di Patrick Bard
EDT, 2017
Traduzione di Claudine Turla
pp. 160
€ 15 (cartaceo)
A un certo punto Maëlle ha iniziato a cambiare.
Ma l'adolescenza, in fin dei conti, non è nient'altro che questo: un cambiamento. (p. 62)
Sono tanti, molti più di quanti possiamo immaginare, i ragazzi occidentali che incontrano gruppi islamici sui social network e, attraverso video, notizie, chat mettono in discussione e cambiano dapprima le loro idee, quindi la fede e le aspirazioni per il futuro. Fino a partire per abbracciare la causa islamica. Il caso di Maëlle è iniziato proprio così: nelle primissime pagine del romanzo facciamo la conoscenza di una sedicenne agli arresti domiciliari, incinta, in lutto per il marito perso da poco in Siria, ormai diffidente nei confronti della sua famiglia d'origine e della cultura occidentale.
Ma cosa è successo negli ultimi mesi per arrivare a mutamenti di vita tanto drastici? Per scoprirlo, Patrick Bard lascia la parola a tanti io-narranti, che narrano con il loro stile, il loro lessico, la loro sensibilità: la madre di Maëlle, Céline, e la sorella Jeanne, il giovane marito Redouane e personaggi, poco più di comparse, che tuttavia si sono trovati a impastare la propria vita con quella della protagonista, dal vivo o via internet. Così ricostruiamo l'enorme cambiamento di Maëlle e la sua conversione all'islamismo, il desiderio di essere davvero d'aiuto, a costo di sacrificarsi per la causa agendo direttamente dalla Siria, la complessa preparazione del viaggio e la sua vita in mezzo ai bombardamenti siriani... Tutto è ricostruito tra salti temporali che tuttavia narrano piuttosto compostamente dall'inizio del cambiamento, fino alla partenza e alla nuova vita e alla decisione finale di rientrare in patria. Il perché, lo conosceremo strada facendo.
Quel che colpisce maggiormente all'inizio è la decisione di questa ragazzina, il suo carattere fiero e cocciuto nel difendere cause apparentemente troppo grandi per lei (altro che la tanto paventata indifferenza dei giovani!). La madre ha pensato che Maëlle desse voce all'idealismo tipico dell'adolescenza, quell'idealismo che non conosce limiti e diventa estremo, testardo, orgoglioso nel suo scagliarsi contro qualsiasi autorità, a casa come a scuola. Ma anche gli amici, in realtà, hanno notato in lei cambiamenti drastici e la sorella minore Jeanne è stata l'unica a cui Maëlle ha raccontato della sua scelta estrema. Anzi, ha cercato di convincerla a unirsi a lei, un giorno, e a raggiungerla: lentamente, le stranezze di Maëlle hanno assunto un senso, anche il marito che le hanno fatto sposare a distanza ha perso di stramberia, tutto ha iniziato a prendere una sua coerenza. Ma Jeanne ha compreso fino in fondo la pericolosità di certi discorsi solo alla sparizione improvvisa della sorella.
Cosa fare, poi? I dubbi, le scelte complesse, le emozioni forti (e a tratti disturbanti) sono stati raccontati da Patrick Bard senza mai fare sconti: è proprio la narrazione così scabra, essenziale nella sua nuda verità a colpire anche il lettore più lontano da questi temi. Gli aggettivi sono pochi, la verità si sostanzia in sostantivi e verbi, in stralci di monologo. E, ancora una volta, viene da chiedersi, con angoscia crescente: davvero era impossibile capire i "sintomi" di questa conversione, per fermare Maëlle in tempo? Come fare, senza cadere in dannosi allarmismi? È una domanda che purtroppo sentiremo rintoccare più volte nei prossimi anni ed è indicativo che anche la letteratura se ne sia interessando, come possiamo notare nel romanzo di Giorgio Scianna uscito lo scorso anno (La regola dei pesci, Einaudi). I genitori, come sempre più spesso accade nei romanzi di questi ultimi anni, sono esclusi, lontani, guardano (se guardano) e non sembrano capire, né vedere, se non quando è troppo tardi. Buio è anche per questo un romanzo utile: accende una luce laddove troppi di noi hanno scelto di tirare le tende del "tanto a noi non potrebbe mai succedere".
GMGhioni