#CriticARTe - Giudizio Universale: un ponte tra presente e passato

Giudizio Universale
di Marco Balich
(Artainment Worldwide Show)

Girovagando per le strade di Roma è inevitabile imbattersi in decine di pubblicità dello spettacolo ad "effetto immersivo" (così è stata definita questa rappresentazione 3.0) Giudizio Universale, in scena dal 16 marzo all'Auditorium Conciliazione per la regia di Marco Balich, il main theme song di Sting, il suono di Mirko Perri (vincitore del prestigioso "David di Donatello" 2017 per il film Veloce come il vento), i costumi di Giovanna Buzzi (vincitrice del "Metropolitan Fashion Award" 2017, l'Oscar della Moda), la voce (tra le altre) dell'attore Pierfrancesco Favino e la consulenza scientifica dei Musei Vaticani.

Un momento dello spettacolo
Dopo l'ennesimo servizio al telegiornale mi sono ritrovata ad acquistare anche io un biglietto, sperando che il mio entusiasmo non si infrangesse contro le sirene del marketing pubblicitario, reo molto spesso di suscitare aspettative altissime nei confronti di un'opera ed averle, subito dopo, deluse.

Fin da subito le "maschere" ci avvisano che praticamente ogni giorno lo spettacolo è sold out, ed anche in questo caldo pomeriggio di maggio alle centinaia di romani si mescolano altrettanti turisti stranieri, tutti ansiosi di assistere al recital che racconta la genesi della creazione dell'affresco che dà il titolo allo spettacolo e che è ammirato ogni giorno da milioni di visitatori da tutto il mondo: quello che ricopre la volta della straordinaria Cappella Sistina.


Fin dal primo dei 60 minuti che costituiscono questa meravigliosa rappresentazione si prova un'emozione indescrivibile, mentre sul palcoscenico e sopra le nostre teste scorre la storia dell'incredibile genio di Michelangelo Buonarroti (al quale la voce di Favino regala una nota di raro coinvolgimento) e del papa Giulio II della Rovere: fu quest'ultimo, infatti, a commissionare all'artista toscano questa 
I ballerini in scena
goccia di bellezza purissima (che) porterà il nome di colui che l'ha edificata. La Cappella Sistina,
alla quale lo scultore e pittore lavorò dal 1508 al 1512.
  
Descrivere in maniera efficace le meraviglie di Giudizio Universale è quantomai arduo: le luci, la bellissima musica di John Metcalfe ed il coinvolgente main theme in latino di Sting (il quale da anni studia e rivisita la musica antica), l'odore di incenso dopo l'elezione in conclave del nuovo papa, i ballerini che inscenano con grazia la venuta del diluvio universale, tutto contribuisce a prendere per mano lo spettatore ed a rendere protagonista, anch'esso, dell'opera attraverso una speciale immersione sensoriale.   


Giudizio Universale diviene, in tal modo, accessibile ad un pubblico quanto mai variegato: dai bambini, agli studiosi, ai semplici appassionati di arte e spettacolo fino ai profani.
Le meraviglie della tecnologia digitale riescono ad arricchire la storia, a renderla più chiara, a spiegarla in maniera semplice ma mai banale: sembra davvero che sia lo stesso Giudizio a prendere la parola, narrando la propria genesi, in una parabola sorprendente e quanto mai attuale che lascia lo spettatore in preda ad una "sindrome di Stendhal".


Un altro frammento dello spettacolo
Marco Balich, ideatore, regista e direttore artistico di questo lavoro, ha all'attivo più di 20 Cerimonie Olimpiche (tra le quali Torino 2006, Sochi 2014 e Rio 2016), la Direzione Artistica del Padiglione Italia e l'ideazione dell'iconico Albero della Vita al recente Expo di Milano 2015, un Emmy Award ed il Premio Compasso D'Oro, e dà prova ancora una volta del suo straordinario ingegno creativo, spingendo anche Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, ad affermare:

Il live show non vuole essere un'alternativa alla visita alla Cappella Sistina, che va contemplata nel suo naturale e stupefacente impatto visivo universale, ma può rappresentare un ottimo modo di vivere e conoscere la Cappella più famosa del mondo in modo diverso.
Si parla di tenere in cartellone Giudizio Universale per 2 anni, e davvero l'augurio che possiamo fare a questo spettacolo è che riescano a vederlo più persone possibili, magari anche più di una volta, perché vederlo costituisce l'occasione per rendersi conto, una volta di più, quale possa essere stato il genio umano nel passato e fin dove può spingersi l'ardimento della creatività artistica presente combinata alla potenza della tecnologia del digitale, dando come risultato un nuovo capolavoro.




Ilaria Pocaforza