Stagione di cenere
di Pasquale Ruju
Edizioni e/o, 2018
pp. 240
€ 16 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)
L'autostrada A10 Genova-Ventimiglia corre addossata alle montagne, quasi appesa per aria. In Liguria manca lo spazio e così ce lo siamo dovuti inventare. Chilometri e chilometri di viadotti che, per lo meno, regalano a chi viaggia un paesaggio mozzafiato. Lato mare. Già, perché lato monte lo spettacolo che si sussegue è quello di una teoria di boschi bruciati, talmente radicati ormai nella memoria di chi in quelle zone ci è nato e cresciuto, da non destare attenzione. I fianchi brulli, spelacchiati e carbonizzati dei monti fanno parte del paesaggio. Eppure i vecchi giurano e spergiurano che non era così un tempo.
Andiamo dall'altra parte del Paese. Un'estate qualsiasi. Un pomeriggio pigro in un appartamento di Palermo, in Sicilia. Si parla di cosa fare l'indomani, si decide per il mare di prima mattina, un panino cunzatu sulla via del ritorno. Vogliamo andare nel trapanese, in quel tratto di costa che nulla ha da invidiare ai Caraibi, che va da San Vito lo Capo a Macari. Lo Zingaro, riserva marina, macchia mediterranea. Farsi il bagno in quella parte di mondo dà l'idea di cosa sia la bellezza, quella vera. Tutto è pronto, ma il telegiornale della sera dà la notizia che non vorresti sentire: lo Zingaro brucia, e parecchio. Migliaia di ettari di macchia andati in fumo.
Estate: Stagione di cenere, come recita il titolo dell'ultimo romanzo di Pasquale Ruju, il secondo della serie Zanna, il terzo dell'autore sardo.
Come annunciato durante l'intervista di qualche settimana fa, il tema del libro è la criminalità organizzata degli incendi. Un pezzo di mafia che sale agli onori della cronaca solo in estate e solo nelle zone interessate dal fuoco: Liguria, Sicilia, Calabria e, come in questo caso, Sardegna. Eppure, dietro le fiamme si celano gli interessi del crimine organizzato che, con l'accendino, decide dove e come costruire, delimita terreni, modifica forzatamente piani regolatori e fa affari d'oro. La politica spesso tace, anzi è complice e partecipa agli utili. Si attiva, quindi, quel circolo vizioso che unisce in maniera indissolubile la malavita e la vita pubblica di questo Paese: un giro d'affari milionario, in cui a guadagnarci sono pochissimi, in cui il capitale italiano e quello straniero si mescolano fino a confondersi. Perché il confine tra legale e illegale, tra denaro sporco e denaro pulito in questo genere di business svanisce.
Franco Zanna tutte queste cose le conosce bene, per questo prima di dare al commissario capo Ventura le prove di quello che sta cercando scava a fondo fino quasi a rimetterci la pelle. Tuttavia, ciò che muove il personaggio di Ruju non è tanto il nobile sentimento di riportare giustizia nel mondo, quando una personale lotta interiore derivante dal trauma che l'ha costretto a lasciare Torino e tornare a rifugiarsi in Sardegna. Una guerra al Buio e al Nero che lo hanno fatto cadere nell'abisso profondo della sua anima e che tornano a bussare alla sua porta con inaspettata puntualità.
La Sardegna, tutta, è la grande tana di Zanna e di personaggi come lo zio Gonario, un ex bandito, criminale dal cuore nobile, che la vita ha messo sull'orlo del burrone, ma senza farcelo precipitare. Sono personaggi che rispecchiano il territorio in cui vivono, insulari ma non del tutto isolati, parte di un tutto e con un'identità estremamente radicata. Ciascuno di essi ha il suo mulino a vento, come spesso ripete Zanna a se stesso, o forse sarebbe più opportuno dire che quella di Zanna è una vera e propria Dulcinea che assume il nome di Lena in Nero di mare (E/O, 2017) e quello di Carine in Stagione di cenere. Don Chisciotte contemporaneo, l'eroe è letteralmente tenuto a galla dalla figlia Valentina, unica prospettiva di futuro.
Stagione di cenere consacra, se ce ne fosse stato bisogno, Ruju al romanzo noir. La narrazione, seppur inserita in una serie, ha una sua autonomia. Numerosi, nello stile, sono le strizzate d'occhio dell'autore ai lettori che l'avevano conosciuto sulle pagine dei fumetti di Sergio Bonelli. Anzi, dal fumetto Ruju mutua una tecnica narrativa ben precisa che consiste nel dosare la suspense con maestria e determinare il ritmo della lettura senza che il lettore se ne accorga. In questo modo l'immedesimazione con l'universo narrativo è totale e va ben oltre la semplice sintonia con il protagonista. In Stagione di cenere, ma anche in Nero di mare, la Sardegna la si vive sulla pelle: con le sue asperità e la sua bellezza, con i suoi paesaggi mozzafiato, con quella rassegnazione al destino che per assurdo si trasforma in un impellente bisogno di lottare tipicamente mediterraneo; con quel disincanto che ci rende consapevoli del fatto che il mondo è un caos e non possiamo cambiarlo; con quella desolazione dell'interno, che in un gioco di specchi abilmente orchestrato diventa metafora del nostro stesso abisso. Quello che ciascuno di noi conserva, geloso, nell'angolo più buio e remoto della propria anima.
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