Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello
di Vera Gheno e Bruno Mastroianni
Longanesi, 2018
pp. 288
€ 14,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
L'online è una dimensione relazionale che abbiamo aggiunto alle altre nostre possibilità umane. C'è una profonda continuità tra online e offline, tra umano e tecnologico; è da questa continuità, che si incarna in ognuno di noi in quanto persona libera e consapevole, che si deve e si può ripartire. [...] La comunicazione non è un'azione strumentale per trasmettere un messaggio, è una relazione con l'altro che ci fa capire meglio noi stessi. (pp. 252-253)
Basta avere una minima esperienza online per accorgersi di quante «sfumature di odio» si possono sperimentare sul proprio schermo: partecipare a una discussione per molti vuol dire trasformarsi in contestatori, seriali o sporadici. Se tutti fossimo haters, la rete sarebbe un posto invivibile, dove non esisterebbe comunicazione: invece sappiamo che non è così. Ma come essere felici e connessi? La domanda non ha una risposta sola, ma nelle 288 pagine che compongono l'agevole studio di Vera Gheno e Bruno Mastroianni si trovano molte idee per arrivare alla costruzione di un dialogo, di una "disputa felice" (espressione che ha dato il titolo a un altro contributo specifico di Bruno Mastroianni per Franco Cesati Editore, 2017), dando alle parole il giusto peso (che online è anche superiore, dal momento che per iscritto non possiamo valutare l'intonazione, l'espressione o più in generale la prossemica dell'interlocutore).
Dunque, le parole online vanno assolutamente valutate con cura, scelte sottraendosi alla fretta che domina sui social network, ponderate non solo pensando al nostro destinatario, ma ricordandoci che quel che scriviamo resta pubblico o quasi. Un litigio sui social ci trasforma, agli occhi degli utenti, in litigioso, e poco conta che normalmente non siamo così o che si tratti di un singolo accesso d'ira: online conta la percezione che diamo. Non dobbiamo porci autocensure, ma imparare a filtrare i nostri contributi: non tutto deve essere condiviso compulsivamente, soprattutto nel nuovo mondo del lavoro... Autoregolamentarsi prima che siano altri ad autoregolamentarci è una delle spie da tenere sempre accese mentre siamo online (p. 236). Siamo sotto gli occhi di tutti (piccoli "influencer", ovvero, senza montarci la testa, degli influenzatori di gusto), anche dei nostri possibili datori di lavoro. Da qualche anno, infatti, è normale che il futuro capo valuti molto attentamente la reputation del candidato facendo una semplice ricerca su google: immessi nome e cognome, subito decine, centinaia o migliaia di pagine si aprono con informazioni più o meno private. Molto meglio dunque tenere bene a mente che giorno dopo giorno costruiamo la nostra presenza online, il nostro profilo privato e lavorativo assieme. Cosa vogliamo che si sappia di noi? Ripetiamocelo prima di postare, e istintivamente caleranno le pose provocanti nelle foto del profilo, le condivisioni ossessive di contributi altrui senza inserire nulla di nostro, le sfuriate in pubblico,... Oppure, facciamo pure tutto questo, ma con la consapevolezza delle possibili conseguenze.
Nel saggio di Gheno e Mastroianni ci sono alcune parole-chiave che possono guidare al meglio la nostra vita da iperconnessi: pazienza per dirimere le controversie e/o spiegare la propria posizione su un determinato argomento; senso critico nel muoversi nel caos delle informazioni e delle bufale; coerenza per non dare una rappresentazione schizofrenica di noi e delle nostre idee; buonsenso per comprendere come porsi davanti a litigi, provocazioni, ma anche solo per decidere cosa condividere; autoironia, sempre preziosa. Sono caratteristiche che aiutano a vivere meglio anche offline? Certo. Infatti i valori presenti nella vita di tutti i giorni devono contribuire all'auspicata «umanizzazione del web» (p. 56), vera sfida da realizzare quanto prima.
Secondo gli autori, infatti, non bisogna né demonizzare la rete né fare scelte estreme di disconnessione: in entrambi i casi si rischia di perdere importanti occasioni, e non solo di socializzazione; si resta esclusi. Ecco allora che bisogna solo imparare a stare online nel migliore dei modi, indirizzando i più giovani utenti. Pertanto genitori e insegnanti non possono fare un passo indietro davanti alla tecnologia: la parola d'ordine (ancora una volta, online quanto offline) è infatti essere presenti, ma per esserlo è necessario conoscere il web. Solo così si potrà sostituire l'odiosa e autoritaria frase "spegni quel telefono" con una più utile discussione che aiuti i ragazzi ad aprirsi e a condividere - questa volta offline - quel che accade online. In un presente pieno di cyberbullismo, body shaming e altre pratiche molto pericolose soprattutto tra i ragazzini, è prezioso che la famiglia e la scuola si mostrino aperte al dialogo e non arroccate su posizioni controproducenti e anacronistiche di rifiuto della tecnologia. E se il dialogo sulla vita in rete si apre, ecco che allora non si lasceranno i nativi digitali soli con le proprie paure e i problemi; e d'altro lato, gli adulti si accorgeranno che online il proprio figlio / studente non sta solo coltivando il proprio individualismo ipertrofico, ma sta creando e tenendo vive relazioni, esattamente come fa offline.
Tantissimi sono gli spunti, altrettante le spiegazioni, ma soprattutto Gheno e Mastroianni sanno consigliare divertendo, dote da veri divulgatori: similitudini dalla vita di tutti i giorni, aneddoti, messa in situazione permettono di sentire molto più concreto il mondo solo apparentemente virtuale della rete, invece ormai iper-presente e pervasivo. Utilissimo anche per chi si sente "esperto" della rete.
GMGhioni