Lost in Austen
di Emma Campbell Webster
Traduzione di Giulia Ovrinati
Illustrazioni di Pénélope Bagieu
Hop Edizioni, 2012
pp. 381
€ 20,00
Cara lettrice che ami Jane Austen e che conosci per filo e per segno ogni sua opera, che ne diresti di calarti nella parte di Elizabeth Bennet, eroina di Orgoglio e pregiudizio, e provare a concertare un matrimonio che soddisfi “pratica e grammatica” sia del cuore che dell’economia domestica? Il matrimonio, nel caso non lo avessi capito (ma certo che lo hai capito, non fare la gnorri!), è proprio il tuo, perché ovviamente è da quando sei venuta al mondo che hai in mente di contrarne uno… o non vorrai forse farci credere di avere passato tutti questi anni a persuaderti del contrario?! In ogni caso, non ti preoccupare: qualunque siano i tuoi più sinceri e profondi desideri non dovrai imparare nessuna parte a memoria, non c’è nessun film o spettacolo teatrale da interpretare e nessuna prova trucco e costume da fare (anche se, giustappunto a questo proposito… beh, che peccato!). Per capire se convolerai o meno a nozze con il tuo amato (o almeno concupito), ma soprattutto per scoprire di che pasta “austeniana” sei fatta, non dovrai fare altro che procurarti Lost in Austen, il book-game di Emma Campbell Webster pubblicato da Hop! Edizioni che ti porterà laddove, per l’appunto, ti piace “perderti”, cioè tra le trame e gli intrecci dei libri della cara Jane. Prima, però, fatti due conti, e valuta un po’ come sei messa a “Qualità”, “Intelligenza”, “Autostima”, “Relazioni” e “Fortuna”: ti servirà saperlo, Signorina, e di conseguenza darne (o non darne) prova al bellimbusto dei tuoi desideri e all’invadente consorzio civile in cui, ti piaccia o no, vivete entrambi immersi come ciliegine nello cherry.
Frutto di una profonda conoscenza dell’opera della scrittrice inglese da parte di Emma Campbell Webster, Lost in Austen non è solo un libro che prova l’influenza della letteratura nelle nostre vite, ma è, senza mezzi termini, un autentico spasso. Intervallate dalle tavole a colori di Pénélope Bagieu – buffe e stralunate quanto basta per non dimenticare che l’imbarazzante realtà delle relazioni familiari-sociali-sentimentali, oggi come un tempo, supera sempre e di gran lunga la più sfrenata delle fantasie – le cinque fasi di questo gioco “a bivio” sono un susseguirsi di situazioni che mettono la lettrice di fronte a scelte innocue solo all’apparenza, e in realtà determinanti per acquisire o perdere punteggio al cospetto del prossimo: a lei l’onore e l’onere di prendere ogni decisione, sempre che riesca a non impermalosirsi strada facendo (il libro ha l’abitudine di emettere giudizi sferzanti sulla condotta delle giocatrice…) e a non sentirsi vagamente disturbata dai segni di intervallo tra i paragrafi: un cammeo, un ventaglio, uno specchietto, una teiera… quante perverse allusioni a una leziosità domestica dalla quale ci si vorrebbe disperatamente emancipare (…o forse no?)! Per non parlare di quella candelina accesa e del suo reggi-moccolo, malaugurante presagio di solitudine per le più ostinate cacciatrici del buon partito…
Irresistibile proprio per il perfetto dosaggio di vaghezze assortite e pragmatismi vari, Lost in Austen è uno di quei libri che non vi darà mai la stessa (in)soddisfazione ogni volta che vi capiterà di aprirlo e iniziare “la partita”. Inutile dire che l’esito dipenderà solo da voi: perché, anche grazie al contrappunto semiserio delle illustrazioni, si riderà moltissimo, a tratti fin quasi alle lacrime, ma se l’umore non sarà dei migliori, e dunque lo slancio non sufficientemente autoironico, potrà capitare di piangere sul serio, addirittura al limite dell’inconsolabilità. Il consiglio è di tenere questo volumetto sul comodino – o comunque a portata di mano in libreria, dove è superfluo ricordare che sta bene vicino all’opera omnia delle scrittrice inglese – per tutte le occasioni in cui si avrà voglia di mettersi in discussione e capire quanto siano mutevoli le proprie inclinazioni caratteriali e sentimentali. Dopotutto, giocando si impara. Anche ad amare di più. O di meno. Insomma: fate voi. La risposta su quale sia la “verità universalmente riconosciuta” non è mai stata, a questo proposito, più relativa di così.
Cecilia Mariani