Mimma
di Valeria Pecora
Edizioni La Zattera, 2017
pp. 174
€
17
“Mi adatterò e imparerò a fare come le piante, a sopportare la mancanza d'acqua o a fiorire anche negli angoli deserti” pensò, prima di cadere nella culla del sonno.
Mimma è una donna forte
che ha dovuto subire e sopportare incidenti di percorso pesanti e
frustranti. Con mille stratagemmi, anch'essi duri, riuscirà a
venirne a capo, ma con i denti rotti e le ossa doloranti. Nel libro
sono narrati ben cinquant'anni di storia familiare e politica, in cui
prendono vita gli antefatti rispetto alla protagonista. Una storia
genealogica che parte dai nonni di Mimma, grandi lavoratori, tutti di
Gennas Serapis e dunque tutti minatori/cernitrici. La nonna di Mimma
purtroppo a causa del parto è allettata, bloccata a letto e suo
marito invece, il nonno di Mimma, è ingabbiatore a pozzo Sanna.
Margherita, la madre di Mimma, inizia a lavorare in miniera da
bambina, ma ben presto anche per lei la vita svela il suo lato
peggiore. Margherita è vittima di un pedofilo che si approfitta di
lei in miniera, è il suo capo e la piccola non può certo
ribellarsi. I soprusi vanno avanti per diverso tempo, fino a quando
non si mette in mezzo Tonio, un uomo che scopre le violenze e difende
la bambina dal pedofilo. Da allora la proteggerà, fino a diventare
il padre di Mimma.
Il problema era che: “Il dolore t'amàchiat, Margherita” diceva sua madre.“Amàchiat?” chiedeva sorpresa la piccola cernitrice, che con quella lingua tremenda imparava, suo malgrado, tutto il dramma dell'essere adulti.“Ti fa uscire di testa, ti ammattisce” insisteva con minuzia dolente Maria.Suo padre Ernesto era amachiau dal dolore e questo lo aveva appreso molto in fretta.
Dopo cinque anni infatti
Margherita e Tonio decidono di sposarsi. Dal loro amore nascerà
Mimma, a sua volta vittima di eventi incresciosi. Mimma è una
bambina ribelle, non vuole andare a lavorare in miniera e convince i
genitori a farle continuare gli studi. Da adolescente si dedica alla
semina e alla cura dello zafferano, arte impartitale dalla sua
madrina Anna, donna che aiutò Margherita a partorire e da allora
rimasta legata come una seconda madre a Mimma. Nei campi Mimma
conosce il suo primo amore, quello che le farà perdere la testa, in
tutti i sensi. I due non si sposeranno mai, ma avranno un bambino.
Mentre Tonio, il padre di Mimma, era fascista ed era persino
tesserato, Edoardo Zanda, l'amore di Mimma, era comunista come suo
padre. I due non avranno vita amorosa facile, per i continui viaggi
politici di lui. Tanto che il matrimonio salta proprio per via delle
spedizioni di Edoardo. Quando lui deciderà di tornare dalla sua
famiglia, da Mimma e da suo figlio, prenderà una decisione avventata
che causerà dolore e follia in Mimma.
La storia prosegue,
imponente e incalzante, ma se si vuole leggere il libro è bene non
svelare tutta la trama. Sullo sfondo regna sempre il divario tra
fascismo e comunismo, in tempi in cui il Regime la faceva da padrone
con diversi adepti cittadini.
Désir si era attaccata alla vita in maniera leggera, ma non per questo superficiale. Boicottava i dolori annegandoli con persone, rumori e presenze affinché la solitudine e il vuoto divenissero solo pallide ombre. Non pensava al passato, non cercava risposte per il futuro, viveva solo nel presente. Fumava e beveva, sotto gli sguardi inorriditi delle sue compaesane, impassibile davanti ad ogni critica. Aveva imparato a fregarsene delle opinioni della gente, perché se decidi di fare la puttana sai già in partenza che sarai condannata e odiata, sai già che sarai una donna mala. I suoi clienti, e ciò che le dava il pane, erano gli uomini che ogni notte faceva rifiorire nel suo letto.Désir affrontava le avversità come quando si aspetta che finisca un temporale a primavera, e appena escono i raggi del sole si torna subito nei campi senza preoccupazione, sapendo che quei momenti sono solo capricci vezzosi del cielo.Invece Mimma viveva in perenne attesa di un'altra tempesta, barricandosi dentro una solitudine protettiva e rassicurante. Amava creare legami più con le cose o con gli animali che con le persone, ma a pochissimi eletti consentiva ancora di riempire la sua vita, contraccambiando con un amore sfacciato e sincero. Usciva raramente di casa, solo per fare la spesa o andare in chiesa, e si era ingegnata una vita concessa ai gatti, ai libri e alla coltivazione in vaso dello zafferano.
Valeria Pecora è
cresciuta e con lei la sua scrittura. La storia di Mimma è
avvincente, dirompente e cattura sin dalle prime righe il lettore
che, tutto d'un fiato, divora la vita di Mimma e dei suoi familiari.
I temi trattati sono sempre caldi, come è nello stile della
scrittrice e questa volta, rispetto al suo primo libro Le cose
migliori (recensione qui), affronta la follia, la violenza su minore,
ripropone seppur marginalmente la malattia (con la madre di
Margherita e con Mimma stessa), il lavoro (con i minatori e le
cernitrici, spesso bambine) e i rapporti familiari. Argomenti
difficili che la scrittrice snocciola tra le pagine e racconta con
naturalezza e scorrevolezza, senza mai essere patetica o pedante.
Dando come risultato una storia credibile e convincente, tanto da
meritarsi il premio letterario Antonio Gramsci nel 2017 per inediti.
Grande rilevanza ha il contesto politico di quegli anni, immersi
nell'Italia fascista e s'insidia prepotente anche la storia della
Sardegna con il lavoro nelle miniere nel centro sud. Sembra che
l'autrice faccia riferimento a Montevecchio, ex miniera situata tra
Guspini e Arbus (paese natio di Valeria Pecora), in Sardegna, e che
per amore della verità abbia interrogato alcuni anziani sulle
condizioni lavorative proprio nell'ex miniera, riportandole
successivamente nel libro.
Rispetto al primo libro,
si notano alcune differenze, principalmente legate allo stile che in
quest'ultimo romanzo risulta maturo, professionale e di alta qualità.
L'intreccio è impeccabile e gli eventi vengono affrontati con
sublime successione naturale. Unica pecca riscontrata: sarebbe stato
adeguato aggiungere delle note con la traduzione italiana sotto le
poche, seppur presenti, frasi in lingua sarda. Non tutti i lettori
sono dotati di intuito e ci auguriamo per la scrittrice, non tutti i
lettori sono sardi.
Una lettura assolutamente
consigliata, stile e storia collimano in un ottimo prodotto
editoriale di grande impatto.
Alessandra Liscia
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