di Emanuela Canepa
Einaudi, 30 aprile 2018
pp. 260
€ 17,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
- [...] Le mie riserve sulle donne [...] dipendono dal fatto che peccano avendo la pretesa di uscirne con la coscienza pulita. Questo le rende più interessanti. Più ridicole. E più perverse. Mi limito a prenderne atto. Per il resto, il mondo è pieno di idioti di entrambi i sessi, e io penso male di tutti allo stesso modo. (p. 152)
Rosita è abituata a farsi bastare le cose, senza disturbare: lei, che ha deciso di lasciare il suo paesino del Meridione e la madre asfissiante per studiare Medicina a Padova, si è trovata a mantenersi a stento con un lavoro sottopagato al supermercato e a pagare con difficoltà l'affitto di una stanza decrepita. E poi è abituata a farsi bastare le attenzioni sporadiche, interessate e del tutto senza aspettative di Maurizio, un uomo sposato che appare e scompare a suo piacimento, senza un pensiero affettuoso. Ma qualcosa cambia: il giorno della Vigilia natalizia, Rosita trova un portafoglio rubato e decide di riportarlo alla proprietaria, una straniera che abita in una grande casa. Con sua sorpresa, oltre alla donna, conosce il padrone di casa, un distinto ultrasettantenne, dall'aria elegante, che si interessa alla vita di Rosita e si meraviglia che la ragazza, in simili difficoltà economiche, abbia avuto l'orgoglio e il senso etico di rinunciare alla ricompensa. Le loro strade sono destinate a incrociarsi di nuovo: l'uomo, Ludovico Lepore, un famoso avvocato a Padova, cerca una nuova segretaria. Pare tutto piuttosto dickensiano, vero? Ma la realtà è diversa: lo studio dove Rosita si trasferisce, complice l'aggravarsi delle sue condizioni economiche, è austero e richiede una presenza adeguata, oltre alle competenze.
All'inizio Rosita, abituata a passare inosservata il più possibile, combatte contro i pregiudizi e i discorsi maschilisti e antiquati dell'avvocato Lepore, ma presto, con l'aiuto imperativo della socia Renata Callegari, la ragazza struccata e scialba inizia la trasformazione. L'aspetto fisico è per Lepore un necessario biglietto da visita, su cui non intende transigere, nonostante le resistenze di Rosita e le sue difficoltà a indossare certi vestiti formali e femminili con spontaneità. In poco tempo le cose cambiano: Rosita tiene i vestiti anche per tornare a casa, si trucca con più attenzione, si compiace con un po' di stupore delle reazioni che suscita negli uomini che entrano nello studio. È un percorso veloce, che però può subire facili battute d'arresto e passi indietro: basta un pensiero al proprio passato, o una chiamata della madre per sfaldare la sicurezza di Rosita. Le discussioni con l'avvocato, invece, sembrano rinfrancare la ragazza, anche se lei ogni volta deve fare i conti tra il desiderio di rispondere a tono e la necessità sempre più palese di mantenere questo lavoro. Quanto si può venire a patti con chi siamo davvero? Quanto Rosita intende resistere alle provocazioni? E soprattutto, perché l'avvocato ce l'ha tanto con le donne?
La risposta, almeno a quest'ultima domanda, si ricostruisce via via, nei capitoletti che ci portano agli anni Cinquanta e a una storia che tocca da vicino Lepore e che ancora rimorde, nonostante sia passato mezzo secolo.
Pur con qualche disequilibrio narrativo ben perdonabile in un esordio, L'animale femmina, che ha meritato il Premio Calvino 2017, ha l'innegabile merito di rimettere in discussione cosa significhi davvero essere donna, oggigiorno e sempre, accertando quanto alcuni pregiudizi che speriamo di aver superato siano in realtà ancora ben saldi. Ed è un romanzo che preleva la sua protagonista da una vita dietro le quinte e la costringe a prendere una posizione: in merito al suo lavoro, alle sue aspettative di vita, ma anche al suo essere donna e al sesso. La sensualità, infatti, benché trattata con grande delicatezza e spesso con allusioni, è un tema vibrante sotto i discorsi di Rosita e dell'avvocato, ma anche nelle più superficiali relazioni umane. E questo rende L'animale femmina concreto quanto il suo titolo.
GMGhioni