di Marcello Oliviero
Miraggi Edizioni, 2017
pp. 277
€ 16
Il romanzo d’esordio di Marcello
Oliviero parte con un diario in prima persona. Jeff è un ragazzo di New York
che lascia la Grande Mela
per San Francisco. Insegue il sogno di fare musica. Poi, nel momento in cui la
prima band prende corpo, il testimone passa a un narratore onnisciente. Jeff si moltiplica ed ecco che i ragazzi
diventano quattro: Jeff, Ben, James, Phil. Dopo una recensione, non proprio in
linea con le loro attese, del primo disco, i nostri annunciano di aver scoperto
un inedito vinile degli anni Settanta. Autori sono, sarebbero, gli Sweet Nothing, una rock and roll band
scomparsa nel nulla dopo la fine degli anni d’oro della beat generation.
Aiutati da un mago del web, creano un fenomeno mediatico su cui l’industria
musicale si getta a capofitto.
La storia ha dell’incredibile,
con tutto quello che di positivo e di negativo questa parola può significare.
Che poi, quando si scrive un romanzo il tutto si gioca attorno a un pendolo che oscilla tra verosimile e
inverosimile. A un esordiente si può perdonare anche qualche ardita
fluttuazione e si può giustificare un salto nel buio in nome dell’energia del
rock e dei 20 anni.
Oliviero ama un certo tipo di
musica, si coglie benissimo, e prende il toro per le corna: puoi costruirti una
playlist leggendo il romanzo, puoi perfino ascoltarla e dopo darò la dritta in
merito, puoi capire che se Springsteen è diventato The Boss un motivo ci deve
essere. Che il circo mediatico è sempre in moto e che l’America è uno strano
coacervo di ex: musicisti, agenti, produttori. D’altronde gli spazi sono
sconfinati. Mettici dentro una casetta riadattata in riva all’oceano, un
portoricano che gestisce un ostello e due ragazze brillanti e il gioco sembra riuscire.
L’impalcatura c’è. E pure qualche
dialogo efficace.
Ma al di là del fatto che gli
Sweet Nothing non sono esistiti e invece tutti (o quasi) credono alla storia
del loro passaggio sul pianeta, il
romanzo ha una parte centrale, a mio modo di vedere, priva della passionalità che
si riscontra altrove mentre cerca di recuperare energia nel finale grazie a
nuovi personaggi. Da qualche parte era lecito attendersi un’analisi più
approfondita del mondo degli anni Settanta, che è il mondo dei sogni infranti,
non bastano un ex cantante ubriacone e un discografico carogna.
La
cosa più interessante è l’interattività
di questo libro. Su http://www.sanfranciscorock.it/ e
dal diario iniziale di Jeff si scopre che parti del racconto rimangono su
internet. Con, direi inevitabilmente e meritoriamente, tanta musica e la
possibilità di dialogare con l’autore stesso. Peraltro compositore. Due parole
su Miraggi Edizioni, casa editrice di varia che nasce a Torino nel 2010. A sfogliare il suo
catalogo si nota una pregevole cura grafica e tanti autori giovani. In bocca al
lupo davvero.
Marco Caneschi