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#CritiCOMICS - Una fiaba tutta toscana: «Il re delle fate», di Andrea Meucci ed Elena Triolo

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Il re delle fate
di Andrea Meucci ed Elena Triolo
Milano, Edizioni BD, 2017

pp. 120
€ 14,00 (cartaceo)




Appennino toscano, giorno d'oggi: Obi è un ragazzo molto introverso, chiuso in una routine monotona ma al contempo protettiva. La scuola va male, ha due bocciature alle spalle, e la vita sociale procede – se possibile – anche peggio: è ignorato dai più e viene snobbato dalle ragazze più in vista della scuola. Tuttavia ha una migliore amica, Rita, con cui condivide anche la vita nel collegio in cui vive e i pomeriggi di (non) studio.
La sua passione più importante è quella dei modellini aerei, e proprio durante una delle prove di volo, assieme a Rita, accade qualcosa di completamente imprevisto. Il suo aeroplano si scontra con un essere volante, che ad un esame più attento si rivela essere… un piccolo uomo! Ben presto i due ragazzi scoprono che quell'esserino altro non è che il re delle fate e secondo le leggi del mondo che quest'ultimo governa, colui che uccide il sovrano ne diventa il legittimo successore. Così, da un momento all'altro, Obi si ritrova, suo malgrado, a diventare re di un mondo che fino a poche ore prima non conosceva nemmeno.

L'incarico regale, naturalmente, porta con sé doveri particolarmente gravosi: strani esseri informi che si rivelano essere i servitori fedeli del suo più crudele nemico, il quale cerca di salire al trono con tutti i mezzi che ha a disposizione, una serie di personaggi pronti a seguirlo e ad eseguire i suoi ordini, e infine poteri particolari, con i quali non credeva di dover fare i conti.
L'avventura si rivela ben presto più difficile del previsto: se infatti in un primo momento ad Obi sembra di aver trovato un'occasione irripetibile per ribaltare la sua situazione scolastica e sociale, ben presto iniziano i problemi. Infatti, Obi e Rita scoprono che la durata dell'incarico reale è assai breve, esso dura soltanto fino all'equinozio di settembre: arrivati a quel punto il sovrano deve sacrificare la propria vita per lasciare il regno nelle mani del successore.
Riuscirà il protagonista, assieme alla sua fedele amica Rita, a ribaltare la situazione in loro favore e liberarsi dalla minaccia del loro principale nemico? Infine, una volta giunto all'equinozio d'autunno, Obi dovrà davvero immolarsi per il popolo delle fate?

Dopo esserci entusiasmati per la raffinatezza della biografia illustrata Coco (Hop! Edizioni, 2018), ed esserci divertiti con le spassose vignette di Ansia (Hop! Edizioni, 2018), abbiamo scelto di curiosare nelle pubblicazioni passate di Elena Triolo, la quale ha dato vita a diversi progetti, uno più interessante dell'altro. Il re delle fate è una graphic novel, uscita nel 2017, e scritta da Andrea Meucci, che ha colto l'occasione per creare una storia in cui sembrano rientrare parecchie delle passioni citate nella breve nota biografica riportata in fondo al volume: «fiabe, storia medievale, giochi di ruolo, mitologia e folclore». Durante il racconto queste fonti fanno capolino in maniera anche abbastanza scoperta, partendo dal mondo delle fate arrivando alla battaglia combattuta da Obi (il cui nome è forse un tributo alla saga di Star Wars?) con delle lunghe spade di ferro («spade di ferro di San Marino», per la precisione). Un concentrato di cultura fiabesco-medievale, che ospita anche buoni sentimenti: il re delle fate, infatti, è prima di tutto un'opera che racconta di una crescita, un percorso di formazione in cui il protagonista smette i panni dell'adolescente incompreso e assume quelli di un adulto che si prende delle responsabilità verso degli altri esseri, in questo caso il popolo di cui è diventato regnante. Questo passaggio è segnato a livello di sceneggiatura, quando vuole – è volontà, non obbligo – prendere il comando della situazione e a livello iconografico, quando, nelle ultime vignette troviamo sulle sue guance, finora rasate, una barba, che simboleggia la sua avvenuta maturità.
La storia in alcuni punti sembra risentire di una certa debolezza compositiva, perché ad un certo punto tante soluzioni diverse si sommano e si susseguono velocemente (il nemico di Obi vuole prenderne il posto, tuttavia si dice anche che lo stesso Obi dovrà rinunciare alla sua corona all'equinozio d'autunno), e per un attimo il lettore può trovarsi un attimo disorientato e non capire dove la storia lo sta conducendo. Tuttavia, come scritto precedentemente, questa è solo un'impressione: la storia sembra ospitare tanti percorsi che sembrano portare a tante e diverse via d'uscita, ma subito dopo la storia prende il volo, e grazie ad un'inaspettata svolta tutti i pezzi trovano il loro posto.

Un capitolo a parte meritano i disegni della Triolo, poiché, dopo aver studiato i suoi lavori più recenti, è bello osservare le fasi passate. Di fronte ad un tratto estremamente personale, e che infatti resta essenzialmente lo stesso tra una pubblicazione e l'altra, è davvero piacevole osservare come, anche solo a distanza di un anno esso si sia evoluto in direzione di una maggiore decisione e sicurezza, caratteristiche presenti negli ultimi lavori. Una caratteristica che affascina e che lascia a bocca aperta riguarda il riempimento degli spazi e il relativo uso del colore. Nella maggior parte delle tavole, solo alcune parti sono colorate con tinte diverse dal bianco e nero, e in diverse vignette solo alcuni particolari hanno il privilegio di essere colorate con tinte particolari. Ci sono delle costanti, per esempio, come i capelli rossi del protagonisti o della fatina, oppure gli occhi verdi della ragazza di cui si innamora Obi. A fronte di questi particolari, ampie zone restano bianche o colorate a matita, cosicchè i colori predominanti sono il bianco, il nero e il grigio. Tuttavia, la riempitura delle parti destinate ad essere colorate a matita (come, ad esempio, i maglioni dei personaggi, la lavagna della classe, oppure le fronde degli alberi) desta una particolare curiosità poiché – sembra proprio volontariamente – si intravedono gli strati di colore, i vari passaggi che la matita ha dovuto compiere per riempire lo spazio. Questo lavoro regala un'impressione quasi di bozza, come di work in progress, estremamente affascinante in una storia del genere: in altre parole, la storia è già ambientata in una realtà parallela, e, in aggiunta a ciò, il mondo rappresentato dalla Triolo viene in gran parte privato dei colori - connotati - reali, donando al racconto un'aura di ulteriore irrealtà.
Per chi ama il disegno (e apprezza in particolar modo l'operato della Triolo), le pagine in fondo al volume rappresentano una vera e propria chicca: in chiusura del libro, infatti, si trova una Sketch gallery, che ospita alcuni studi preparatori per i personaggi principali.

Ed è così che questo fumetto totalmente toscano (nato da due autori toscani, in cui trovano addirittura posto parole appartenenti al lessico toscano - «Maremma!» - e ambientato nei dintorni di Pistoia) si fa largo una vera e propria fiaba moderna, carica di buoni sentimenti, resa speciale dai disegni di Elena Triolo.

Valentina Zinnà