Piccola enciclopedia dei mostri e delle creature fantastiche.
Storia illustrata dei 50 mostri che rendono questo mondo un posto spaventoso
di Orazio Labbate
illustrazioni di Marco Ugoni
24 ORE Cultura, 2016
pp. 123
€ 17,90
Chi non ha presente opere chiave della storia dell’arte occidentale come Il sonno della ragione genera mostri (1797) di Francisco Goya e L’incubo (1781) di Johan Heinrich Füssli? Chi non si è mai immedesimato nell’uomo che, seduto su una seggiola di fianco a un tavolo, accasciato in posa da dormiente, si cinge la testa tra le braccia come per ripararsi dall’attacco di una frotta di gufi e pipistrelli svolazzanti d’intorno, proiezione perfetta del suo inconscio? E chi non si è mai rivisto nella giovane figura femminile riversa sul proprio letto, vegliata dal ghigno di un demone e dallo sguardo cieco e furioso della famigerata “cavalla della notte” (questa l’etimologia del termine inglese nightmare)? Dotate di quel tanto di ambiguità che ancora oggi, a distanza di secoli dalla loro realizzazione, ci rendono incerti sul fatto che gli incubi possano fare il nido solo negli stati di incoscienza oppure vengano al mondo per eccesso di lucidità, sarà bene tenerle presenti entrambe prima di sfogliare la Piccola enciclopedia dei mostri di Orazio Labbate, volumetto che, grazie anche alle belle e dettagliate tavole in bianco e nero di Marco Ugoni, stila un elenco di tutte quelle creature che, dall’antichità ai giorni nostri, da Occidente a Oriente, tra saghe mitologiche e leggende metropolitane, hanno dato corpo alle angosce più profonde dell’essere umano.
Pubblicato nel 2016, nell’intervallo di tempo compreso tra i romanzi Lo Scuru (2014) e Suttaterra (2017) che hanno imposto l’autore all’attenzione della critica come inventore del “gotico siciliano” – questo lavoro di Labbate ne anticipa una vena per così dire dotta (ma priva di respingenti accademismi) presente anche nel recentissimo Atlante del mistero (2018), con il quale condivide pure la felice accoppiata di testo e illustrazioni a fronte. Dopo una breve introduzione in cui vengono spiegate Le ragioni del mostro, e dunque i perché della sua presenza nella cultura e le peculiarità ontologiche della sua natura, si susseguono dunque gli “identikit” (cinquanta in tutto, e in ordine alfabetico) delle creature fantastiche più disparate, di cui racconti d’invenzione, religione, mito e cultura popolare hanno lasciato traccia nell’immaginario collettivo. Labbate ne spiega origini, occorrenze e caratteristiche principali, con una prosa suggestiva che, come nelle intenzioni da lui esplicitamente dichiarate in una nota di apertura, fa convivere stile letterario e stile descrittivo: chi legge ha così l’impressione di trovarsi di fronte ai profili dei personaggi di un’unica grande narrazione, che poi, per l'appunto, è quella delle inquietudini umane, della quale si cerchi di tenere le fila soffermandosi ora su questa ora su quella “epifania”.
Ci sono i mostri di cui tutti abbiamo prima o poi fatto conoscenza, soprattutto attraverso i classici e i libri di epica ma anche grazie alle raffigurazioni che di loro ci hanno consegnato i più importanti pittori e scultori: così (tra gli altri) ecco le Arpie, Cerbero, i Ciclopi, la Medusa, il Minotauro, la Sfinge, le Sirene; un gruppo numeroso, "familiare", in un certo senso inoffensivo e anzi dotato di grande fascino e attrattiva proprio in virtù delle molteplici trasposizioni artistiche che si sono succedute nel corso dei secoli. Ma ci sono anche entità nuove, assai più recenti e per questo più disturbanti, scaturite dalla testimonianze dirette di coloro che credono di averci avuto a che fare in contesti di ordinarietà urbana o rurale: figure come il Demone di Dover (prime apparizioni nel 1977) oppure l’Uomo Gufo (scoperto tra il 1976 e il 1978) e l’Uomo falena (il cui “esordio” si colloca sempre nella seconda metà del Novecento). E che dire poi di Angeli, Demoni e Fantasmi, con il loro appello all’eventuale fede di ciascuno?
Senza dubbio fitto di curiosità (e comunque programmaticamente non esaustivo), questo lavoro di Labbate ha tempi di lettura proporzionalmente inversi rispetto a quelli di una qualsiasi enciclopedia in più volumi: si inizia e si finisce in poche ore, con un mostro che (così come fanno le ciliegie) “tira” l’altro. E si sfoglia con piacere anche prima di andare a dormire, forse anche per la natura spesso mitologica o puramente fantastica dei soggetti descritti, che proiettano ogni nostro eventuale timore in lontanissime coordinate spazio-temporali (il che lo rende un compendio interessante anche per i lettori giovani e giovanissimi). A meno che, come è ovvio, non si prenda spunto proprio da questa constatazione per riflettere su quanto siano antiche e istintive le nostre inquietudini, e quanto siano vari (e vani?) i conseguenti tentativi di spiegarle e rappresentarle:
«d'altronde, che cos'è un bestiario se non una raccolta di figure orribili situate nel misterioso confine tra la finzione e la realtà? Compito della letteratura sarà allora quello di raccontare queste creature provando a esorcizzare ogni minimo spazio di demarcazione tra i due mondi, fino al punto di suscitare il ragionevole dubbio che la Terra si abitata, nei suoi anfratti più oscuri, da quei mostri appena descritti».
Cecilia Mariani
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