di Vita Sackville-West
L’ippocampo, 2018
pp. 48
€ 19,90
Titolo originale: A Note of Explanation / A Little Tale of Secrets and Enchantment from Queen Mary’s Dolls’ House
Traduzione di Claudia Valeria Letizia
Illustrazioni di Kate Baylay
Postfazione di Matthew Dennison
Una storia che parla di una regina che possiede una casa di bambole, custodita nella biblioteca della casa di bambole della regina: il volume di Vita Sackville-West, meravigliosamente riedito da L’ippocampo edizioni, è un piccolo gioiello metaletterario risalente al lontano 1924. Vita era stata scelta, insieme ad altri centosettanta scrittori, considerati rappresentativi della letteratura del tempo, per realizzare i minuscoli volumi che avrebbero dato lustro ad un dono destinato alla regina Mary, moglie di Giorgio V. La proposta di Vita è quella di una storia leggera e giocosa, ma nient'affatto banale, che rivela il gusto dell'autrice per il superamento delle convenzioni e dei limiti imposti. La fiaba inizia infatti con i visitatori che ogni giorno si assiepano di fronte alla casa di bambole, talmente perfetta nei suoi più minimi dettagli che tutti avrebbero voluto farsi piccini e potervi entrare, per godere di tali comodità e meraviglie. La postilla ironica dell'autrice, però, provvede subito a riportare il lettore alla corretta chiave interpretativa da applicare al testo:
Ma poiché quella gente abitava a Londra e non in una tana di conigli, e aveva pagato uno scellino per sbirciare nella casa di bambole, e doveva proseguire per lasciar posto agli altri in coda, non poteva proprio far nulla di tutte quelle cose incantevoli. (p. 8)
Di un divertissement dunque si tratta, di una storia che ammicca alla tradizione popolare, ma che soprattutto strizza l'occhio all'intelligenza di un pubblico dotto ed elegante. Solo chi aguzza lo sguardo, forse fino a decifrare i minutissimi caratteri del libro di Vita, originariamente delle dimensioni di un francobollo, scritto a mano e conservato in mezzo agli altri tra gli esili scaffali insieme a ben più autorevoli compagni, può svelare il mistero della casa, comprendere ciò che nessun occhio può vedere.
C'era ad esempio il fantasma della casa, perché naturalmente la casa di bambole, essendo arredata di tutto punto, era stregata in modo vario e consistente come lo è qualsiasi bella dimora, anche se solo dalle promesse d'amore che vi sono state scambiate (e che lì si conservano intatte) o dalle canzoni che lì qualcuno ha intonato sull'onda della felicità. (p. 12)
Tutte le case parlano dei loro abitanti, recano tracce delle promesse che sono state proferite al loro interno. C'è un che di nostalgico e poetico nella delicatezza con cui Vita ci introduce al suo personaggio – uno spiritello allegro, curioso, combinaguai, ma anche elegante e dalle spiccate abilità sociali. Le illustrazioni con cui Kate Baylay accompagna il testo traducono alla perfezione in linee allungate e sognanti l’anima del racconto: in ambienti contraddistinti da delicate geometrie liberty, ricche decorazioni floreali e colori tenui e perfettamente armonizzati, si muove la figurina sottile col suo caschetto nero.
Fin da subito Vita rileva un problema definitorio relativo al fantasma, che rimanda sia all'identità fluida, complessa e sfaccettata dell'autrice, attestata anche nel più famoso Orlando di Virginia Woolf, sia alla natura del lettore appassionato che, come ci avrebbe ricordato Umberto Eco, non vive mai una vita sola, non è mai una persona sola:
Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.
L'opera scherza con se stessa e con il contesto quasi paradossale in cui è nata, al punto che l'autrice può prendersi una pausa da se stessa, escogitare una fantasiosa soluzione narrativa per descrivere il proprio stesso spirito libero, in continua via di ridefinizione e alla continua ricerca di un equilibrio tra ruoli differenti. Il fantasma che non è un fantasma si muove attraverso il tempo, tra presente e passato, ma anche attraverso le pieghe del reale: può così incontrare i protagonisti delle grandi storie (da Cenerentola al marchese di Carabas, dalla Bella Addormentata a Barbablù) e aggirarsi ai confini della letteratura europea, avvicinandosi, tra l'altro, a contesti a noi assai noti:
Per lei è stata una gioia indossare le splendide tuniche e le gonne corte del suo nuovo guardaroba da giorno insieme a quel caschetto scuro, che le dava un'aria fanciullesca e mascolina, da paggetto, vista su di sé l'ultima volta quand'era stata dieci giorni in una villa sopra Firenze, ad ascoltare le storie del Boccaccio e dei suoi amici. (pp. 28-29)
Non si vuole aggiungere altro per non rovinare le molteplici sorprese di un volume tutto da sfogliare, da assaporare, da (se mi si permette la licenza grammaticale) sorridere, che le immagini contribuiscono a rendere una piccola opera d'arte. D’altronde, se si tiene conto di quale doveva essere lo scopo primario del volume, questo è il migliore omaggio che si possa rendere alle intenzioni di Vita Sackville-West.
Carolina Pernigo