di Celeste Ng
Bollati Boringhieri, 2018
Traduzione di Manuela Faimali
pp. 374
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Da piccola le avevano insegnato a rispettare le regole, a credere che il buon funzionamento del mondo dipendesse dalla loro osservanza, e lei le rispettava - e lo credeva. (p. 84)
Quando entriamo a Shaker Heights nelle prime pagine del libro, l'ordinatissimo e irreprensibile quartiere è sconvolto da tanti piccoli fuochi che stanno bruciando la casa dei Richardson. La padrona di casa, ferma a osservare lo scempio della sua realtà e della sua rispettabilità, si stringe nella sua vestaglia; attorno, i figli: la modaiola e rampante Lexie, il più assennato e posato Moody, il rubacuori Trip, sportivo e frivolo quanto si addice al figlio di una famiglia decisamente agiata. Dove si trova la piccola Izzy? Non si vede, ma Mrs. Richardson è certa che la ragazzina sia salva da qualche parte, a godersi lo spettacolo della casa che lei stessa ha incendiato. In fondo, sarebbe solo la più grave delle tante bravate con cui provoca continuamente la famiglia.
È davvero Izzy la responsabile?, ci chiediamo subito, però poi la scena cambia, parte un lungo flashback che nel suo movimento a ritroso, talvolta capriccioso, ci rivela gli antefatti. Ad esempio, la sera prima le inquiline del piccolo cottage dei Richardson se ne sono andate: Mrs Richardson ha visto distintamente Mia alla guida della sua povera auto, con i pochi averi che si porta dietro, e la figlia adolescente Pearl che prendeva posto accanto alla madre. Qualcosa in quelle inquiline, solventi ma con estrema fatica, ha sempre incuriosito Mrs Richardson: Mia, ragazza madre, vive di lavoretti saltuari per ritagliarsi il giusto tempo per la sua arte fotografica, singolare eppure in grado di penetrare nell'intimo delle persone ritratte; Pearl, brava a scuola e obbediente, è una adolescente troppo perfetta agli occhi di Mrs Richardson, che ha modo di osservarla più volte, dal momento che Pearl era diventata prima amica di Moody e poi degli altri figli.
Qualcosa impensierisce Mrs Richardson, soprattutto da quando Mia prende le parti di una cameriera cinese, Bebe Chow, che si batte per riavere la figlia, abbandonata vicino alla caserma dei pompieri in un momento di grave difficoltà economica e psicologica della madre. La bambina è stata poi affidata a una famiglia di Shaker, Mrs McCullough, che si è presa cura della piccola come se fosse la figlia sempre desiderata e mai avuta. La questione, presto sulla bocca di tutti, apre a molte domande: è meglio restituire la piccola alla madre naturale, per quanto ancora in parziali difficoltà economiche, o lasciarla con una famiglia borghese e benestante, in grado di regalarle tanto, a condizione di rinunciare alle sue origini cinesi? Mrs Richardson sta chiaramente dalla parte dell'amica McCullough, mentre Mia sostiene la disperata e pentita Bebe, che ribadisce più e più volte come sia stata costretta dalle circostanze a lasciare la bambina temporaneamente. Ma le due posizioni sono opposte per tante altre ragioni, Mrs Richardson vede nell'inquilina il suo opposto: Mia non ha alcuna sicurezza nella vita, ha dato alla luce e cresciuto sua figlia da sola, ha imparato a cavarsela in situazioni anche complesse, vive con pochissime cose e fa di tutto per portare avanti la sua arte. Mrs Richardson non si è mai concessa tanta libertà, nella comunità chiusa di Shaker Heights ha sempre coltivato la misura e il rispetto delle regole, convinta che solo queste cose avessero senso; tuttavia, Mia è una persona altrettanto rispettabile, Mrs Richardson è costretta ad ammetterlo. A meno che... A meno che non si celi un segreto abbastanza grave nel passato di Mia da confermare, ancora una volta, che le scelte di vita di Shaker Heights sono giuste e le altre quelle sbagliate. Ed è per la sua determinazione che noi lettori non riusciamo a etichettare Mrs Richardson come antagonista assoluta: in qualche modo, la donna suscita comprensione per le scelte che sono sempre state coatte, indotte, per cui non riesce a capacitarsi della spontaneità altrui.
Ma presto in Tanti piccoli fuochi sarà proprio la maternità al centro del romanzo, ben più delle indagini. Gravidanze indesiderate e premature, il pensiero dell'aborto, aborti spontanei, utero in affitto, affidamento e adozione conquistano la scena e ci pongono, più volte, una domanda: quando si inizia e quando si finisce di essere madre? La risposta per ogni lettore è una scelta anzitutto etica. Nel romanzo si affacciano le risposte che hanno scelto per sé le varie protagoniste femminili. Sì, perché gli uomini ci sono, in Tanti piccoli fuochi, ma figurano come assolutamente secondari; è la donna ad avere il ruolo primario, con i suoi interrogativi incalzanti e profondi. La condivisione di scelte tanto delicate manca, e lo constateremo a mano a mano che i sentimenti vengono vissuti da tante interiorità.
Amore e amicizia sono temi comprimari, che però devono reggersi sulla fiducia reciproca, e gli abitanti di Shaker Heights capiranno - alcuni l'avevano già capito da tempo - quanto sia difficile conquistarla e mantenerla.
A volte, bisogna solo ricominciare daccapo, trovare il coraggio di compiere scelte estreme e poi tutelare sé stessi, i figli, l'integrità di un sogno. «Sembra la fine del mondo. La terra è bruciata e nera e tutto il verde è sparito. Ma dopo un incendio il terreno diventa più ricco, e possono crescere cose nuove». Chi pronuncia queste parole, quasi alla fine del romanzo? Non ve lo sveliamo, ma vi invitiamo a scoprirlo presto, perché in Tanti piccoli fuochi Celeste Ng porta un bel romanzo di analisi sociale, che sicuramente i lettori di Orient di Christopher Bollen (recensito qui) apprezzeranno e che continua a svelare i retroscena di famiglie tanto perbene.
GMGhioni
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