Io, Agrippina
di Andrea Carandini
Laterza (collana i Robinson/Letture), 2018
pp. 312
€ 20 (cartaceo)
€ 11,99 (e-book)
Io, Giulia Agrippina Augusta, oggi 6 novembre del 55 giorno del mio quarantesimo natale, ho deciso: per il ruolo che ho svolto nella famiglia Giulia, per rispondere alle insinuazioni di palazzo trapelata in città e per difendere l'operato della mia famiglia scrivo le gesta delle due Agrippine - fatto senza precedenti - cioè di mia madre e mie, che abbiamo tratto il nome dal nonno M. Vipsanio Agrippa (p. 3).
Comincia con queste parole la bellissima biografia romanzata che Andrea Carandini, professore emerito di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana presso l'Università di Roma La Sapienza, ha dedicato ad una delle donne più famose e controverse dell'antico mondo romano: Agrippina minore (chiamata così per distinguerla dalla madre), moglie dell'imperatore Claudio e madre di Nerone.
Nonostante sull'affascinante mondo dei sovrani dell'antica Roma siano stati davvero versati fiumi di inchiostro, in Io, Agrippina (Laterza, 2018) il professor Carandini narra con un'abilità fuori dal comune le gesta di uomini e donne le cui vite possiedono spesso i caratteri di quelle di semi divinità.
Intuita la fine, Augusto ha sussurrato a Livia: "Addio, ricorda la nostra unione..." [...]. Ai pochi amici seduti intorno al letto il principe ha detto: "Ho ricevuto Roma di terra e la lascio di marmo". Infine, con uno sguardo quasi lieto, ha concluso: "Se ho recitato bene, applauditemi...", e mentre gli amici battevano le mani - Livia immobile, in un angolo - il padrone del mondo è spirato (p. 20).
Con l'aiuto di puntuali e approfondite tavole a supporto della narrazione, il lettore riesce ad orientarsi in quel labirinto di intrecci che era la famiglia di Agrippina, ove il sangue di Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Claudio si mescolò a quello di tantissimi altri personaggi le cui gesta hanno attraversato i millenni di Storia per giungere fino a noi.
Nello stesso tempo, le tavole forniscono un'idea di quella che era la geografia di Roma ai tempi di Agrippina, dell'evoluzione delle abitazioni costruite nel corso dei secoli sul colle Palatino e offrono una dettagliata ricostruzione dell'interno di queste case, consentendo una vera e propria immersione nelle atmosfere di una delle antiche civiltà più belle e interessanti di tutti i tempi.
Nel propagarsi, l'Impero ha diminuito, anche se non spento, le innumerevoli culture locali, facendole gravitare sulle leggi e sui costumi dei Romani, plasmandole ma non oltre il necessario. Non è forse questa la funzione dell'ordine: aggregare uomini sparsi o inadeguatamente raggruppati, che tra loro come lupi si sbranano, intorno a un potere ecumenico, stabile perché pacificato e durevole perché volto all'eterno, la cui identità è diventata fattore comune? Una civiltà non può equivalere a un guazzabuglio di culture che non si integrano intorno a un fulcro di attrazione e che generano regresso (pp. 33-34).
Una scrittura dallo stile lento e dettagliato, un ottimo apparato di note e un'atmosfera che pare rarefatta e sospesa nelle nebbie del tempo contribuiscono a rendere questo libro non solo una bellissima biografia di un personaggio storico troppo spesso posto in secondo piano rispetto ai suoi prossimi congiunti, ma anche un affascinante mosaico dell'impero romano e di coloro che sono stati protagonisti dello stesso, delle loro gesta, delle loro imprese, della grandezza di un popolo ancora oggi conosciuto ed ammirato in tutto il mondo.
Un libro avvincente consigliato non soltanto agli addetti ai lavori curiosi di approfondire la vita di Agrippina, ma anche a tutti coloro che amano la Storia antica e che non smettono mai di pensare che, come diceva Cicerone, Historia magistra vitae est.
Ilaria Pocaforza
Un'intervista al professor Andrea Carandini: