Amore, musei, ispirazione.
Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano
Mostra a cura di Lucia Pini e Laura Lombardi
Museo Bagatti Valsecchi, Milano
Dal 19 gennaio – 24 giugno 2018
“Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perduto, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, partendo sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo” (“Dalla parte di Swann” di Marcel Proust)
Nella meravigliosa dimora storica, la Casa-Museo Bagatti-Valsecchi, tra le più importanti e meglio conservate d’Europa, è attualmente ospitata una toccante porzione del Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk di Instabul. Ispirato all’omonimo libro del 2008, narra la storia d'amore di Kemal per la splendida Fusun, sullo sfondo di Istanbul, città natale dell’autore, dei mutamenti culturali e politici che caratterizzano la Turchia degli anni settanta e ottanta. Pamuk, premio Nobel per la Letteratura (2006), nutre uno stretto legame con il Museo Bagatti-Valsecchi, al punto che nel 2007 aveva dichiarato:
“È la terza volta che visito questo straordinario museo. Amo molto questa casa, l’idea e la fantasia che si celano dietro queste mura, mi hanno influenzato molto per il romanzo che sto scrivendo: Il Museo dell’Innocenza”.Non sorprende quindi, che nel 2009 lo scrittore abbia scelto questo luogo, per presentare l’edizione italiana del suo romanzo tradotto in tutto il mondo.
Il grande potere evocativo di ciascuna stanza, con i suoi arredi, le decorazioni fisse e i preziosi oggetti d'arte collezionati con grande passione dai due fratelli Bagatti Valsecchi contribuiscono in uguale misura alla meticolosa fedeltà dell'ambientazione rinascimentale tuttora resa imprescindibile dalle collezioni, tramandando l’emozione del vissuto, di una quotidianità intima e familiare, in cui i piccoli e grandi gesti d’amore sembrano aver impregnato ogni sparuto angolo dell'abitazione, anche il più remoto. Dopo aver percorso alcune stanze del Museo, si accede alla mostra “Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano”, il cui allestimento è ideato da Piero Lissoni ed offre uno spunto di scambievole dialogo tra le due realtà, che sembrano specchiarsi ed esaltarsi l’una negli occhi dell’altra.
A cura di Lucia Pini e Laura Lombardi, la collezione proposta annovera 29 teche degli 83 del Museo di Istanbul, ciascuna corrispondente ad un preciso capitolo del libro, ma concepita per esprimersi in modo complementare, se non addirittura autonomo rispetto al testo, Pamuk, ha infatti più volte affermato di aver concepito le due realtà, come entità a se stanti fin dall’inizio. Le vetrine presentano, ad esempio, una grande teca di vetro contenente fotografie, una tazza da te con zuccheriera, medicine, profumi ed un lavabo con accessori d’uso quotidiano, saliere, dipinti e mappe delle strade di Istanbul in cui la narrazione si svolge, orologi a scandire il tempo, così come sigarette, un posacenere ed i fiammiferi usati.
Tutti i diorami esposti fanno riferimento al romanzo e all'epoca passata in cui si svolge il libro.
Ogni più piccolo oggetto raccolto, ricostruisce la memoria di un amore e del suo vissuto, facendosi portavoce, ma anche umile strumento di indizio, nonché prova dell’esistenza di un essere umano. Ogni dettaglio, ogni frammento collezionato, sembra aver assorbito per osmosi l’anima del proprietario, al punto che ciascuno chiudendo gli occhi, per un istante può immaginarsi le splendide gambe di Fusun, così come le mani di Kemal, che con il passare degli anni diventano tremanti e vecchie, mentre incollano con dovizia di attenzione, le reliquie tanto custodite e amate dal suo cuore. Il trasferimento emotivo, che ciascuno di noi ben conosce, verso oggetti di apparente inutilità spesso, che acquisiscono un valore aggiunto nel momento in cui si fanno testimoni di una storia, divenendo in questo modo preziosi messaggeri di nascosti desideri, sogni e pulsioni, che seppur nascosti alla vista o rubati al tempo, sapranno sempre rievocare con una straordinaria ed immutata forza.
"Il cortocircuito che la mostra propone portando all’interno delle stanze di casa Bagatti Valsecchi le teche del Museo di Istanbul non celebra soltanto affinità e parentele tra due luoghi che hanno sempre conversato a distanza, ma offre anche un’occasione preziosa per riflettere sul significato e sul destino stesso dei musei, valorizzando una dimensione empatica che pare davvero in controtendenza rispetto all’indirizzo dominante di tanta politica museale odierna" asserisce Lucia Pini, co-curatrice della mostra e conservatore del Museo Bagatti Valsecchi.
Nel catalogo del museo L'innocenza degli oggetti, che descrive la creazione dell'accoppiata romanzo-museo, Pamuk ha redatto anche un "manifesto per i musei", affermando che rispetto ai grandi musei nazionali, come il Louvre e l'Hermitage bisognerebbe privilegiare musei "più piccoli, più individualisti e meno costosi" che raccontano "storie" piuttosto che la "storia". Un museo, ha sostenuto lo scrittore premio Nobel, dovrebbe "rivelare l'umanità degli individui”.
Alla mostra si affianca il libro edito da Johan & Levi “Un sogno fatto a Milano. Dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del Museo” a cura di Laura Lombardi e Massimiliano Rossi, all’interno del quale undici illustri esponenti del settore dell’Arte contemporanea approfondiscono le tematiche legate al Museo dell’Innocenza di Istanbul, la cui unicità è stata premiata a soli due anni dall’apertura al pubblico, con il Premio del museo europeo dell'anno 2014. Il testo è completato da un’introduzione di Salvatore Settis e riflessioni inedite di Orhan Pamuk.
“Così come il romanzo Il Museo dell’Innocenza e il Museo di Istanbul sono concepiti simultaneamente da Orhan Pamuk, così anche la mostra Amore musei, ispirazione e il libro, Un sogno fatto a Milano, sono nati come progetto congiunto, pur avendo una propria vita autonoma».
Prosegue Laura Lombardi, co-curatrice della mostra e docente di all’Accademia di Brera
"Quindi, oltre a indicare nuove prospettive e suggestioni sulla funzione e il modo stesso di concepire il contenitore “museo”, mostra e museo si calano pienamente nel panorama delle pratiche artistiche contemporanee che concepiscono la collezione come forma d’arte; rimandando anche alle relazioni tra manufatto artistico e oggetto d’uso, vero e falso, copia e riproduzione, al centro del dibattito di questi anni”.
Dopo aver visitato la mostra, si può fruire di un ulteriore spunto di approfondimento sulle vicende di Kemal e Fusun, grazie al film di Grant Gee, “Istanbul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk”, distribuito da Koch Media e Nero Digital in edizione limitata. In collaborazione con Rossella Farinotti, il film ripercorre le strade cittadine dei due amanti, accompagnando con voce narrante il viaggiatore lungo i sentieri veri e/o immaginati dallo scrittore, lungo i quali prende corpo la vicenda sentimentale. A partire dal ritrovamento dell’orecchino perduto di Fusun, che Kemal raccoglie e custodisce nel “momento più felice della sua vita”, ha il via quell’instancabile minuzioso gesto di costante amore, che fino al 24 Giugno è possibile ammirare al Museo Bagatti Valsecchi.
Elena Arzani
Info:
Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano
Museo Bagatti Valsecchi, Milano
Dal 19 gennaio – 24 giugno 2018