di Oscar Logoteta
Fratelli Frilli, 2017
pp. 156
€ 11,90
16 marzo 1978. Mentre la tv dà la
notizia del rapimento di Aldo Moro, a Milano il commissario Negri si
ritrova per le mani un caso molto particolare: il grande Bernini, un
illusionista che era in scena al Piccolo Teatro, muore sul palco
nella vasca d'acqua che usava per i suoi spettacoli.
I Fratelli Frilli confermano la loro
predilezione per i romanzi fortemente connotati geograficamente; in
questo caso, anche il periodo storico ha un ruolo centrale: a far da
sfondo alla vicenda c'è infatti una Milano tra la contestazione
giovanile, il terrorismo e il dilagare dell'eroina. Negri, anzi il
Negri, seguendo il vezzo tipico
del Nord di mettere l'articolo determinativo prima dei nomi propri
utilizzato nel libro, si muove nelle strade del capoluogo
lombardo tra un omaggio al Drago del Giambellino della canzone diGaber e le frequenti soste al bar, rifugio accogliente dove c'è
sempre pronto un Negroni ed un bonario sfottò tra gli amici di una
vita.
Logoteta sceglie un narratore
onnisciente ma informale, che fa uso di incisi ora confidenziali, ora
ironici, ora esclamativi. Ha uno stile scorrevole ma non impeccabile
dal punto di vista della scrittura, il cui difetto principale sono le
troppe ripetizioni.
Il commisario scopre che il mago si
stava interessando di spiritismo (viene citato Rol). Le ricerche lo
portano sulle tracce di una sensitiva, Cassandra, che sembra poterlo
mettere in contatto con Francesca, la sua amata morta. Il
protagonista custodisce infatti un dolore profondo: la perdita della
compagna e del figlio che portava in grembo a causa di un parto
finito male. Ma come si può spiegare razionalmente questo apparente
contatto con l'aldilà? Ogni magia ha il suo trucco, questa però è
difficile da smascherare.
La disillusione del titolo e il
disincanto cui rimanda hanno una duplice accezione: assenza di magia,
di fronte ad un delitto che riconduce l'esoterismo e la
prestidigitazione a moventi ed azioni tutt'altro che sovrannaturali,
e fine dell'idealismo, crollo delle utopie. L'assassinio di Moro (tre
giorni prima di un altro fatto di sangue, proprio a Milano, ovvero
l'omicidio di Fausto e Iaio) è il culmine del processo della
perdita dell'innocenza di un'intera generazione e dell'Italia tutta.
Il caso di Milano disillusa e lo
sfondo nel quale è inserito possono essere dunque letti come due
esempi rispettivamente di giallo e di noir, il cui accostamento mette
ben in luce la differenza riconosciuta universalmente tra questi
generi: il commissario Negri verrà a capo dell'indagine, risolverà
tutto ciò che pertiene il delitto del grande Bernini; per quanto
riguarda invece i misteri d'Italia, e di un mondo che “non si
capisce più”, la
faccenda è molto più complicata.
Nicola Campostori
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