La misura eroica - il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare
di Andrea Marcolongo
Milano, Mondadori, 2018
pp. 216
€ 17,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Una volta chiuso La misura eroica bisogna riprendere fiato. Non perché il libro sia difficile o particolarmente arduo, ma perché, girata l'ultima pagina, viene spontaneo rielaborare gli affascinanti contenuti trasmessi dalla voce della Marcolongo. Sfogliando il volume, infatti, l'autrice – che ha già dimostrato la sua straordinaria capacità di parola facendo di un libro sulla lingua greca un best-seller (La lingua geniale. Nove ragioni per amare il greco, Laterza, 2016) – riesce con efficacia e potenza comunicativa a imbastire un discorso sul presente parlando del passato, e raccontando le avventure di un gruppo di uomini mitici, gli Argonauti, parla a tutti i lettori.
Il libro prende le mosse da due storie, la prima è quella raccontata da Apollonio Rodio, in cui si parla di Argo, «la prima nave del mondo a solcare il mare secondo i mitografi antichi» (p. 16). La seconda è quella di How to abandon ship, un volumetto scritto dal terzo ufficiale della nave Robin Moor, John J. Banigan (insieme allo scrittore Phil Richards), sopravvissuto al naufragio dell'imbarcazione, a causa di un attacco sottomarino. Questo piccolo prontuario del 1942 ha incrociato la strada della Marcolongo molti anni fa, e da allora non ha più abbandonato la scrittrice, seguendola nei suoi viaggi e occupando sempre un posto in valigia. Le citazioni che aprono i capitoli sono tratte proprio da questo libro, il quale si presta ad una doppia lettura, letterale e metaforica: come abbandonare una nave, e quindi come salvare la propria vita da un naufragio, inteso anche su un versante più strettamente umano.
Il racconto mitologico occupa la quasi totalità del libro della Marcolongo, costituendone il fulcro e portando con sé il messaggio dell'opera. Le vicende di Giasone e Medea costituiscono l'architettura portante del volume, e offrono alla scrittrice il pretesto narrativo per il proprio affascinante monologo. Ciò che salta subito agli occhi è la straordinaria capacità narrativa della Marcolongo. La sua scrittura è travolgente, avvincente, e il modo in cui riesce ad incastonare nelle vicende di migliaia di anni fa densi e lucidi ragionamenti sul mondo di oggi, è molto coinvolgente.
La struttura del discorso, la passione con cui ci racconta di personaggi mitici ed eroi di un'altra epoca, ormai tramontata da migliaia di anni, il fascino e la competenza con cui illustra le etimologie di parole che oggi molti usano quotidianamente, il più delle volte senza conoscerne il significato originario, rendono la lettura scorrevole e decisamente gradevole. Una scrittura ammaliante, avvolgente, capace di estraniare il lettore e di portarlo a un tempo che non esiste più. Così, le imprese di Giasone e la scelta di Medea diventano occasione per profondi e appassionati discorsi sul mondo di oggi, sull'eroismo ormai perduto della generazione umana attuale, sulla crisi che sembra aver coinvolto l'uomo moderno il quale sembra aver abdicato al ruolo di eroe.
Lo scopo del libro è presto detto:
La misura eroica diventa subito libro indispensabile che utilizza il mito greco per impostare un discorso attualissimo, da cui traspare la grande passione dell'autrice per la lingua originale delle Argonautiche, libro potente e bellissimo capace di farci salpare verso l'orizzonte della felicità.
La misura eroica è questo e molto altro, ma la morale del libro la lasciamo alla vostra curiosità di lettori, certi di lasciarvi in buone mani.
€ 17,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
Una volta chiuso La misura eroica bisogna riprendere fiato. Non perché il libro sia difficile o particolarmente arduo, ma perché, girata l'ultima pagina, viene spontaneo rielaborare gli affascinanti contenuti trasmessi dalla voce della Marcolongo. Sfogliando il volume, infatti, l'autrice – che ha già dimostrato la sua straordinaria capacità di parola facendo di un libro sulla lingua greca un best-seller (La lingua geniale. Nove ragioni per amare il greco, Laterza, 2016) – riesce con efficacia e potenza comunicativa a imbastire un discorso sul presente parlando del passato, e raccontando le avventure di un gruppo di uomini mitici, gli Argonauti, parla a tutti i lettori.
Il libro prende le mosse da due storie, la prima è quella raccontata da Apollonio Rodio, in cui si parla di Argo, «la prima nave del mondo a solcare il mare secondo i mitografi antichi» (p. 16). La seconda è quella di How to abandon ship, un volumetto scritto dal terzo ufficiale della nave Robin Moor, John J. Banigan (insieme allo scrittore Phil Richards), sopravvissuto al naufragio dell'imbarcazione, a causa di un attacco sottomarino. Questo piccolo prontuario del 1942 ha incrociato la strada della Marcolongo molti anni fa, e da allora non ha più abbandonato la scrittrice, seguendola nei suoi viaggi e occupando sempre un posto in valigia. Le citazioni che aprono i capitoli sono tratte proprio da questo libro, il quale si presta ad una doppia lettura, letterale e metaforica: come abbandonare una nave, e quindi come salvare la propria vita da un naufragio, inteso anche su un versante più strettamente umano.
Il racconto mitologico occupa la quasi totalità del libro della Marcolongo, costituendone il fulcro e portando con sé il messaggio dell'opera. Le vicende di Giasone e Medea costituiscono l'architettura portante del volume, e offrono alla scrittrice il pretesto narrativo per il proprio affascinante monologo. Ciò che salta subito agli occhi è la straordinaria capacità narrativa della Marcolongo. La sua scrittura è travolgente, avvincente, e il modo in cui riesce ad incastonare nelle vicende di migliaia di anni fa densi e lucidi ragionamenti sul mondo di oggi, è molto coinvolgente.
La struttura del discorso, la passione con cui ci racconta di personaggi mitici ed eroi di un'altra epoca, ormai tramontata da migliaia di anni, il fascino e la competenza con cui illustra le etimologie di parole che oggi molti usano quotidianamente, il più delle volte senza conoscerne il significato originario, rendono la lettura scorrevole e decisamente gradevole. Una scrittura ammaliante, avvolgente, capace di estraniare il lettore e di portarlo a un tempo che non esiste più. Così, le imprese di Giasone e la scelta di Medea diventano occasione per profondi e appassionati discorsi sul mondo di oggi, sull'eroismo ormai perduto della generazione umana attuale, sulla crisi che sembra aver coinvolto l'uomo moderno il quale sembra aver abdicato al ruolo di eroe.
Eroe, per i greci, era chi sapeva ascoltarsi, scegliere se stesso nel mondo e accettare la prova richiesta a ogni essere umano: quella di non tradirsi mai. (p. 7)
Vittorie e sconfitte non sono affatto il metro dell'eroismo: da millenni eroe è chi decide la sua vita, la sua misura sarà sempre grande perché sarà quella della sua felicità. […] La parola eroe è così sbiadita e logora da essere usata per definire solo i vincenti, protagonisti di spettacolari imprese da Ted Talk o reality show, e ci accade di dimenticare come tutti noi abbiamo un potenziale eroico che solo l'andae per mare può farci riscoprire. Insieme all'amore, che dell'eroismo di ogni singola vita è sempre scintilla, perché sa innalzare fino al cielo il nostro metro interiore. (pp. 7-8)La Marcolongo ama le parole e sa usarle con efficacia: le etimologie perdute nell'uso comune vengono riportate a galla e regalano al lettore che non è avvezzo a studi linguistici una prospettiva nuova sul suo linguaggio.
Lo scopo del libro è presto detto:
Con il mito degli Argonauti e le parole del mare, vorrei condurvi attraverso quella soglia che siamo chiamati a varcare ogni volta che qualcosa di potente ci accade e ci cambia per sempre. (p. 11)
Spero che questo libro vi aiuti ad amare di più, a ridere di più, a chiedere di più alla vita, a vincere la paura di decidere quando la vita vi chiede un parere. E soprattutto a trovare non le parole giuste, ma le parole vostre. (p. 12)Parlando di Giasone, la Marcolongo parla di noi: si rivolge alla nostra parte eroica, quella che permette ad ogni essere umano di vivere con piena dignità e coscienza di sé.
L'istinto di cambiare, la forza di scegliere, il coraggio di amare, l'onore di essere fedeli, prima di tutto a sé stessi, al capacità di dire di sé: sono questi gli elementi che permettono agli esseri umani di ogni epoca di vivere in pienezza e dignità. (p. 26)
Succede che, a un certo punto, quel brivido che ci scuote non lo vogliamo più sentire e lo scambiamo per uno spiffero di freddo che disturba il nostro torpore, le nostre abitudini. Allora ci copriamo, ci infagottiamo di alibi. […] Iniziamo a sbuffare dei lunedì della vita, degli imprevisti, delle continue prime volte, smettiamo di essere curiosi, non vogliamo nulla di nuovo – basta, grazie, sono a posto così –, vogliamo che ogni giorno sia domenica, sprofondati nella tranquillità del nostro piccolo divano e delle nostre piccole certezze. (pp. 27-28)La Marcolongo ci invita a prendere coraggio, ad agire, a scuoterci dal torpore della routine quotidiana, per abbracciare pienamente la vita, per avere il coraggio d'amare. Questo, tuttavia, non è certo un libro motivazionale, o un manuale di auto-aiuto, tutt'altro. È, piuttosto, un racconto sull'eroismo – spesso dimenticato – che scorre nelle vene degli uomini, che parte da chi ha saputo fare della capacità eroica la costanza della propria vita, scegliendo di affidarsi all'amore: Medea, il cui cuore ha compiuto la scelta più grande.
Delicata e potente insieme è la metafora che Apollonio Rodio ha saputo trovare per l'irripetibile, sconcertante, sublime attimo in cui, muti, stiamo per – per parlare per la prima volta, per innamorarci per sempre. Cristallino καιρός.Il coraggio degli Argonauti ispirerà l'essere umano e il racconto del viaggio per mare diventerà metafora di vita. Durante la narrazione, la storia degli Argonauti si intreccia con la biografia personale della Marcolongo: in diversi punti la scrittrice inserisce delle riflessioni - talvolta commoventi - sul proprio percorso di vita, facendo del racconto anche un'importante testimonianza biografica.
«Muti e senza voce, stavano uno di fronte all’altra
simili a querce o a certi alti pioppi che, piantati
fianco a fianco sui monti, restano immobili quando
l’aria è tranquilla, ma sanno sussurrare all’infinito
se scossi dalle raffiche di vento. Allo stesso modo, per il soffio
di amore, Giasone e Medea stavano per dirsi così tante parole.» (p. 110)
La misura eroica diventa subito libro indispensabile che utilizza il mito greco per impostare un discorso attualissimo, da cui traspare la grande passione dell'autrice per la lingua originale delle Argonautiche, libro potente e bellissimo capace di farci salpare verso l'orizzonte della felicità.
La misura eroica è questo e molto altro, ma la morale del libro la lasciamo alla vostra curiosità di lettori, certi di lasciarvi in buone mani.
Valentina Zinnà
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