di Christina Olséni & Micke Hansen
Bompiani, 2018
Titolo originale: Fågelskådaren
Traduzione di Carmen Giorgetti Cima
pp. 380
€ 16,00 (cartaceo)
Sono passati circa diciotto mesi dagli avvenimenti narrati ne La pallina assassina (trovate qui la recensione), e nella penisola di Falsterbo sono cambiate molte cose: Fredrik ha avuto una bambina, che lo costringe a estenuanti maratone veglia-sonno e a un costante stato allucinato; Ragnar (83 anni) e Märta (79) convivono, tubano come ragazzini e fanno venire la nausea a Egon, scapolone impenitente. Elisabeth, sempre vestita di rosso ciliegia, ammicca un po' troppo nella sua direzione e quale sia l'obiettivo pare piuttosto evidente; la stazione di polizia di Skanör è avvolta da un’inquietante aria di dismissione (sono stati minacciati tagli del personale, data l'eccessiva quiete del posto, e Lisa e Mårten paiono un po' preoccupati al riguardo).
In questo clima garrulo e chiacchierino, paesano nel senso più sorridente e bonario del termine, un altro omicidio arriva ad alterare la quiete:
Johan Ekblad atterrò dopo un breve volo del tutto fuori programma nell’erba umida di rugiada ai piedi della torre d’osservazione. Una fortuna che fosse già morto, perché altrimenti avrebbe provato un dolore terribile. Anche se non si può certo parlare di fortuna. Quel giorno infatti Johan Ekblad aveva programmi ben diversi che morire. (p. 7)
L’uomo, cofondatore di un’importante società informatica ed esperto ornitologo, è ambizioso, arrogante e odiato da molti. Come osserva causticamente la moglie Beata, più preoccupata per l’annullamento di un evento pubblico organizzato da tempo che per la morte del marito:
“Nemici? […] Ci sarebbe da chiedere piuttosto se avesse degli amici. Tradiva tutti, nessuno escluso. Me. Le ragazze. I suoi soci della Tre Alberi con i quali voleva rompere.” Continuò a elencare una sfilza di persone tradite e Lisa annotava freneticamente, riflettendo che li aspettava un bel lavoro. (p. 64)
L'indagine presenterebbe già le sue difficoltà, se ancora una volta l'allegra combriccola degli ottuagenari non decidesse di metterci lo zampino: tra un bingo canoro da fare a tutti i costi, una particolare "piantagione" di deliziose piantine verdi (acquistate ad Amsterdam) davanti alla casa parrocchiale, e una tragicomica gara di tiro al piccione, le risate sono nuovamente assicurate.
Certo, rispetto al predecessore, il romanzo perde un po' di smalto: pur essendo un volume autoconcluso, che contestualizza e spiega ogni dettaglio, lo può apprezzare più pienamente chi ha letto anche il primo episodio, è già affezionato ai personaggi, riconosce i riferimenti e gli ammiccamenti interni e può fare pronostici non solo sul delitto, ma anche sulle sorti dei protagonisti.
Inoltre non si può non osservare che i curatori dell'edizione italiana hanno perso un'occasione: dopo aver osato (con successo) con la traduzione del titolo precedente (il gioco fonetico e concettuale de La pallina assassina era già di per sé un incentivo ad acquistare il libro), avrebbero dovuto tentare un'operazione analoga, rendere i titoli accattivanti e ironici una peculiarità della serie. "L'uomo con il binocolo” non restituisce neanche un po' il carattere frizzante della narrazione e chi si avvicina al testo in libreria potrebbe pensare all'ennesimo thriller scandinavo, ingannandosi profondamente sulla natura dei contenuti.
Per il resto, tuttavia, l'opera rimane ben riuscita: il focus della trama di sposta questa volta sul personaggio di Mårten, vera e propria macchietta, poliziotto pasticcione e sempre più appassionato di bricolage, che una ne fa e cento ne pensa (e sia quelle che fa, che quelle che pensa, fanno impazzire la più seria e rigorosa collega Lisa). L'indagine sull’omicidio è costruita con intelligenza dagli autori, che riescono a creare un buon equilibrio tra lo scenario di contorno e il filo principale della vicenda, conducendo il lettore all'interno del complesso mondo dell'ornitologia svedese.
Gli uccelli (a cui rimanda anche la denominazione originale, letteralmente traducibile con Il birdwatcher) sono il vero leitmotiv della storia: se detto così suona un po' male, tra piccioni, grifoni, pappagalli e quant'altro, sicuramente non si ha il tempo di annoiarsi. L’“interesse per l’avifauna” in Svezia è “talmente grande, che si sentiva l’esigenza di eleggere anche un uccello nazionale” (p. 89) e Olséni e Hansen giocano con questo aspetto peculiare, trasformandolo in un motivo conduttore a più livelli:
Mårten interruppe Lisa e disse offeso: “Non sono mica un pivellino, sai, in fondo ho molti più anni di servizio di te”.
“Allora smetti di comportarti come se lo fossi, per favore!”
Quando Mårten entrò nella tenda, i suoi pensieri volteggiavano intorno all’interrogativo se il pivellino fosse un uccello o forse un tipo di pinguino. E se un pinguino potesse essere considerato un uccello. (p. 81)
L'uomo con il binocolo non è certo una lettura impegnata, né cerca di esserlo. Pubblicato non a caso appena prima dell’estate, può offrire però qualche ora piacevole in queste giornate torride, e darà grande soddisfazione a chi non vedeva l'ora di rincontrare l'incomparabile coppia di Egon e Ragnar.
Carolina Pernigo