La donna non esiste. E l'uomo? Sesso, genere, identità
di Nicla Vassallo (a c. di)
Codice edizioni, 2018 (prima ed.)
pp. 142
€ 18, 00
Indugio prima di preparare la nota che segue: ho bisogno di
lacerare la menzogna della critica indistinta che discende come dall’alto. A
parziale discolpa, mi ci costringe l’argomento del saggio, elemosino la
pazienza di lettrici e lettori. Chi sono io?
Interrogativo sibillino, cui pure cercherò di rispondere più agilmente
possibile, strappando verità all’attuale: maschio – cisgender – eterosessuale.
Tanto basta a descrivere qualcuno. È dunque necessario che ancor più docilmente
mi addentri nel territorio dell’opera collettanea “La donna non esiste. E
l’uomo?” a cura di Nicla Vassallo per Codice edizioni. Timore, forse?
Nient’affatto, piuttosto deferenza, poiché “sesso, genere e identità”,
questioni rilevate dal sottotitolo, investono il soggetto nella sua intimità
più particolare, lo scrutano alla maniera d’un anatomista.
Alla massima che Jacques Lacan suggerisce nel Seminario XX
per cui “La donna non esiste”,
Vassallo et al. congiungono un interrogativo di perturbante abissalità: “e
l’uomo?”. Attentare all’integrità
della determinazione femminile (la donna)
denuncia le gracili fondamenta sopra cui è eretto il binarismo di genere: il
dubbio sull’esistenza della donna polemizza
pure circa l’esistenza dell’uomo. È
il testo capitale del pensiero della differenza, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir a restituire con un
motteggio l’alterità femminile, per cui «donna non si nasce, lo si diventa».
«[…] donna è un termine in progress, un divenire, un costruire
di cui non si può dire a ragione che inizi o finisca» ha ben rilevato a tal proposito
Judith Butler in Questioni di genere. Il
femminismo e la sovversione dell’identità (a c. di S. Adamo, Laterza).
Il compimento dell’identità sembra dunque di volta in volta
parziale: si conforma alla maniera di un orizzonte. Dentro l’economia
dell’incessante fabbricazione dell’umano che l’esistenzialismo ha proposto
dapprima in forma teoretica e in seguito sublimato in una socio-politica (si
osservino altresì le considerazioni intorno al conflitto algerino operate dallo
psichiatra Frantz Fanon), l’esito non può che risolversi in un anelito, il
lamento di Narciso che tutto intento a ghermire il proprio simulacro lo osservi
di continuo grondargli limpido dalle dita. Certo, alle indagini di de Beauvoir
sottende una dicotomia dell’insieme per cui l’insieme-uomo non è perfettamente
ponderato da un relativo insieme-donna, relegato alla regione liminare
dell’alterità; eppure il territorio cui esordisce il volume è quello del conflitto tra facoltà di cui de Beauvoir
si serve nel corso della propria opera. «A cosa ci riferiamo con “la donna” […]?», interroga Vassallo nel capitolo conclusivo
dell’opera, evocando un’illusoria donna
assoluta, l’effigie del femmineo. Similmente, “la donna” diviene l’idealtipo di chi la invochi; matrona assoluta,
incarna nelle forme giunoniche l’ambizione di migliaia di altri corpicini
minuti. Un(a) Leviathan che in una mano esibisca l’intimo inondato dal flusso
mestruale e dall’altra la prole ai primi vagiti; similmente la conformazione
dell’uomo, acquattato dietro spade e
scettri che tanto gli rammentano il fallo. Come rileva Maurizio Mori nel
proprio contributo dedicato alla relazione tra bioetica e sessualità vivificando
un passo di Hugo Engelhardt, l’assassinio di Dio a opera della secolarizzazione
ha costretto gli uomini a ripensare l’integrità
dell’esistenza, pur quella sessuale.
Si avvicendano sul profilo del volume le discipline cui il mondo, non solo quello accademico bensì quello
dentro cui si è gettati, per
utilizzare la solita terminologia heideggeriana, è innervato, permettendone una
non maldestra commistione. Dalla prospettiva biomedica a quella linguistica;
dalle neuroscienze alla storiografia: tale, il percorso suggerito. Allo stesso
modo la bibliografia in appendice, che dal saggio capitale della filosofia
analitica Come fare cose con le parole di John Austin approda all’epidemiologia
e alla percezione della differenza per opera della medicina di genere. Non si adirino le singole voci che percorrono
l’opera, il consiglio è di servirsene come il saggio di un’unica, maestosa penna
che abbia tentato di ammatassare le singolarità disciplinari. Non solo l’alleanza di corpi cui allude ancora un volume di Judith Butler (tr. it. F. Zappino, Nottetempo), pure,
un’alleanza di flussi intellegibili. Alleanza è l’altro nome della pluralità.
Antonio Iannone