di Dashiell Hammett
Mondadori, 2012
Traduzione italiana di Sergio Altieri
pp. 229
€ 9,00
Raccolto rosso è
il primo romanzo di Dashiell Hammett. Lo stile, memorabile, è
già quello che caratterizza l'autore americano. La voce narrante del
protagonista ci porta nell'azione senza preamboli raccontando cosa
gli è successo ma senza farci sapere né il suo nome né la sua
professione. Una prosa spiazzante ma davvero efficace nell'esprimere
quell'epica da strada che ha fatto la fortuna del genere.
Anche la trama non perde tempo. Non
appena è arrivato a Personville, che tutti chiamano Poisonville,
città del veleno, il protagonista scopre che l'uomo che doveva
incontrare è stato ucciso. Si trattava di Donald Willsson, figlio
dell'uomo più potente di quel centro urbano minerario, colui che
tiene le redini di tutti gli affari e che per farlo non ha avuto
remore a cercare il sostegno della malavita. Il figlio, subentrato
nella conduzione dei giornali di famiglia, aveva iniziato una
campagna moralizzatrice ignorando che la politica marcia che
denunciava era legata a doppio filo al padre. Forse la sua uccisione
è una vendetta dei pericolosi amici del magnate. O forse c'entra
Dinah Brand, la femme fatale che ha conquistato tutti a
Personville. Tutti quelli con un po' di soldi, almeno. La donna è in
possesso di documenti scottanti che se diventassero di dominio
pubblico creerebbero uno scandalo. Ma hanno tutti da perdere da
questa storia, e allora chi può essere il colpevole?
Solo
nel secondo capitolo scopriamo che il protagonista è un
investigatore privato, ma dovremo aspettare ancora per sapere perché
era stato contattato dalla vittima.
“Sei sposato?”“Non cominciare.”“Allora lo sei?”“No.”“Tua moglie dev'esserne contenta.”
Il
protagonista è il prototipo dell'investigatore hammettiano. Rispetto
al celebre Spade è più moderato: stessi modi spicci ma meno
strafottenza, un rapporto conflittuale ma maggiormente equilibrato
con donne e polizia. C'è del fatalismo nel modo in cui affronta gli
infortuni, i tradimenti e le sparatorie in cui si imbatte;
un'accettazione pacata delle regole del gioco, un tutti contro tutti
dove corruzione e menzogne sono il pane quotidiano.
L'unica risposta che mi venne in mente fu una battuta priva di significato:“È così che vanno le cose, certe volte.”
Già
ad un quinto del libro dichiara di sapere chi è l'assassino, ma
ovviamente non ci dice il suo nome. Lo svolgimento prende una strada
inaspettata: l'indagine sull'omicidio diventa una guerra personale
del protagonista contro la malavita organizzata di Poisonville, non
tanto per una questione morale o ideologica ma perché vuole farla
pagare a chi l'ha messo in mezzo a quel casino cercando di ammazzarlo
un paio di volte. Ma quella è la città del veleno e se si devono
risolvere le cose lo si fa con le pistole. Un metodo che in realtà
non risolve nulla ed ha come unico risultato una pila di cadaveri,
troppi anche per il protagonista, seppure sia stato lui ad innescare
il “raccolto rosso”
e non sia particolarmente schizzinoso. A differenziarlo dal granitico
Spade, e a renderlo anche un personaggio più moderno, è la
contraddizione che si trova a vivere, diviso tra il disgusto per i
troppi morti e il piacere perverso che prova nel “fare il
giocoliere con la morte e la distruzione”. È lucidamente
consapevole di questo suo lato oscuro, che espone in maniera un po'
affettata.
Gioca abbastanza a lungo con il sangue, e vedrai che le reazioni sono due. O ti viene la nausea o comincia a piacerti.
Questo
momentaneo sbandamento, che dura il tempo di una scena, non danneggia
la sua risoluzione e la sua capacità deduttiva, che lo pone sempre
troppo avanti rispetto al lettore; una caratteristica, questa, che è
forse l'aspetto meno digeribile oggi di un romanzo che conserva però
il suo fascino a quasi novant' anni di distanza dalla sua
pubblicazione.
Già
in questo esordio Hammett è un maestro nel mettere in bocca frasi
ficcanti ai personaggi e nel dare una voce inconfondibile ai suoi
protagonisti. Raccolto rosso
è un romanzo ricco di azione, che fino alla fine introduce novità.
Le atmosfere noir accolgono meccanismi da giallo classico (il colpo
di scena sulla morte del fratello del capo della polizia è da
antologia) ed elementi da storia di malavita. Questa pienezza deriva
probabilmente dalla genesi del libro: Red Harvest nasce
infatti come quattro puntate autonome uscite sul mitico pulp magazione
Black Mask, ognuna delle quali doveva dunque contenere una storia
sufficientemente densa. Il risultato della pubblicazione unitaria è
una trama esagerata in senso positivo, da cui germoglierà gran parte
della letteratura di genere di tutto il mondo.
È dal giorno in cui vidi i maiali mangiarsi il mio fratellino che non rido così.