Siamo tutti greci
di Giuseppe Zanetto
Feltrinelli, 2018
€ 13,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
pp. 160
di Giuseppe Zanetto
Feltrinelli, 2018
€ 13,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
pp. 160
«La Grecia antica è un “luogo” straordinario, un territorio popolato di idee, personaggi, storie, immagini che raccontano l’uomo e l’umano. Dobbiamo andarci, con la mente e con il cuore, perché in pochi altri luoghi (forse in nessuno) possiamo trovare tanta verità e bellezza; e dobbiamo andarci con la consapevolezza che si tratta di camminare a ritroso per molti secoli. Ma quando ci arriviamo e ci guardiamo attorno, ci rendiamo conto che molto di quel che vediamo ce l’avevamo già dentro: evidentemente perché la tradizione l’aveva trasportato nel tempo, consegnandolo a noi e alla nostra epoca. Possiamo quindi tornare al presente con la certezza che laggiù, in Grecia, c’eravamo già stati. Siamo tutti greci, infatti.» (p. 87)
Giuseppe Zanetto, docente di
letteratura greca all'Università Statale di Milano, porta in libreria
una nuova, interessantissima opera sulle radici greche del nostro mondo.
Quanto c'è di greco nel nostro odierno modo di pensare e di sentire,
quali eredità ci hanno lasciato la cultura ellenistica e il sapere dei
grandi pensatori greci?
Per procedere all'indagine, l'autore parte dalla famosa frase di Percy Shelley, «we are all greeks»: il poeta inglese «spiega che la perfezione raggiunta dalla Grecia nelle sue realizzazioni artistiche e intellettuali si è irradiata, attraverso mille canali, fino ai giorni nostri ed è destinata a ispirare l’umanità nei secoli futuri» (p. 5). Zanetto parte da quest'assunto per portare il suo discorso a toccare vette più elevate, portando avanti una vera e propria analisi conoscitiva della nostra grecità.
Per procedere all'indagine, l'autore parte dalla famosa frase di Percy Shelley, «we are all greeks»: il poeta inglese «spiega che la perfezione raggiunta dalla Grecia nelle sue realizzazioni artistiche e intellettuali si è irradiata, attraverso mille canali, fino ai giorni nostri ed è destinata a ispirare l’umanità nei secoli futuri» (p. 5). Zanetto parte da quest'assunto per portare il suo discorso a toccare vette più elevate, portando avanti una vera e propria analisi conoscitiva della nostra grecità.
Il suo discorso si
articola in sei brevi e arguti capitoli, ognuno dedicato ad un tema
specifico: il ruolo della donna, la partecipazione alla vita politica,
la rappresentazione del corpo e il rapporto con gli dei. Ognuno di essi
viene affrontato in maniera sistematica e approfondita, tramite il
ricorso a molteplici riferimenti letterari. I molti esempi che
arricchiscono il discorso, tuttavia, non appesantiscono il testo, anzi, lo
elevano su un piano più elevato, grazie alla straordinaria capacità
narrativa di Zanetto. Medea, Ettore, Edipo, Achille, Lisistrate ed altri
ancora. I miti e le storie raccontate dall'autore prendono vita sulla
carta e in pochi paragrafi l'autore riesce a darci il senso di un'intera
vicenda, portandoci nell'affascinante mondo greco.
I riferimenti
alla storia moderna e contemporanea, con annesse acute – come di
consueto – riflessioni sulla cultura greca non mancano e costituiscono i
fondamentali punti di raccordo del discorso. A titolo di esempio
possiamo citare il ragionamento di Zanetto circa il ruolo della donna e
il legame con la letteratura:«La letteratura greca, che pure è un prodotto quasi esclusivamente maschile, ci fa capire che la condizione di minorità della donna non è accettata passivamente, ma è oggetto di vivace discussione. Gli scrittori si chiedono se i rapporti fra uomini e donne, come la società greca li ha definiti, sono gli unici possibili, o se sia invece concepibile – e forse auspicabile – una riassegnazione dei ruoli, che risponda a criteri di maggior giustizia e si risolva, in ultima analisi, in un vantaggio per tutti. Nel caso della “questione femminile” la Grecia dimostra di sapersi proiettare oltre il proprio tempo, di saper pensare anche ciò che sembrerebbe impensabile.» (p. 18)
Altrettanto affascinante è il discorso che Zanetto fa circa il rapporto tra passato e futuro:
«Se si chiede all’uomo comune di dire il nome di una scienza proiettata nel futuro, legata a una strumentazione innovativa, una risposta potrebbe essere l’astrofisica. Si pensa infatti ai potenti telescopi installati nei luoghi più remoti della terra; o alle stazioni satellitari lanciate nello spazio per catturare meglio le immagini provenienti dall’universo. A ben riflettere, però, gli astrofisici con i loro raffinati strumenti intercettano segnali luminosi emessi dalle stelle milioni di anni fa; sono quindi, in definitiva, archeologi. La loro è una scienza insieme vecchia e nuova. Applicando tecnologie avanzatissime, studiano un passato ormai remoto, e ne ricavano informazioni che servono a spiegare come è nato l’universo, e quindi anche quale sia il senso della nostra vita, oggi.
Un discorso molto simile vale per l’archeologia. I “nuovi” testi e i “nuovi” monumenti che la ricerca archeologica ci fa scoprire (grazie anche alle strumentazioni sempre più avanzate) sono frammenti di un passato molto lontano; ma ci mettono in condizione di capire meglio quel passato, e quindi anche il rapporto che lo lega al presente. È un punto fondamentale, credo. Lo studio dell’antichità non è un’attività “chiusa”: non si tratta di rivoltare, per l’ennesima volta, materiali mummificati. Si tratta, invece, di mettere a punto nuovi metodi per leggere un mondo che è sì vecchio (perché lontano nel tempo), ma si arricchisce di sempre nuovi dati, e dunque si rinnova.» (p. 55)
Come
dimostrano i brani riportati, Zanetto sottopone la cultura greca ad una
seria indagine, ponendosi l'obiettivo, come abbiamo detto, di
individuare i legami che il mondo odierno ha con l'epoca ellenistica.
Quindi, fino a dove arrivano le radici greche? Cos'è rimasto di quel
popolo che oggi ammiriamo e che ha dato vita, negli ultimi tempi, a
diverse pubblicazioni a tema? (Citiamo, a titolo di esempio, il recente
successo ottenuto da Andrea Marcolongo, con La lingua geniale. Nove
ragioni per amare il greco, e il successivo La misura eroica - il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare, recensito
anche da Critica Letteraria. Sempre a titolo esemplificativo possiamo
ricordare La felicità degli antichi, uscito quest'anno per
Feltrinelli).
Partendo da un episodio avvenuto ad una docente di letteratura greca nel Regno Unito, Zanetto arriva a ricostruire un'affascinante storia dell'elaborazione della cultura greca nella storia, fino ad arrivare ad uno dei punti principali del suo discorso, in cui, mettendoci in guardia da false ingenuità, ci spiega l'importanza del lascito greco:
Partendo da un episodio avvenuto ad una docente di letteratura greca nel Regno Unito, Zanetto arriva a ricostruire un'affascinante storia dell'elaborazione della cultura greca nella storia, fino ad arrivare ad uno dei punti principali del suo discorso, in cui, mettendoci in guardia da false ingenuità, ci spiega l'importanza del lascito greco:
«I Greci antichi hanno dato vita a una civiltà complessa e poderosa. Hanno elaborato un loro modo di organizzare i rapporti sociali, politici, economici; hanno messo a punto un loro modello di famiglia e di città, un loro sistema di credenze religiose. Insomma, hanno costruito un loro mondo, reale e mentale. Questo mondo, con i suoi stili di vita, è ormai morto e sepolto. Se confrontiamo i nostri comportamenti, ossia il nostro modo concreto di vivere, con quelli della Grecia antica, dobbiamo riconoscere che sono molto diversi: le (poche) somiglianze sono superficiali, mentre l’impianto di fondo è radicalmente cambiato.I greci, quindi, ci hanno lasciato uno dei lasciti più importanti del nostro essere uomini: la capacità di riflettere, di effettuare quel ripiegamento su sè stessi necessario alla comprensione piena e approfondita. La capacità di pensare per problemi:
E tuttavia non possiamo capire nulla di noi, se non ci confrontiamo con i Greci.
I Greci antichi infatti hanno riflettuto su se stessi, hanno discusso ogni singolo aspetto del loro mondo, valutandone pregi e difetti, hanno cercato di spiegarne le ragioni. Non si sono, cioè, limitati a vivere in un certo modo, ma si sono sforzati di capire che cosa significasse vivere in quel modo e come fosse possibile vivere diversamente. Così facendo hanno elaborato percorsi critici, giudizi morali, schemi mentali: un vero e proprio tesoro di idee e immagini che copre ogni aspetto della vita umana. La “perennità” della cultura greca consiste in questo: nell’avere riflettuto sull’uomo, su ciò che l’uomo – a prescindere dalla sua epoca – deve affrontare per il fatto stesso di essere al mondo. La Grecia, dunque, l’abbiamo dentro di noi, in ragione del nostro essere uomini». (p. 83)
«Che dire di più? Siamo greci quando parliamo, e pensiamo quello che diciamo; siamo greci quando mettiamo in dubbio quello che siamo abituati a pensare, e proviamo a vedere se è possibile pensare in modo diverso. Siamo greci, insomma, quando non ci adagiamo su formule già pronte, ma elaboriamo qualcosa di nuovo. Siamo greci ogni volta che costruiamo il futuro.» (p. 5)
Valentina Zinnà
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