di David Sedaris
Mondadori, 28 agosto 2018
Traduzione di Matteo Colombo
pp. 468
€ 21 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Entrare nel mondo dello scrittore, trovare curiosità sulle opere in divenire, note sulla ricezione delle precedenti, nuove idee per racconti futuri... No, in Ragazzi, che giornata!, la raccolta diaristica di David Sedaris da oggi in libreria, non troverete niente di tutto questo: l'autore, celebre per la sua ironia spesso dissacrante, ha deciso di dare in pasto ai lettori alcuni frammenti dei diari che ha tenuto dal 1977 al 2002. Come precisato nell'introduzione, si tratta di una selezione, indispensabile vista la mole enorme del materiale a disposizione, ma - come sappiamo - in queste auto-antologie diaristiche gli scrittori sanno bene come mettere mano al proprio lavoro, e noi lettori non dobbiamo lasciarci convincere dalla tanto pretesa (e altrettanto affascinante) sincerità.
Premesso questo, al di là di qualche autocensura, di tagli necessari (Sedaris passa circa tre quarti d'ora al giorno al scrivere sul diario, ma tanti frammenti si muovono tra le sette e le dieci righe) e di parziali riscritture, i frammenti scelti da Sedaris testimoniano la sua costante freschezza e la sempreverde ironia, capace di muovere da paradossi e situazioni potenzialmente drammatiche:
Ogni tanto annoto una cosa che potrebbe risultare divertente o illuminante per qualcun altro, e quelli sono i pezzi che conservo. (p. 11)
I fatti irrisori della vita di tutti i giorni diventano protagonisti, ma non c'è l'indulgenza del diarista compulsivo che deve annotare tutto; no, c'è il filtro dello scrittore che, anche quando non crede ancora nella propria vocazione, sa invece cosa (an)notare. «Se non altro da un diario impari cos'è che t'interessa davvero» (p. 10), commenta l'autore rileggendo la sua opera: e in effetti la selezione ai fini della pubblicazione non è che un modo per conoscere meglio sé stessi e per riviversi, a distanza di anni.
La vita sa sempre sorprendere notevolmente: negli anni Settanta e Ottanta David sembra toccare il fondo, tra lavori saltuari, dipendenza da alcol e droghe, storie occasionali, mancanza totale di una rotta... Poi qualcosa cambia: l'amore per Hugh, lavori un po' più stabili, ma soprattutto la scrittura diventa una costante, non più in un'ambizione a tratti illusoria, ma il motivo per cui Sedaris viene riconosciuto per strada e invitato a eventi e presentazioni. L'ironia, l'umiltà e lo sguardo un po' disincantato di Sedaris non vengono comunque meno:
9 marzo 1993
New York
Ha chiamato Roger Donald della Little Brown dicendo che vuole propormi un contratto per due libri. Per festeggiare mi sono comprato una camicia di jeans, e ho pensato che è incredibile quanto velocemente può cambiare la vita. Mai avrei pensato di desiderare una camicia di jeans. (p. 276)
E dagli anni Duemila anche le condizioni di vita migliorano e vengono guardate con un po' di sgomento e inadeguatezza:
1 agosto 2001
Parigi
[...] Dovrei essere felice di questo nuovo appartamento, ma non riesco a non sentirmi in colpa per il forno costoso e la lavatrice e l'asciugatrice nuove. Ce ne stiamo lì come la gente sulle riviste, ma non sono riviste a cui mi abbonerei. (p. 409)
Per chi è risalito dal niente, lottando per pagare affitti da fame andando a tinteggiare, indossando i panni degli elfi sotto Natale o trasportando mobili, è difficile accettare la nuova agiatezza, però le sfide per Sedaris non sono certo venute meno: il trasferimento a Parigi e la missione di imparare il francese, i tour per i suoi libri e l'insegnamento sono solo alcune delle grandi tappe che polarizzano i frammenti diaristici in questa o quella direzione.
Cosa si mantiene? Il sorriso, o meglio la capacità di osservare il mondo con un'ironia che a tratti è distacco e più spesso è sorpresa, prepara Sedaris ad accogliere le apparenti assurdità che si presentano e a fermarle sulla carta in episodi autoconclusivi, come mini-racconti di vita vera.
Non si creda però a un diario frivolo; i momenti di crisi ci sono, e la leggerezza con cui vengono registrati è solo apparente: si pensi alla commozione con cui Sedaris, ancora in lutto, si sofferma sull'abitudine della madre di fare cruciverba, o alla preoccupazione che si legge nelle note dedicate alla criminalità e alla disonestà di questo o quel quartiere. Non c'è moralismo, semplicemente c'è grande spontaneità (che sia autentica e originale, oppure ottenuta attraverso un'accurata revisione, non saprei dire, né è rilevante, se non a fini filologici).
Il lettore appassionato di Sedaris, poi, troverà in questo Ragazzi, che giornata! tante tessere che l'autore ha poi trasposto nei suoi racconti: sarebbe eccessivo parlare di un canovaccio, ma certamente ci sono stati travasi dai diari alla narrativa (e non potrebbe essere altrimenti, per una scrittura che si nutre dell'autobiografia). E dunque il gioco della lettura incrociata può stimolare i fan di Sedaris a uno scavo ulteriore di Ragazzi, che giornata!, autorizzato dall'autore stesso, che suggerisce nell'introduzione di leggere il diario in modo discontinuo, «spulciando di qua e di là, come l'annuario scolastico di qualcun altro o una raccolta di barzellette» (p. 12).
Ma anche la lettura cronologica del diario è consigliabile: i cambiamenti di vita sono tanto rilevanti da dare speranza a tanti di noi, specialmente agli artisti che cercano di emergere, a costo di importanti sacrifici. Poi, certo, con Sedaris il talento è indubbio e in tanti frammenti si incontra il suo gusto per l'affabulazione mai scontata, quella che rende i suoi libri imprevedibili e anzi a volte sfrontati nel cogliere i retroscena della quotidianità e i doppifondi dei gesti e delle parole.
GMGhioni
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