Il nostro meglio
di Thi Bui
Mondadori, 2018
Traduzione di Veronica Raimo
pp. 336
€ 26 (cartaceo)
De Il nostro meglio se è tanto sentito parlare negli Stati Uniti per tutto il 2017. Non solo perché è stato tra i graphic novel più venduti su Amazon USA (e con il colosso di Seattle tocca oramai fare i conti per decifrare i gusti dei lettori di tutto il mondo), ma anche perché Bill Gates lo ha inserito tra le sue migliori letture dell’anno insieme a Vaclav Smil e Viet Thanh Nguyen.
Che non si venga a dire che questa recensione sarà viziata dal giudizio di uno degli uomini più ricchi del mondo (e di sempre) che tuttavia non passerà alla storia per le sue conoscenze letterarie. Fatto è, però, che se un'opera appartentente a un genere poco diffuso come quello del fumetto arriva ad essere annoverata tra le migliori dell’anno, c’è da approcciarsi alla sua lettura con l’animo gonfio di aspettative. E le premesse ci sono tutte.
Ci sono nel cosa Thi Bui racconta: il graphic memoir uscito in Italia lo scorso 6 marzo è un racconto in prima persona dell’autrice che ripercorre la memoria, appunto, sua e della sua famiglia a partire dalla fuga dal Vietnam verso gli Stati Uniti nel corso degli anni Settanta. E se il tema storico è predominante (la guerra del Vietnam, il Việt Minh, la dominazione francese, la caduta di Saigon che spinge la famiglia Bui alla fuga) in quanto verità con cui dover necessariamente fare i conti per comprendere se stessi e i propri familiari, è invece l’introspezione ad accompagnare il lettore nella narrazione delle vicende di diverse generazioni di protagonisti. Thi infatti confessa di aver sentito forte l’esigenza di rispondere alla domanda Quanto bene conosciamo i nostri genitori? nel momento in cui lei stessa è diventata madre e le si sono materializzati tutti i fantasmi che sapeva accompagnavano il padre e la madre, profondamente traumatizzati dal loro passato, ma con non si è mai sentita a suo agio nell'affrontare certi argomenti.
Il nostro meglio - p. 1, Mondadori (2018) |
Infine, anche nel messaggio sotteso al racconto di Thi Bui le premesse vengono pienamente soddisfatte. Le vicende della famiglia Bui, prima, e di Thi mamma, poi, riescono ad essere sempre doppie, sia universali che particolari, in ogni circostanza della loro realizzazione. La memoria di Thi diventa quella del popolo Vietnamita che ha vissuto in prima persona l’orrore di una guerra, ma anche del popolo americano, che dopo quarant’anni non è ancora riuscito a rispondere a tutti gli interrogativi attorno a questo conflitto inspiegabile e che cerca sempre di più di scrollarsi di dosso l’opposizione manichea tra bene e male per capirne il lascito su milioni di persone. Il nostro meglio è poi la storia di una famiglia, ma anche di tutte quelle famiglie che in tutto il mondo affrontano lo sradicamento dalla propria terra, lo status di rifugiati e la speranza di una nuova vita lontano dalla sofferenza. È anche la storia di una coppia di genitori, così come tutte le coppie di genitori che in ogni epoca e luogo hanno provato a fare del loro meglio per assicurare ai figli la felicità e la serenità che meritano, anche a discapito della loro, di felicità. Soprattutto, il graphic novel è la storia di una figlia e di tutti quei figli che non hanno mai osato aprire un varco nell’animo dei propri padri e delle proprie madri, non riuscendo a cogliere davvero il sacrificio di ogni loro gesto. Il nostro meglio è in definitiva un libro pieno di speranza che permette di capire finalmente quale dovrebbe essere il mantra di tutti i genitori: quando si tratta di crescere i propri figli, si fa semplicemente il meglio che si può fare in quel momento.
Federica Privitera