(Six Mississippi Valley Stories)
di Hamlin Garland
D Editore, 2018
trad. Valerio Valentini
pp. 308
€ 12,90 (brossura)
€ 4,15 (ebook)
«I volumi di Main-Travelled Roads possono essere considerati ciò che William Dean Howells chiamò romanzo storico, perché essi formano un documento della vita del contadino così come io l’ho vissuta e osservata. In questi libri c’è la testimonianza delle privazioni e delle sofferenze di uomini e donne che conquistarono le terre selvagge del Medio West e prepararono la via all’attuale età dell’oro dell’agricoltura.»
Con queste parole, nel marzo del 1892, Hamlin Garland descrive icasticamente la sua raccolta di racconti di cui il primo capitolo, Six Mississippi Valley Stories, è da poco stato tradotto in italiano con il titolo Racconti dal Mississippi dalla piccola casa editrice romana D Editore. Una raccolta, e una casa editrice, che ho incontrato per caso e per fortuna grazie a uno scambio di persone e recensori su Twitter (ogni tanto i social network riescono a ritrovare uno scopo positivo).
Nella narrazione della dura fatica dei campi riarsi dal sole, dell’orizzonte immutabile del contadino, fatto di stenti e sudore, c’è indubbiamente una documentazione di prima mano: l’autore nacque in una fattoria del Wisconsin e solo in seguito si trasferì a Boston per intraprendere la carriera di scrittore. Nel 1891, all’indomani dell’uscita dei Racconti dal Mississippi, questa parte dell’America non era ancora stata raccontata in termini così crudi e descritta in maniera così accurata e potente. Arriveranno dopo, e con esiti diversi, Faulkner, Steinbeck, Saroyan. E a testimoniare la capacità narrativa di Garland arriverà un Premio Pulitzer, nel 1922, per la sua autobiografia A Daughter of the Middle Border.
Nei sei racconti qui raccolti, tutti ambientati nel Midwest, storie minime di donne e uomini dall’animo forte, che non si lasciano piegare e, pur accettando la propria condizione come ineluttabile, lottano per un destino migliore. La parte più affascinante è senza dubbio costituita dalle descrizioni del paesaggio, filari di granturco sotto un sole abbacinante, sconfinati campi d’orzo, bestiame dal manto lucente. Su questo sfondo, racconti di ritorni (di soldati dal fronte della guerra di Secessione, o di giovani che hanno fatto fortuna altrove e - verghianamente - sentono di non appartenere più al posto dove sono nati) e di attese (di donne operose e di bambini impazienti e affamati). Su tutto, l’incessante scorrere della vita, come del fiume, il Mississippi.
Giulia Marziali
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