Parlare di sé attraverso storie altrui: il saggio che pare un romanzo di Paolo Di Paolo

Vite che sono la tua. Il bello dei romanzi in 27 storie
di Paolo Di Paolo
Laterza, 2017

pp. 214
€ 16,00



Devo fare due considerazioni iniziali sul libro di Paolo Di Paolo. La prima è che l'ho preso in mano per la prima volta a gennaio e l'ho finito solo ora: presto vi dirò perché. La seconda è che dei ventisette romanzi promessi dal titolo, io – che ho solo pochi anni meno dell'autore – ne ho letti esattamente tredici, e qui subentra prepotentemente la spinosa questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il motivo per cui ho indugiato tanto su queste pagine non è legato però al mio senso di inferiorità di fronte all'indice, o all'evidenza delle lacune da colmare nella mia vita da lettrice, quanto alla natura stessa dell'opera. 
A indicare la strada (il viaggio da compiere) pensa la prefazione, che si presenta come una bellissima, intima lettera a Ninni, figura cara all'autore, fondamentale per la sua educazione letteraria: una vecchia signora nel senso più pieno e nobile del termine; dalle righe emergono il suo legame con la tradizione, l'eleganza, il pudore, ma anche la delicatezza e l'affetto per un ragazzino con cui si condivide non il sangue, ma un'affinità elettiva; grazie agli incontri con questa donna che pare straordinaria, l'autore ha formato – coltivato, alimentato – il suo gusto per le parola e per le grandi storie. Ha capito cosa i romanzi possono dare, ha estrapolato insegnamenti positivi ed "istruzioni per l'uso sbagliate, a rovescio" (p. XI). Da ognuno di questi libri, dai dibattiti che hanno alimentato, ha portato con sé qualcosa. Grazie ad ognuno di essi, ha vissuto altre vite, trovando in ognuna qualcosa della propria, o facendo propria quella altrui:
I pregiudizi ricevevano colpi quasi mortali. Lo spazio davanti agli occhi si allargava incredibilmente, caricandosi di possibilità. Questo, è stato leggere. Questo è. Fare entrare nella propria vita molte più persone di quelle che davvero riusciamo a incontrare per strada. Intrattenersi con bambini, adolescenti, adulti, vecchi, animali, con il mistero di ciascun vivente. E con il mistero delle cose, anche. Lasciarsi toccare da ogni esperienza, lasciarla depositare in noi. Avere quasi sempre le vertigini, per come si spalanca – leggendo – non solo lo spazio, ma il tempo. (p. VIII).
Da questa premessa, che è dedica profonda e commovente, emerge forte l'intento dell'opera: attraversare le letture più amate, creare un "canone affettivo" attraverso il quale dire (o capire) qualcosa di sé, tracciare e ripercorrere il proprio itinerario formativo attraverso la letteratura. Vite che sono la tua si presenta allora come un volume profondamente intro-verso, in cui l'autore guarda alla propria interiorità senza paura del giudizio, esplorando se stesso tanto quanto i romanzi che passa in rassegna, con una prosa densa, ricca, magmatica. Dal catalogo delle scelte, emerge una serie di possibilità offerte dalla lettura, che vanno ad arricchire un elenco potenzialmente infinito ("Immaginare altre vite", "Sopravvivere all'adolescenza", "Sentir battere il cuore", "Essere all'altezza dei sogni", "Affrontare le paure", e così avanti). 
È evidente che un libro di questo genere, che propone un percorso a tappe, articolato intorno a tematiche assolute e fondanti, centrali nella vita di ogni essere umano – e tanto più in quella di ogni lettore –, non può essere letto come si leggerebbe la lista della spesa, una voce dopo l'altra. È un libro che va assaporato lentamente, un capitolo alla volta, creandosi un proprio canone interiore (quale testo ha trasmesso a me quella stessa emozione?), magari riguardando i modelli romanzeschi di cui si sta parlando, lasciandosi suggestionare dai contenuti: perché ogni storia chiama "Altre storie" (altrettante dichiarazioni d'amore) sulla base di un fluire libero della coscienza a cui anche il pubblico è chiamato a dare il suo contributo. A volte inoltre l'autore si lascia trascinare e riversa l'emotività sulla pagina (e c'è davvero da chiedersi come qualcuno possa tacciare l'opera di fredda ostentazione virtuosistica). In quei passi, si è obbligati a seguirlo, a lasciarsi travolgere dalla stessa passione, che si riconosce a pelle come propria e condivisa. Si viene invischiati in un'autobiografia tracciata attraverso storie altrui, che con innumerevoli varianti può essere la stessa di ogni fervente lettore. Parlando di Tonio Kröger, Di Paolo confessa:
Conosco questo particolare amore e conosco il gesto di scrivere. Conosco, come Tonio, il dubbio più della serenità che lo placa, lo sconforto nella scalata più che la vista dalla vetta. Conosco la scrittura e non molto altro. Conosco alcune delle ragioni per cui mi ostino a scrivere, anche quelle per cui ho scritto queste pagine. Come Tonio, scriverei anche se non scrivessi davvero, perché scrivo nella testa, annoto sensazioni in forma di parole possibili, fermo nuvole, pensieri, o semplicemente il volto di qualcuno, che è già l'inizio di una storia. [...] Ho scritto per capire, per ricordare, per vedere le cose da un'altra prospettiva. Ho scritto soprattutto per ricostruire un mondo scomparso, [...] solo per vedere ancora vivo qualcosa che il tempo aveva sommerso. Ho scritto, quasi sempre, proprio per far rivivere qualcuno, persone del passato, anche del mio, o per un me stesso che avevo lasciato per strada ad aspettare. [...] Ho scritto per tante altre ragioni e molte le ho dimenticate. A volte ho scritto per amore, per nostalgia, per seguire una musica, per suonarla con le parole. Ho scritto anche per dimenticare, ma non ci sono riuscito. [...] Ho scritto per lasciare le domande aperte come porte spalancate. Ho scritto, talvolta, come si prega, e come si chiede a qualcuno di restare. (pp. 63-64)
Nel raccontare cosa legge e perché, l'autore rivela anche perché scrive, e il lettore riconosce la verità delle sue parole attraverso le pagine, che avvincono come fossero un racconto a loro volta: la "storia di una vita in 27 romanzi", così si potrebbe dire parafrasando il sottotitolo. E questa narrazione viene immediatamente riportata da chi la affronta a sé, alla propria vita, ai propri romanzi. 
La stessa fascinazione coinvolge i testi che si conoscono per esperienza diretta, quelli di cui si è sentito tanto parlare (ma che non si è mai avuto il coraggio di aprire), quelli totalmente ignoti: di ognuno viene esplorato il contenuto, ma più ancora l'effetto emotivo, attraverso un'operazione di scavo che fa venire voglia di leggere o rileggere immediatamente l'originale per ritrovare quelle sensazioni. Ecco perché questo volume va centellinato nel tempo, senza tema che sia troppo: perché non si può rischiare, per la fretta, di perdere nulla di tutto ciò che può dare. 

Carolina Pernigo




Belle cose arrivano dagli amici di @editorilaterza: un saggio, quello di Paolo Di Paolo, che è anche narrazione e poesia, tutto in una volta sola, e che inizia con una dedica profonda e bellissima, tutta da sottolineare. @quinquilia non ha mai conosciuto Ninni, ma le sembra di sì, per quelle interferenze impossibili di tempo e spazio che solo i buoni libri riescono a creare. L'avventura dell'autore diventa, grazie alla forza della parola, anche quella del lettore. Se avete già letto il volume, diteci: quale di queste ventisette storie è diventata anche un po' la vostra? #instabook #instalibro #bookstagram #bookoftheday #bookish #igreads #igbooks #readingnow #newbook #bookaddict #booklover #bookcover #inlettura #cosebelle #paolodipaolo #laterza #editorilaterza #storiechesonolatua #classici #rereading #dediche @criticaletteraria @paolodipaolo1983
Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: