di Louisa May Alcott
Elliot, 2017
Titolo originale: The Abbot’s Ghost. A Maurice Treherne’s Temptation
Traduzione di Sabato Angieri
pp. 128
€ 13,50
Il fantasma dell'abate attrae per molti motivi, quasi nessuno dei quali ha a che vedere con la quarta di copertina: esplicata troppo linearmente e troppo dettagliatamente, la trama vi appare scialba e pasticciata. Anche la sintesi critica non convince: "ritroviamo le presenze fantasmatiche di Charles Dickens e gli amori difficili di Jane Austen, immersi in una delicata atmosfera natalizia". Appellarsi ai grandi nomi crea alte aspettative e tradisce il testo, senza peraltro convincere chi non ama i pot-pourri. Gli specchietti per allodole peraltro non sarebbero necessari: Louisa May Alcott ha accompagnato l'infanzia e l'adolescenza di molti di noi con le sue "piccole donne" (quante lacrime versate sulla povera Beth, quante frustrazioni consumate nelle lotte spesso vane di Jo?) e il suo nome è sufficiente a richiamarci sull'attenti come soldatini zelanti. Questo breve romanzo è stato pubblicato solo un anno prima della sua opera più famosa (correva l'anno 1867) e lo stile della scrittrice è già distinguibile, se non nella tenuta della storia, quantomeno nell'abilità nel caratterizzare i singoli personaggi.
Presentata come una storia di fantasmi natalizia, con sottotrama amorosa a corredare il tutto, la vicenda potrebbe sembrare banale, ma viene riscattata da un ritmo narrativo che non cede, e concede invece al lettore qualche ora piacevole di svago. L'inizio, in medias res, con un dialogo vivace e serrato ci catapulta nel cuore della vicenda: Maurice Treherne, giovane nobile per nascita, aspetto e carattere, è rimasto invalido per salvare la vita al cugino durante un naufragio. Nonostante questo, è stato improvvisamente diseredato dal vecchio zio, e vive in casa col cugino Jasper, che gli è debitore, la madre e la sorella di lui, la dolce Octavia, di cui è innamorato con poche speranze. Negli ultimi giorni dell'anno, la famiglia Treherne accoglie gli amici per le feste, ma l'allegra riunione diventa piuttosto l'occasione per sondare i limiti di un mistero: perché mai il vecchio Treherne ha improvvisamente cambiato idea circa il nipote? Quale segreto nasconde Maurice dietro la sua ostentata forza d'animo? Chi è davvero Edith Snowden, giovane donna dalla straordinaria bellezza che arriva coll'anziano marito a turbare la quiete festiva?
Presentata come una storia di fantasmi natalizia, con sottotrama amorosa a corredare il tutto, la vicenda potrebbe sembrare banale, ma viene riscattata da un ritmo narrativo che non cede, e concede invece al lettore qualche ora piacevole di svago. L'inizio, in medias res, con un dialogo vivace e serrato ci catapulta nel cuore della vicenda: Maurice Treherne, giovane nobile per nascita, aspetto e carattere, è rimasto invalido per salvare la vita al cugino durante un naufragio. Nonostante questo, è stato improvvisamente diseredato dal vecchio zio, e vive in casa col cugino Jasper, che gli è debitore, la madre e la sorella di lui, la dolce Octavia, di cui è innamorato con poche speranze. Negli ultimi giorni dell'anno, la famiglia Treherne accoglie gli amici per le feste, ma l'allegra riunione diventa piuttosto l'occasione per sondare i limiti di un mistero: perché mai il vecchio Treherne ha improvvisamente cambiato idea circa il nipote? Quale segreto nasconde Maurice dietro la sua ostentata forza d'animo? Chi è davvero Edith Snowden, giovane donna dalla straordinaria bellezza che arriva coll'anziano marito a turbare la quiete festiva?
Le dinamiche relazionali e i conflitti interiori dei personaggi vengono descritti dalla Alcott con spirito tagliente, con un gusto spiccato per i quadri sociali:
I gentiluomini erano ancora al vino e le tre donne erano sole. Lady Treherne non si addormentava mai in pubblico, Mrs. Snowdon non faceva pettegolezzi e Octavia non si preoccupava affatto di intrattenere alcun ospite se non quelli della sua età, quindi caddero lunghe pause e la conversazione agonizzò finché Mrs. Snowdon non si spostò in biblioteca (p.21).
Il punto di forza della narrazione è proprio l'abilità dell'autrice nel tratteggiare i chiaroscuri: non esistono personaggi connotati univocamente, tutti presentano leggere incrinature all'apparente integrità. Il modo di essere di ciascuno è giustificato, plausibile:
di tutti gli uomini allegri, vuoti e a caccia di piacere che vedevo intorno a me voi[, Maurice,] eravate l'unico che sembrava avere un pensiero che andasse oltre la follia del presente. Sotto l'apparente frivolezza della vostra vita c'era qualcosa di nobile, eroico e vero. Ho sentito che avevate uno scopo, che la vostra attitudine in quel momento era solo transitoria… [...] questo mi ha attratto, mi ha conquistato; perché anche nel breve sguardo che allora mi avete dato, c'era un'intensità che nessun altro uomo aveva mostrato (p.57).
Se c'è qualche ingenuità nel testo è tutta a livello dell'intreccio, non certo della costruzione dei protagonisti, che appaiono invece complessi e a tutto tondo (con qualche minima concessione della Alcott al sentimento e alla morale, connaturati all'epoca e alla sua predisposizione personale). Pare interessante, anzi, seguirne gli sviluppi e le evoluzioni caratteriali, affezionarcisi come a vecchi amici. Non certo lettura impegnata, Il fantasma dell'abate, con i suoi tocchi gotici, qualche pennellata di buoni sentimenti e una serie di colpi di coda, rimane per gli amanti del genere un libriccino piacevole, a cui si possono persino perdonare i non pochi refusi.
Carolina Pernigo