale apparizione al David Letterman Show, le polemiche e le accuse di opportunismo legate all’impegno politico antimilitarista e all’azione umanitaria in Africa, la diffidenza sulle sue doti di attrice e di autrice di libri per l’infanzia. Eppure, poco importa. Anzi: tutto questo, per un personaggio adorato e detestato in pari misura, appare quasi come un contrappasso necessario. Tanto più che basta soffermarsi su alcune altre tavole per ricordarsi di come, piaccia o no, si sia al cospetto di un’artista a tutto tondo, visionaria e rivoluzionaria, fautrice, come nessuna prima, di un cambiamento radicale nella percezione del ruolo delle donne nello star system: chi non ricorda la pionieristica esibizione agli MTV Awards, quando si presentò «vestita e truccata come Maria Antonietta, circondata da ballerine in abiti Ancien Règime e ballerini in lingerie»? Oppure quella molto discussa del 2003, segnata dal bacio saffico dato a Britney Spears e Christina Aguilera sulle note della celeberrima Like a virgin? E poi ci sono la t-shirt con la scritta ITALIANS DO IT BETTER, il rosso costume spagnoleggiante di La isla bonita, il corsetto con le coppe a cono disegnato da Jean Paul Gaultier per il Blonde ambition tour del 1990… Tutti momenti e feticci entrati di diritto nella storia dello spettacolo, sui quali Sylvia K si sofferma con intenzione. E mentre gli amori e gli amanti di una vita possono fare la loro comparsa “solo” in formato poster o polaroid – con un espediente grafico che in più occasioni li appiattisce letteralmente sullo sfondo – la scelta dell’epilogo non può che far sorridere i fan con ancora maggiore complicità: l’illustratrice ci mostra Madge durante la cerimonia finale dei Billboard Music Awards del 2016, premiata come donna dell’anno per la categoria Music, mentre inizia il suo discorso di ringraziamento con un’ennesima prova di anticonformismo, ammettendo di essersi sempre sentita a proprio agio “con qualcosa di duro tra le gambe” e avvicinando al pube l'asta del microfono. Ancora una volta autoironia, coraggio, personalità: l’eredità vera di una «cattiva femminista».
Madonna: Io sono l'arte_Illustrazione di Sylvia K |
Se messa in relazione agli altri volumi finora pubblicati all’interno della collana “Per aspera ad astra” – dedicati a Maria Callas, Audrey Hepburn, Virginia Woolf e Frida Khalo (quello su Coco Chanel è previsto per l’inizio del prossimo anno) – non si può non notare come la biografia illustrata di Madonna abbia una peculiarità distintiva non di poco conto: è l’unica, difatti, a essere dedicata a un’artista vivente, ancora attiva e per nulla intenzionata a ritirarsi dalle scene. L’augurio al progetto editoriale della Hop Edizioni, a questo punto, non può che essere doppiamente di lunga vita, anche perché non è affatto escluso che l’inesauribile Madge faccia in tempo a ispirare un secondo (e sempre riuscitissimo) volume.
Cecilia Mariani
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