Il ciclo di incontri curato da Ilide Carmignani, L’autore invisibile, ospita ogni anno grandi scrittori insieme ai loro traduttori, portando all’attenzione dei lettori le questioni difficili, controverse e affascinanti che ogni testo pone a chi deve trasporlo in un’altra lingua, in un’altra cultura.
Il 12 maggio Antoine Volodine – fondatore del post esotismo – ha conversato con Anna D’Elia, che ha ricevuto il premio Gregor von Rezzori proprio per la traduzione del suo Terminus radioso. Per la natura estremamente sperimentale dei suoi libri e per il fatto che ami inventare piante e animali, la traduzione dei suoi testi è una sfida particolarmente ardua e gli interventi di D’Elia sono state delle confessioni, parole sentite con le quali ha raccontato di momenti di «disperazione professionale pura» e di come Volodine l’abbia aiutata a scoprire la natura del suo immaginario. «Più le osservi da vicino, più le parole ti guardano da lontano»: la traduttrice ha raccontato di come questa frase di Krauss l’abbia aiutata a guardare da lontano ai nomi di queste piante, e così ha fatto, cominciando a intuirne la filigrana a poco a poco.
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D’Elia e Volodine hanno inoltre convenuto come il cinema sia sempre stato decisivo per l’immaginario dell’autore:
«Le immagini sono forse alle origini della mia scrittura e credo che anche un elemento importante nel dialogo con un traduttore sia questo far riferimento alle immagini, alle atmosfere, ai colori».
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«Certe volte ho la sensazione di avere una grande responsabilità quando scelgo un termine piuttosto che un altro, perché una parola antica molto spesso è un guerriero di 2000 anni, pieno di cicatrici, ha fatto tante battaglie e se la usi devi conoscere quelle che evochi».
Volodine ha raccontato invece di vivere diversamente la sua attività di traduttore dal portoghese e dal russo, perché non ha mai avuto contatti con gli autori, un po’ perché a loro non importava e un po’ perché si definisce individualista, dunque sarebbe un fastidio qualunque intromissione nel suo lavoro; la sua principale preoccupazione è quella di non tradire il lettore e, nello stesso tempo, di rispettare la lingua d’origine. Al contrario, quando scrive come Draeger e Bassmann rifugge ogni facile ripiego e tutti quegli espedienti cui ricorrono gli scrittori per avere successo di pubblico.
Lorena Bruno
@Lorraine_books
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