Frida Kahlo
Oltre il Mito
“Ho subito due gravi incidenti nella mia vita... il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego.”
Quando la vita pone un essere umano di fronte ad eventi in cui il sentimento di paura, sofferenza ed amore, si mischiano e raggiungono livelli di grande intensità, il carattere emerge con violenza, con la stessa forza di un uragano in grado di spazzare via ogni illusione, superficialità o banalità di qualsivoglia natura. È in questi contesti che nascono gli eroi, alcuni dei quali diventano icone di un tempo.
Frida Kahlo è un’artista di straordinario talento, la cui produzione è stata spesso offuscata o, se vogliamo, messa in secondo piano dalle vicende di un pesante vissuto, al quale ha reagito con dignità e coraggio tali da affascinare ammiratori di tutto il mondo e divenire emblema della resilienza stessa.
La mostra proposta al Mudec, curata da Diego Sileo, sposta l’attenzione dal mito di Frida costruitosi autonomamente negli anni, spostandosi a fianco, per abbracciare la poetica dell’artista e rivelarne i tratti fondamentali, riportando il focus sull’opera al fine di sottolinearne il profondo valore storico-culturale.
Suddivisa in quattro aree tematiche: la donna; la terra; la politica e infine il dolore, “Frida Kahlo. Oltre il mito”, promossa dal comune di Milano-Cultura e da 24 Ore Cultura (gruppo 24 ORE), propone più di 100 opere tra dipinti, disegni e fotografie, molti tra i quali inediti e sorprendenti materiali di archivio, frutto di una preparazione durata 6 anni di studi e ricerche, al fine di delineare una nuova chiave di lettura attorno alla figura dell’artista.
Elena Arzani © 2018 |
Per la prima volta in Italia sono esposti alcuni capolavori sorprendenti, provenienti da grandi musei tra cui il Madison Museum of Contemporary Art ed il Museo Dolores Olmedo e da collezioni autorevoli come la Jacques and Natasha Gelman Collection. Queste ultime due rappresentano le due più importanti raccolte mondiali dell’opera di Frida. La mostra si snoda quindi attraverso le quattro tematiche principali, supportata dall’importante compendio di documenti inediti, svelati nel 2007 dall’archivio ritrovato di casa Azul, ed altre fonti importanti mai presentate al pubblico prima di oggi.
L’opera d'arte è intrisa di messicanità, mentre il corpo dell'artista diviene esso stesso una tela, metafora di espressione politica, così come mezzo di comunicazione della sofferenza umana, ricerca personale dell’Io, di una femminilità spesso strozzata dal fato, dilaniata dal desiderio mai realizzato di maternità, traumatizzata e sfigurata dall’incidente stradale dalle irreparabili conseguenze.
Un carattere di forza e ribellione, di vivace protesta, che si estende ed abbraccia la vita, mai rimanendo estraneo al proprio tempo, al contrario vivendolo con tale intensità, da divenire bandiera di rivendicazione politica, nel contesto dello stato di mobilitazione civile di un Messico post-rivoluzionario, confidando nel concetto di uguaglianza nell’opposizione e resistenza sociale.
L’opera assurge pertanto il ruolo di comunicazione dialettica, palesando un utilizzo di riferimenti storico-culturali colti, all’interno dei quali si inserisce un sistema di segni da decodificare, fini rappresentanti della ricerca e dell’espressione arguta del pensiero di Frida, in cui l’elemento naturale, il rapporto con le radici della sua Terra, interagiscono in modo simbiotico in interpretazioni metaforiche di archetipi e simboli della tradizione etnica, talmente presenti da divenire una componente distintiva della poetica dell’artista, giustificando la scelta di affiancare alla mostra principale, una seconda “Il sogno degli antenati” - “l’archeologia el Messico nell’immaginario di Frida Kahlo” a cura di Davide Domenici e Carolina Orsini.
Elena Arzani © 2018 |
Un’esposizione che si snoda lungo le due vetrine ricurve nella grande hall luminosa, antecedente l’ingresso alla collezione principale, in cui oggetti archeologici, foto e immagini di abiti e opere di Frida, in cui si evince come il mondo indigeno e il passato precolombiano siano confluiti nell’espressione artistica, divenendo elementi fondanti e tratto distintivo della sua poetica.
Una presenza che si manifesta anche nel vissuto quotidiano, negli ornamenti scelti, gioielli dallo spiccato carattere e storia, abiti tradizionali, che esaltano il gusto di Frida per l'estetica, incoronandola icona di stile e moda, come si vede anche all'interno del filmato, in cui è dolcemente in compagnia del marito Diego Rivera, in un vicendevole scambio di amore e tenerezza. Le note di "Diego e io", composto da Brunori Sas e Antonio di Martino, accompagnano con una ballata romantica, ispirata ai testi di Chavela Vargas, è un romantico messaggio di Frida al marito.
La tematica del Dolore conclude, come è presumibile, il percorso espositivo, con una grande sala dedicata agli scatti, che testimoniano l’esistenza spezzata, l’anima lacerata di Frida, contestualizzando le opere, che urlano tutta la bellezza di una donna, che fino alla fine, ha estetizzato la morte, minimizzando la macabra condizione della sua vita negli ultimi anni, con una straordinaria resilienza e dignità: “Viva la Vida”.
Elena Arzani
Credits delle immagini:
Prima foto: "L’amoroso abbraccio dell’Universo, la Terra (Messico), Diego, io e il Signor Xólotl" di Kahlo Frida, 1949 - Olio su masonite, 70 x 60.5 x 6.5 cm - Courtesy The Jacques and Natasha Gelman Collection of
20th Century Mexican Art and The Vergel Foundation. Credits © Gerardo Suter © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust,
México, D.F. by SIAE 2018
Seconda e terza foto: Elena Arzani © 2018
Ultima foto: "La colonna spezzata" di Frida Kahlo, 1944 - olio su tela, 39.8 x 30.5 cm. Courtesy Museo Dolores Olmedo - © Foto Erik Meza / Xavier Otaola - © Archivo Museo Dolores
Olmedo - © Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust,
México, D.F. by SIAE 2018
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