Giovane artista dal talento eclettico e variegato, come rivela anche il suo bel sito internet, Amalia Mora ha alle spalle una tradizione da sperimentalista, sempre alla ricerca di tecniche nuove o di nuove forme di contaminazione delle arti. Per Hop! Edizioni ha curato il volume dedicato a Maria Callas, il secondo della collana "Per aspera ad astra. La forza delle donne". Della figura straordinaria e complessa che è chiamata a rappresentare, Amalia riesce a cogliere perfettamente la solitudine e la frattura interiore, la determinazione e la fragilità. Per capire cosa abbia lei stessa in comune con la Callas, abbiamo provato a farle qualche domanda.
Quali tratti ti hanno affascinato maggiormente nel personaggio della Callas, e come questi hanno influito sulla resa grafica del suo personaggio?
Credo che sul lavoro svolto abbia influito molto il timbro vocale di Maria Callas. La sua voce mi ha sempre affascinato sin da quando l’ho scoperta grazie alla canzone tributo che Battiato le ha dedicato, “Casta diva”. È una voce con il pianto nel canto, non è mai limpida, lascia sempre spazio al tremore, a qualcosa che sta per rompersi. Nelle illustrazioni che ho realizzato ho cercato di rappresentare questo movimento spezzato attraverso l’utilizzo della matita tradizionale e le campiture a tinta piatta digitale.
Spulciando un po' la tua biografia, ho visto che ti sei già occupata di ritrarre grandi figure femminili (da Anna Frank a Malala Yousafzay). C'è una precisa scelta di genere, dietro questa preferenza? Perché è così importante "comunicare" a un largo pubblico, a partire dai giovanissimi, le storie delle grandi donne?
Confrontarsi con le difficili biografie di donne come quelle citate nella domanda ci ricorda e ci dà la consapevolezza che tutti noi ogni giorno possiamo fare qualcosa di importante.
Soprattutto in un momento storico come questo in cui si soffre di perdita di memoria, far conoscere ai giovanissimi la vita di Anna Frank o Malala è quasi un dovere, ed il solo creare curiosità attorno a queste grandi figure può rivestire una grande importanza. La scelta di illustrare questi libri è stata presa dalle case editrici e io l’ho accolta con molto piacere.
Se dovessi invece illustrare la storia di un grande uomo, quale sceglieresti?
Forse sceglierei Albert Einstein perché da quello che ho appreso documentandomi un po’ è stato un uomo disastroso dal punto di vista umano e familiare. Mi piacerebbe indagare questo suo aspetto.
So che ti piace sperimentare, sia dal punto di vista di tecnica e stile, che da quello dell'integrazione delle arti. Come questo rispecchia la tua idea artistica? Come la contaminazione di diversi strumenti o di diversi mezzi espressivi può potenziare la trasmissione del messaggio?
Mi piace mettermi in gioco, mi annoio al pensiero di dover fare sempre le stesse cose. Poi magari per necessità faccio sempre le stesse cose; però quando posso nei miei lavori personali che prevedono delle esposizioni mi piace creare situazioni a tutto tondo in cui lo spettatore possa immergersi totalmente, dalle orecchie agli occhi. Creare un’esperienza, nel mio piccolo ho provato a farlo con alcune esposizioni come “Niente” e “Ieri” ispirato al racconto di Agota Kristof.
Leggendo "La Callas", la decisione dei tratti, la capacità di resa della psicologica dei personaggi, l'intensità di colori e figurazioni, sembrano dare di te l'immagine di una persona di grande carattere e sensibilità. Più in generale, quali sono gli aspetti della tua personalità che emergono dai tuoi lavori? Quanto il tuo stile ti rappresenta?
Grazie per la persona di grande carattere e sensibilità! Domanda assai difficile… Sicuramente c’è un aspetto onirico e analitico che viene spesso fuori e una certa sospensione dalla realtà che ho preso in prestito da artisti come De Chirico o Casorati per citarne alcuni, ma ce ne sarebbero molti altri. Il mio stile è ciò che sono ora e c’è sempre tanta ricerca da fare per non fossilizzarsi ed avere la possibilità di evolvere.
Carolina Pernigo