Annus Mirabilis
(Year of Wonders)
di Geraldine Brooks
trad. italiana di Francesca Diano
Neri Pozza, 2003
pp. 336
€ 11,90 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
George Viccars, sarto girovago stabilitosi da pochi mesi a Eyam, un piccolo villaggio del Derbyshire, riceve un giorno un carico di preziosi tessuti. Da un giorno all'altro, cade in preda alla febbre e gli compare sul collo un bubbone: è la peste. Sul letto di morte, Viccars prega i suoi clienti e la sua padrona di casa, la giovanissima vedova Anna Frith, di bruciare i vestiti che ha cucito da quella partita di tessuto. Nessuno lo ascolta. Tutti portano a casa i vestiti che avevano ordinato (e pagato), ed è così che comincia un'epidemia destinata a dimezzare la popolazione locale.
Così hanno inizio gli eventi narrati in Year of Wonders, romanzo d'esordio pubblicato nel 2001 dalla giornalista australiana Geraldine Brooks e tradotto in italiano con il titolo Annus Mirabilis. Questa espressione latina è ormai usata da secoli per indicare un anno in cui si verificano eventi prodigiosi. Pare che il primo a usare quest'espressione sia stato il poeta inglese John Dryden per descrivere il 1666, un anno in cui in effetti ebbero luogo eventi capitali, come il grande incendio che distrusse la città di Londra, la scoperta della gravità di Isaac Newton, e l'epidemia di peste bubbonica che afflisse l'Inghilterra narrata da questo romanzo.
La critica internazionale ha accolto trionfalmente Annus Mirabilis, riconoscendo nelle sue pagine tutta l'esperienza giornalistica di Geraldine Brooks. Prima di darsi alla narrativa, Brooks è stata corrispondente di guerra in Africa, nei Balcani e in Medio Oriente, e tutto questo si riversa in una narrazione che ha la potente coralità di una testimonianza. La narratrice del romanzo, Anna Frith, ci accompagna lungo stagioni afflitte dalla pestilenza, dalla morte e dalla superstizione. Vedova di un minatore, perde in poco tempo i suoi due figli e, rimasta sola, stringe una profonda amicizia con la moglie del rettore del paese, Elinor Mompellion, ma assiste, soprattutto, alla clonflagrazione di una comunità. Nel giro di pochi mesi, gli abitanti di Eyam perdono tutto: i loro familiari, i loro averi, la loro libertà e la loro vita. Ancor prima che essere umano, Anna è una testimone, e la sua testimonianza ha una vividezza incredibile.
Annus Mirabilis è infatti un romanzo profondamente sinestetico. Capita, nel leggere certe recensioni, di incontrare frasi del tipo: il tal libro profuma di questo o quel tipo di fiori, le pagine del tal romanzo hanno il sapore di un cibo speziato, et cetera. Si tratta di una metafora abusata, siamo d'accordo, ma devo arrendermi e usarla anch'io, perché se c'è una cosa che resta impressa nel lettore, e su cui Brooks insiste con un'attenzione tutt'altro che casuale, è proprio un odore: quello delle mele marce. Quest'odore permea l'inizio del romanzo e continua a riaffiorare negli angoli più inaspettati, e diventa metafora stessa della peste che si diffonde tentacolare nel piccolo paese di Anna Frith. (Proprio la fase che copre, in un lungo flashback, la rapida diffusione dell'epidemia offre una lettura solida e decisamente interessante. L'ultimo quarto del romanzo, in tutta sincerità, perde parte del proprio fascino e sembra chiudere in un deludente misto di colpi di scena melodrammatici, che danno un certo fastidio se confrontati con il corposo realismo delle pagine precedenti.)
Brooks tocca nel suo romanzo una messe di temi interessanti, il che fa di questa lettura una vera e propria miniera di spunti di riflessione. Quelli che la fanno da padrone, senza ombra di dubbio, sono il ruolo della donna nella società e la natura epidemica - pun intended - delle superstizioni. Non è un caso che i personaggi più tridimensionali di Annus Mirabilis, Elinor Mompellion, Anys Gowdie, Aphra Bont e Anna Frith, siano tutte donne, e che gli uomini siano assolutamente "dimenticabili". La narratrice del romanzo, infatti, è donna, e nell'ancien régime le reti sociali sono principalmente fondate sulla condivisione di genere. Anna Frith (e, dietro di lei, Geraldine Brooks) ce lo dice chiaramente quando, per esempio, commenta che pur avendo lavorato per i Mompellion per anni, ha sempre avuto contatti diretti con Elinor Mompellion e mai con suo marito, il rettore del paese.
Le superstizioni, infine. Ci pregiamo di vivere in una società in cui l'informazione è alla portata di tutti, ma il recente dibattito sulla natura e sulla diffusione delle fake news dimostra che la diffusione di credenze o pratiche infondate dal punto di vista scientifico non è certo una prerogativa del passato. I personaggi di Annus Mirabilis, accecati dal dolore e dalla paura di perdere i propri cari, si affidano a terapie e soluzioni di tutti i tipi, financo alla flagellazione, e si fanno rubare del danaro da una misteriosa truffatrice che si spaccia per un fantasma. I lettori di questa recensione non me ne vogliano, ma mentre leggevo queste pagine ho pensato alle recenti campagne no-vax e ai tanti recenti esempi di truffe mediche.
Nonostante qualche pecca, dunque, Annus Mirabilis è un libro decisamente potente e una lettura molto istruttiva, perfetta per gli amanti di narrativa di ambientazione storica ma anche per favorire il dibattito in una classe di scuola superiore, magari in scelta antologica. L'edizione originale inglese, d'altronde, è ormai un libro pienamente accolto nei curricula scolastici, sovente accostato ad altri capolavori di simile respiro, come La peste di Albert Camus. In una classe italiana, potrebbe essere tranquillamente accostato alla lettura delle pagine sulla peste che negli stessi anni affligge la Lombardia dei Promessi sposi.
Laura Ingallinella
@lauraingalli
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