L'estate del silenzio
di Mikel Santiago
Editrice Nord, 2018
Titolo originale: El extraño verano de Tom Harvey
Traduzione dallo spagnolo di Patrizia Spinato
pp. 399
€ 18,60 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Immaginate che il
vostro cellulare squilli proprio mentre siete impegnati in un incontro amoroso:
chi vi chiama è una vecchia conoscenza, una persona che non sentite più da mesi
o anni. Che cosa fate? Vi sciogliete dall'abbraccio e rispondete oppure richiamate più
tardi? Tom Harvey, il protagonista di L'estate
del silenzio,
il secondo giallo di Mikel Santiago, decide di rimandare la
conversazione con Bob, tra l'altro suo ex suocero e pittore famosissimo, a un
momento più adatto… aprendo così davanti a sé le porte di un'estate infernale. Della serie «lo sventurato non rispose…».
Il giorno dopo,
quando cerca di mettersi in contatto con il padre della sua ex moglie Elena,
Tom Harvey scopre che Bob è morto e che proprio lui era il destinatario della
sua ultima chiamata. Un quarto d'ora dopo aver provato a contattare Tom, Bob è infatti caduto dal terrazzo della sua splendida villa al mare e si è sfracellato sugli
scogli. Sembra una disgrazia, o forse un suicidio. Sembra…
Parte da questo
scenario L'estate del silenzio,
il secondo libro dell'autore spagnolo, basco per meglio dire, una prima vita da musicista in un gruppo rock tra Olanda e Inghilterra (elementi, questi, che nel libro trovano uno
spazio speciale) e un secondo tempo come scrittore (il suo romanzo precedente, La strada delle ombre, ha scalato i vertici delle classifiche in Spagna e in America).
Per tornare alla
trama, Harvey, preso dai rimorsi per non aver risposto a quella che poteva
essere una richiesta di soccorso o un ultimo saluto, parte immediatamente per
la Campania, chiamato dall'ex moglie, con la quale un certo feeling è rimasto, e
in men che non si dica si trasformerà in detective. Perché la morte di Bob, già
di primo acchito, sembra tutto fuorché una disgrazia.
Il cadavere di una
ragazza in spiaggia, messaggi nascosti sotto il colore dei dipinti, coincidenze
inquietanti, sogni misteriosi, fantasmi della memoria, incontri pericolosi,
incidenti scampati per un pelo, altri morti ammazzati… insomma Tom, nell'arco di un paio di settimane
di fine estate (quella che sarà la sua strana estate, come recita il titolo originale, che, a mio parere, sarebbe stato bello mantenere, anche perché in questa vicenda il silenzio non è certo protagonista), si troverà in mezzo a quello che ha tutte le caratteristiche di
un autentico giallo. E, come nel più classico dei gialli, il finale sarà
davvero a sorpresa. In mezzo non mancano certo colpi di scena, agnizioni e
fraintendimenti.
Il risultato è un
libro piacevole, scorrevole e particolarmente adatto a una lettura sotto l'ombrellone.
Detto ciò, il libro
presenta anche, in alcuni punti, una certa complessità di struttura dell'intreccio che, a volte, può andare a discapito dell'immediata comprensione
della storia: non di rado mi sono trovata a scorrere all'indietro le pagine per
ricostruire eventi o per riprendere personaggi. Ho percepito inoltre come un po'
forzato l'utilizzo dell'escamotage letterario della "coincidenza": alcuni
ritorni o eventi fortuiti risultano, in effetti, un po' troppo funzionali
all'evolversi della situazione verso il finale. Che, come ho detto, ha il pregio di essere tutt'altro che scontato o prevedibile. Cosa che per un buon giallo è di primaria importanza.
Particolare la ricostruzione dell'ambiente in cui si muovono i personaggi: un microcircolo, chiuso ed esclusivo, composto di
stranieri, artisti un po' maledetti e molto danarosi, troppo ricchi e troppo snob, che, da bravi inglesi, hanno colonizzato un piccolo
paese affacciato sul mare della Campania, ma
con il quale non intrattengono alcuna relazione o interazione. Tanto che la
vicenda potrebbe essere ambientata ovunque
nel mondo. Giusto per inquadrare l'ambiente, la frase che va per la maggiore è:
"Vuoi bere qualcosa?" o ancora "Ti preparo qualcosa da
bere", "Andiamo a bere qualcosa…", in un profluvio di gin tonic, whiskey e vini costosi. Un ambiente che non è fatto per destare simpatie.
Buona è invece la
caratterizzazione dei singoli personaggi, dalla resa a tutto tondo di caratteri e
personalità alla dinamica dei rapporti interpersonali, che sono ricostruiti con una certa profondità.
In ogni caso,
superate le prime ritrosie e la prima impressione di farraginosità (il libro avrebbe forse tratto giovamento da un taglio del numero di pagine), il romanzo,
nella sua seconda parte, riesce a trovare un suo filo logico, gli eventi si
susseguono con maestria nella costruzione del pathos e il lettore viene attirato sempre più nel vortice del racconto dal
quale, verso la fine, si staccherà a fatica.
Rosatea Poli