Mussolini contro Lenin
di Emilio Gentile
Editori Laterza, 2017
pp. 241
€ 16,00
In questi ultimi anni si stanno, letteralmente, sprecando i film che hanno come protagonisti i supereroi, spesso e volentieri colti in, più o meno, epici scontri e duelli. Ecco, questo Mussolini contro Lenin di Emilio Gentile, uscito per i tipi di Editori Laterza, pare quasi avere una vena fumettistica nel presentare le personali parabole biografiche e politiche di due titaniche e centrali figure del secolo scorso. Già perché sia Lenin come Mussolini, volenti o nolenti, e anche ciò che incarnano a livello filosofico-politico, continuano ancora oggi, nonostante i cambiamenti e le rivoluzioni, a influenzare decisioni, indirizzi e modi di pensare di numerose persone e forze politiche. Quindi questo volume di Laterza, grazie al fine lavoro di uno storico del calibro di Emilio Gentile è un passo obbligato per comprendere ed essere più consapevoli del presente, non solo del (recente) passato.
Il libro di Gentile si segnala fin dall'inizio per il modo sui generis in cui approccia la materia di analisi; infatti non esordisce con una trattazione dei fatti eminentemente storica e storiografica, ma Gentile squaderna le carte e, in modo del tutto inedito, inserisce una sorta di sapore à la fiction, ipotizzando un incontro tra Mussolini e Lenin intorno al 1904 in un una birreria di Ginevra, dove entrambi i futuri leader di Italia e Russia erano emigrati più o meno negli stessi anni.
Che vi sia stato un incontro fra Lenin e Mussolini non è la fantasiosa ipotesi di una storia immaginaria. La circostanza dell'incontro si presentò realmente quando l'uno e l'altro vivevano in Svizzera. All'inizio del 1904, Lenin e Mussolini abitavano entrambi a Ginevra. Il russo vi si era trasferito da Londra l'anno precedente, ma a Londra era tornato per il secondo congresso del partito socialdemocratico russo. Era rientrato a Ginevra nel gennaio del 1904. Anche il giovane migrante italiano vi giunse il 30 gennaio, dopo aver girovagato nei due anni precedenti per i vari cantoni svizzeri.
Ed ecco allora che partendo da questa base realistica, Gentile inizia a elencare tutti i punti di contatto e le intime consonanze, non solo politiche ma anche caratteriali, tra Lenin e Mussolini i quali, durante questo ipotetico incontro, si sarebbero, quasi immediatamente, capiti, compresi e, in un certo qual modo, spalleggiati a vicenda. Entrambi infatti "provenivano" dal socialismo rivoluzionario, ovvero quella particolare porzione delle forze e delle correnti di Sinistra che, più forte e decisamente di tutti, propugnavano una Rivoluzione, ora mondiale ora nazionale, da attuarsi in tempi brevi.
Detto questo va affermato però che, già in questi anni così lontani dall'Ottobre del '17 e dall'Ottobre del '22, i due leader mostrano anche profonde, e quasi insanabili, differenze. Lenin è, fondamentalmente, un pensatore ancorato agli studi ottocenteschi, quindi con una rigida e totalizzante preparazione teorica. Sono gli schemi a governare Lenin, da applicarsi poi alla realtà. Discorso tutto diverso per l'inquieto Mussolini, intimamente novecentesco, e quindi uomo d'azione, uomo del fare e dello scendere subito in piazza in mezzo alla gente. Nonostante queste distanze tuttavia, almeno fino al 1915, le strade dei due viaggeranno in modo eccezionalmente parallelo.
Ma è con la Grande Guerra, con il consumarsi della Rivoluzione d'Ottobre e la consacrazione del "Socialismo in Terra" da un lato e l'intervento bellico dell'Italia a fianco di Francia e Gran Bretagna dall'altro, che si consuma il "divorzio" tra i due. Lenin diventa il rivoluzionario del reale e Mussolini, piano piano, diventa sempre più "il reazionario socialista" per eccellenza.
Dal margine della vita politica, e senza alcuna prospettiva di emergere, nel corso del 1920 il libertario direttore de "Il Popolo d'Italia" cominciò a ostentare la qualifica di reazionario che gli era stata affibbiata dagli ex compagni socialisti. La esibiva come prova del suo coraggio e del suo realismo contro il possente partito delle masse abbacinate dal mito della Russia sovietica.
Da pacifista socialista a interventista reazionario: la rivoluzione sovietica di Lenin e dei bolscevichi ebbe anche questa conseguenza in Mussolini. Ed ecco allora che, in un perfetto movimento per antitesi, mirabilmente descritto da Gentile, nel momento di massima luminosità della stella dell'uno, fa da contraltare l'inabissarsi del secondo e viceversa. Perciò è con l'inizio degli anni '20, con l'aggravarsi delle condizioni di salute di Lenin, e l'inasprimento delle violenze delle "squadracce" fasciste (molto più autonome dalla volontà del futuro Duce di quanto si creda) che le carte in tavola iniziano a cambiare.
Al compimento del ciclo di rinnegamento, Mussolini era giunto non per suggestione o per imitazione di Lenin e del suo regime, ma per l'autonoma conversione alla mentalità e alla prassi del partito milizia, adottandone la concezione autoritaria dello Stato e l'identificazione con la nazione. Il duce del fascismo, rinnegando l'atteggiamento iconoclasta contro miti e idoli del periodo del fascismo libertario, esaltava ora la nazione come mito e offriva se stesso alla incipiente esaltazione idolatrica da parte delle masse fasciste. Mussolini assunse la nuova concezione statalista antidemocratica non dall'esempio di Lenin ma dalla concreta esperienza del partito fascista.
Quindi, ancora una volta, nessun maestro e allievo ma una profonda e radicale differenza nei modi di pensare e di intendere il governo: da un lato, Lenin, la teoria e la filosofia, dall'altro, Mussolini, l'azione e l'esperienza sul campo. Un duce che insegue la prassi delle camice nere più che anticipare tutti, così come invece fece Lenin a suo tempo, con la sua incrollabile fede nelle idee.
Un libro importante, molto importante questo Mussolini contro Lenin di Gentile: perfetto per capire il passato, utilissimo per indagare il presente.
Mattia Nesto
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