L'università del crimine
di Petros Markaris (traduzione di Andrea Di Gregorio)
La Nave di Teseo, 2018
pp. 333
€ 18 (cartaceo)
€ 9, 99 (e-book)
Sono da sempre una grandissima appassionata della Grecia, dei suoi miti e delle sue leggende, perciò quando il mio Club di lettura ha votato l'ultimo giallo del greco fanariota Petros Markaris (il cui vero cognome è Markarian), L'università del crimine (La Nave di Teseo, 2018) come libro da leggere e poi discutere nel mese di giugno, sono stata ben contenta di tuffarmi in questa nuova avventura letteraria.
Il mio piacere è stato ancor maggiore nell'approcciare per la prima volta uno scrittore del quale ignoravo del tutto l'esistenza, Petros Markaris: nato nel 1937 ad Istanbul da padre armeno e madre greca, questo autore, drammaturgo, sceneggiatore e traduttore è stato più volte definito "l'Andrea Camilleri greco", e ha legato indissolubilmente il suo nome alle gesta del Commissario di polizia Kostas Charitos (per la critica "il fratello greco di Maigret"), le cui avventure sono state tradotte in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e turco.
Nell'undicesimo libro della serie di Charitos (precedentemente sono stati pubblicati 10 volumi e la serie di racconti raccolta in I labirinti di Atene) il lettore viene catapultato nell'Atene moderna, città cosmopolita, rumorosa, ben lontana da quei paesaggi bucolici ai quali la letteratura classica ci ha abituati. Un'Atene dalle cui descrizioni emerge una somiglianza così netta con Roma, da suscitare immediatamente un senso di vicinanza e simpatia ai nostri occhi:
Ben presto il governo greco fa pressione affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia, così le indagini del Commissario ribattezzato "Formica" per la sua propensione a scavare per non lasciare nulla di intentato, si intrecciano con la vita privata, della quale le protagoniste indiscusse sono la litigiosa moglie Adriana, sempre pronta a preparare buonissimi souvlaki, e alle prese con 3 nuove amiche, e la figlia Caterina, avvocato che li sorprenderà con un annuncio inaspettato.
La comicità di Markaris emerge grazie ad una scrittura dallo stile lineare ma mai banale e trova spesso il modo di manifestarsi nel corso degli ironici scambi di battute tra Charitos ed i suoi collaboratori, ed allo stesso modo ci regala perle di autentica saggezza:
Ilaria Pocaforza
Nell'undicesimo libro della serie di Charitos (precedentemente sono stati pubblicati 10 volumi e la serie di racconti raccolta in I labirinti di Atene) il lettore viene catapultato nell'Atene moderna, città cosmopolita, rumorosa, ben lontana da quei paesaggi bucolici ai quali la letteratura classica ci ha abituati. Un'Atene dalle cui descrizioni emerge una somiglianza così netta con Roma, da suscitare immediatamente un senso di vicinanza e simpatia ai nostri occhi:
C'è abbastanza traffico sulla provinciale, per cui procediamo a passo d'uomo, ma in ogni caso saremmo andati ad andatura da tartaruga, perché la strada è piena di rappezzi e buche (p. 26).L'indagine prende avvio non appena Charitos torna dalle vacanze estive, quando una fantomatica organizzazione terroristica rivendica l'uccisione di numerosi professori universitari che si sono lasciati ammaliare dalle sirene della politica (il titolo originale dell'opera è proprio Seminari sugli omicidi).
Ben presto il governo greco fa pressione affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia, così le indagini del Commissario ribattezzato "Formica" per la sua propensione a scavare per non lasciare nulla di intentato, si intrecciano con la vita privata, della quale le protagoniste indiscusse sono la litigiosa moglie Adriana, sempre pronta a preparare buonissimi souvlaki, e alle prese con 3 nuove amiche, e la figlia Caterina, avvocato che li sorprenderà con un annuncio inaspettato.
Un'immagine dello scrittore Petros Markaris |
Insegnategli a stare al mondo e a lottare per affrontarlo per quel che è e non per cercare di farlo diventare come lo vorrebbe (pp. 134-135).Grande protagonista della storia (e di tutti i romanzi di Markaris) è un'Atene le cui sembianze davvero sembrano ricalcate fedelmente su quelle dell'Italia: veniamo a conoscenza, infatti, di una realtà costituita da burocrazia ambigua, corruzione e favoritismi, crisi economica, abusivismo edilizio, fuga dei cervelli all'estero per la mancanza di opportunità lavorative, lacune nell'istruzione accademica, tutte caratteristiche, insomma, che appaiono assai familiari a noi italiani:
Gli studiosi sono uomini e donne che vivono nelle biblioteche, studiano e producono lavoro scientifico. Gli intellettuali sono specialisti in generalizzazioni e, soprattutto, sono convinti di possedere un sapere esteso a tutto lo scibile umano. Gli studiosi hanno conoscenze; gli intellettuali hanno opinioni che amano esprimere in ogni occasione (...). Non ci sono più studiosi, così come non ci sono più professori d'università, signor Commissario (pp. 199-200).A questo proposito, in un'intervista rilasciata recentemente allo scrittore Matteo Nucci, Petros Markaris spiega di aver deciso di ambientare la sua ultima storia nel mondo universitario per denunciare la situazione del mondo accademico greco, colpevole, a suo dire di
essere alla canna del gas.Pur col dispiacere di non sapere alcune delle vicende occorse al Commissario Charitos perché narrate nei libri precedenti, e di avere così l'impressione di non riuscire a collocare nel modo corretto alcune delle tessere del puzzle, L'università del crimine costituisce un giallo assai piacevole da leggere, uno di quei noir che sembrano fatti apposta per una bella lettura sotto l'ombrellone.
Questo libro, il cui tono scanzonato ma
allo stesso tempo ricco di spunti di riflessione sulle conseguenze prodotte
dall'innesto del mondo passato (ma non così lontano da noi) nel mondo
moderno, farà venir voglia ai lettori di saperne di più sul Commissario
"Formica", assomiglierà ad un farmaco (vocabolo proveniente
dal greco e che nella nostra lingua vuol dire sia "cura" che
"veleno") e provocherà una trepida attesa non solo delle prossime
peripezie poliziesche, ma anche degli sviluppi della sua vita privata.
Ilaria Pocaforza
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