di Elena Bibolotti
Castelvecchi, 2017
pp. 155
€ 16,50
Elena
Bibolotti ha scelto la strada dell’indagine sull’universo femminile. O
universi. Perché fra una 20enne abituata
a fare solo selfie con il cellulare e una 50enne che si ostina a scattare con
una reflex passa la differenza come dal giorno alla notte. Verrebbe da dire
che Elena parte avvantaggiata visto che è donna e ha avuto/ha frequentazioni
non banali. Con lei abbiamo cominciato con i giochi sessuali dietro ai quali la Justine dell’esordio, una submissive che soggiaceva alle offese e
umiliazioni del suo master, celava
una spiccata consapevolezza. Justine era una che la sapeva lunga su come
funzionava il mondo, dal social al letto, tanto per intendersi.
Poi
è venuta “Pioggia dorata” ed Elena Bibolotti ha allargato lo sguardo. La
pioggia dorata del titolo nulla aveva a che fare con la magia sciamanica ma era
riferita al pissing, la pratica sessuale che consiste
nell’urinare nella bocca o sul corpo del partner
allo scopo di provocare eccitazione. Di norma, chi subisce deve pure berne
almeno un goccio. “Pioggia dorata” si dimenava tra opportunismi, insicurezze e legami sbiaditi. Dal confronto ne
uscivano meglio le donne ma qua e là, un maschietto buono per intessere un
rapporto positivo si trovava.
Qui
la storia gioca su alcune triangolazioni
(Carola-Lara-fratello di Lara, Carola-amante “ufficiale”-amante segreto, amante
“ufficiale”-moglie-Carola) finché una scopata e una notte di amore lesbico non
si negano a nessuno. Carola è una donna matura che scrive letteratura erotica e
se ne sta in una casetta tutta sole e veranda sul lago di Bracciano. L’ex psicanalista,
ricchissimo, è diventato il suo amante e a un certo punto le propone di
sposarla. A una condizione: che non scriva più le sue storielle. Sai com’è: il
contegno borghese e le frequentazioni salottiere esigono poche chiacchiere
dietro le spalle. Non sia mai che gli illustri colleghi e professionisti non si
domandino: ma tutti questi pensieri, la Carola ce li ha perché suo marito non la soddisfa
ben bene?
Un
giorno, in metropolitana, Carola incontra Lara, una giovane di
Centocelle che si prostituisce in cambio di ricariche telefoniche. Con la scusa
di conoscere i particolari della sua storia per scriverla, entra in intimità
con lei scoprendo che il fratello la vende ad amici e conoscenti da quando era
adolescente. E si decida a salvarla avvalendosi di un amico, o sarebbe meglio
dire trombamico, poliziotto. Le sorprese non sono finite perché a forza di
indagare sulla vita e sull’animo di Lara, Carola si accorge che conviene anche indagare
se stessa per capire se il suo sia un caso o meno di manipolazione relazionale. Mentre porta avanti questa auto-analisi,
Lara pianifica di ricattarla.
Lo sforzo di Elena Bibolotti in
questo libro è quello di sfumare il suo interesse per il sesso inteso come
argomento letterario portante per assegnare a esso un ruolo comprimario. È una
crescita dal mio punto di vista ma non perché stia a etichettare la letteratura
erotica come di serie B, d’altronde la stessa cosa si diceva del fumetto o del
romanzo storico tanto per citare due generi che oggi sono invece considerati
d’elite, quanto perché un romanzo per
eccitare i sensi e permetterci di esplorare le nostre fantasie non ha l’obbligo
di essere esplicito. Carola ha in testa il sesso sia per motivi ormonali che lavorativi,
lo si coglie a ogni pagina, ma Elena Bibolotti stavolta gioca più sull’ammicco
che sul manifesto. E fa bene perché in questo modo tira fuori un libro più sexy dei precedenti. Quelli
erano tipo un nudo integrale, questo una donna che si lascia intravedere.
E
a proposito di donne, in particolare sull’orlo dei cinquanta con matrimoni
falliti in cerca disperatamente di ripartire, in genere incerte se farlo
stendendosi su un letto (di uno che ti mantiene) o in un lettino (di uno che ti
destabilizza il cervello) - pensa la differenza che fa un semplice diminutivo.
L’indagine di Elena Bibolotti non fa sconti: debolezze, frustrazioni, voglie represse, velleitari slanci da crocerossine,
amicizie che sostengono appena un pomeriggio. Tuttavia, i 50 se un
vantaggio lo offrono è quello di essere un bagaglio di vita pregressa. Se una
donna riesce a tradurre questa stratificazione da peso apparente ad alimento e
stimolo, allora è possibile scoprirla nell’atto di compiere cinici - perché a
50 un po’ inevitabilmente lo si è e non c’è nulla di male - atti di coraggio.
Magari in solitudine, ma non è detto che in qualche parte di mondo non si possa
perfino ripartire.
Marco Caneschi
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