Dal Leviatano al drago
Mostri marini e zoologia antica tra Greci e Levante
di Anna Angelini
il Mulino, 2018
pp. 217
€ 20 (cartaceo)
Non c'è bisogno di essere un nerd o un geek (variante ancora più "estremista" di questa categoria sociale inventata in America e poi esportata nel resto mondo) per accorgersi di come il drago sia, ancora oggi, una figura molto ricorrente in film, cartoni animati, romanzi e videogiochi. Soltanto questo basterebbe a rendere Dal Leviatano al drago. Mostri marini e zoologia antica tra Greci e Levante di Anna Angelini, edito da il Mulino, un volume davvero interessante per comprendere una larga fetta del nostro immaginario. Grazie a un lavoro di ricerca profondo e attento, Angelini infatti costruisce un discorso ampio, ma in cui il lettore non perde mai il filo, per merito di un acuto gioco di associazioni/differenza tra la figura del drago a quella di un'altra, basilare e fondante, figura/creatura mitica, ovvero quella del Leviatano (la quale finirà per influenzare a livello non solo religioso ma anche filosofico molti pensatori). Questa inedita chiave di lettura rende il libro appassionante e molto interessante da leggersi, ma anche lo espone a qualche critica.
La prima parte del testo, anzi almeno quasi la metà, analizza la figura del Leviatano, andando a citare e utilizzando direttamente una mole considerevole di testi biblici o comunque coevi nel tempo e presentandoci una figura che è, a conti fatti, una figura mitica in continua trasformazione. Infatti il Leviatano può essere inteso, a seconda di come e quando lo si guardi, o come erede/riferimento al mondo dei cetacei, o dei grandi animali marini in generale ma più o meno reali, oppure come incarnazione del mostro degli abissi per eccellenza, il quale si ricollega agli episodi di Giobbe e di Giona.
Giobbe e Giona, i quali, come si sa, ebbero a che fare con mostri marini in genere, sono infatti evocati da Anna Angelini per affermare come la presenza del Leviatano sia stata costante nel corso dei secoli nel bacino del Mediterraneo orientale, anche in senso uguale e contrario. Tanto è vero che la stessa autrice, a un certo punto, ammette che
il pesce di Giona subisce un'evoluzione inversa rispetto a quella che vede protagonista il Leviatano, il quale perde progressivamente il suo carattere di mostro primordiale per assumere qualità ittiche che lo rendono sempre più simile ad un enorme pesce, anzi al pesce ideale preparato per il banchetto dei giusti. Sia il racconto del pesce di Giona che le narrazioni sui mostri marini in Grecia e Roma rielaborano il motivo mitico del mostro inghiottitore.
Questo piccolo passaggio è un ottimo esempio dello stile di Angelini che si presenta piano e volto alla maggiore chiarezza possibile, dimostrando quindi come tale libro sia alla portata di tutti. Questo carattere "pop" del titolo il Mulino è in perfetta sintonia con il tema trattato dato che, come ricordavamo all'inizio, se non il Leviatano, di certo il drago è presenza fissa nel nostro immaginario.
Ecco allora che, partendo proprio da questo presupposto, l'autrice nella seconda parte inizia, piano piano, a trattare sempre più diffusamente intorno al drago, ponendo in rilievo le varie tipologie di raffigurazioni dell'Età Antica, specie quella Greca antica, con particolare attenzione per le diverse caratteristiche date al mostro nel corso dei secoli: dalle ali a pipistrello, a caratteristiche più marine e acquatiche (come le pinne), passando per il fiato pestilenziale sino alle fauci velenose.
Mentre si percorrono questi capitoli, e qui sta forse il principale difetto del libro, si avverte sempre più chiaramente lo squilibrio tra la prima parte, molto compassata e dove gli esempi sono sostanzialmente non molti, e la seconda, davvero molto più ritmata e con numerosi raffigurazioni, anche sotto forma di immagini e reperti. Certo, è chiaro ed evidente come si sia "più avvezzi" a maneggiare un mostro come il drago, piuttosto che il Leviatano, per tutta la serie di motivi sopracitati, ma Angelini non fa, diciamo così, granché per rendere la figura biblica più "pop" e vicina a noi.
Dal Leviatano al drago rimane in ogni caso una lettura davvero molto interessante (presa nella sua totalità) e in grado di muovere la curiosità a più di un appassionato (tanto che, al termine del libro, si desidererebbe una parte in più, qualche approfondimento ulteriore). Insomma, lo studio ha sì un ottimo spunto di ricerca, condotto con un linguaggio brillante e giusto, ma presenta qualche pecca dal punto di vista dei "protagonisti", con uno squilibrio verso uno dei due.
Nonostante questo, il volume de il Mulino è una di quelle letture che, sotto il sole dell'estate a due passi dal mare, "va fatta per forza": anche solo per provare un piccolo ed innocuo "brivido peregrino" quando si guarda verso le onde del mare tra un pattino e un gruppo di ragazzi che giocano a racchettoni. E ogni riferimento alla vicenda di Laocoonte e figli è puramente voluto!
Mattia Nesto