di Barbara Vasco
elliot, 2017
pp. 320
€ 17,50
Mi sono espresso altrove sulle infelici scelte fatte a proposito dei titoli di alcuni libri: dopo tutto il titolo è, forse dopo la copertina, la prima informazione che abbiamo riguardo un testo che stiamo per acquistare, e se risulta fuorviante abbiamo tutto il diritto di prendercela con l'editore per questa "pubblicità ingannevole".
E invece, chiudendo l'ultima pagina del romanzo d'esordio di Barbara Vasco, mi sono trovato a pensare: un titolo azzeccatissimo!, che attraversa tutta la trama dalla prima all'ultima pagina, e per più di un motivo: in primis il fatto che tutto si svolge intorno a (o all'interno di) un condominio nel quartiere Ticinese di Milano, e quindi molte dinamiche (come le riunioni condominiali) vedono protagonisti i vicini dei personaggi; in secundis, e fatto decisamente più rilevante, perché l'opinione dell'altro, spesso estraneo come il vicino della porta accanto, e come questa può influenzare la vita di una persona anche in maniera radicale risulta essere uno dei temi portanti del romanzo.
Chi osserva gli osservatori? potrebbe essere la domanda fondamentale di questo testo: perché in fin dei conti il protagonista del libro, Michele Garapali, un assicuratore avente come scopo dichiarato il suicidio, e che trascorre tutto il tempo a osservare i comportamenti dei propri vicini così da poter individuare potenziali suicidi, è a sua volta osservato da questi ultimi in un gioco di specchi affascinante e perverso. Lo stesso accade per gli altri personaggi, tutti più o meno inconsapevoli di essere doppiamente osservati: dagli altri condomini e, metaletterariamente, da noi lettori. E poiché le loro vicende (cito i più interessanti: l'aspirante attore/aspirante cavia da laboratorio Marzio, la madre-a-tutti-i-costi Clarissa e lo scrittore-a-tutti-i-costi-ma-solo-per-salvare-il-proprio-matrimonio Samuele) sono intrise di una buona dose di cinismo e da una malvagità superficiali, scatta quel meccanismo psicologico ben descritto dalla parola Schadenfreude: noi lettori, verosimilmente immersi negli stessi cubicoli condominiali e nella stessa assurda situazione esistenziale generata dalla dicotomia quotidianità asfissiante e priva di senso/sogni e progetti di vita impossibili da realizzare, ridiamo delle, e ci consoliamo attraverso, le loro sventure... salvo poi chiederci, a un certo punto, ma non è che sono anche io come loro?
Che cosa diranno i vicini? infatti affronta, seppur a volte solo di sfuggita, diverse tematiche caratterizzanti questa nostra contemporaneità urbana: il precariato, le relazioni di coppia e la volontà/impossibilità di farsi una famiglia nell'epoca dei social network e della crisi, il disinteresse giovanile per la cultura, il bisogno di fama a tutti i costi. Per questo mi sento di dire che, dopo tutto, Michele, Marzio, Clarissa e Samuele, ma anche Federico, Lucilla, Valerio e Mondoboia siamo noi, soli e dispersi in queste città piene di gente ma con pochi rapporti umani.
Per concludere, se un punto debole esiste in questo altrimenti interessante romanzo, è sicuramente una tendenza alla prolissità dell'autrice: le vicende raccontate in 320 pagine, spesso riprese attraverso gli "spiegoni" del narratore, che tende a infiltrarsi un po' troppo nella psicologia dei personaggi, potevano essere riportate in 250 pagine circa; il finale stesso risente di questa lungaggine, ed è un peccato perché la situazione surreale con cui il libro si conclude avrebbe potuto essere più d'effetto se avesse ricevuto i tagli giusti da parte dell'editor.
Al di là di questo trascurabile difetto, in ogni caso, Che cosa diranno i vicini? è un ottimo romanzo d'esordio, con dei personaggi credibilissimi e degli intrecci narrativi complessi e gustosi.
Sicuramente vorrò leggere altro di Barbara Vasco.
David Valentini
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