di Andrea Camilleri
Bompiani, 2018
pp. 112
€ 14 (cartaceo, copertina rigida)
€ 6,99 (ebook)
Credimi, non c'è una sola pagina che io non abbia scritto con sincerità assoluta, per totale bisogno di raccontare. Io stesso mi considero più che uno scrittore un cantastorie, cioè uno che esaurisce nel piacere della narrazione ogni sua possibilità di espressione. (p. 75)
Quanto amore c'è nel raccontare la propria vita di novantaduenne a una nipotina di quattro, che non sentirà mai certi racconti direttamente dalla bocca del bisnonno? Tanto, come troviamo tanta sincerità nella lunga lettera che Andrea Camilleri regala a Matilda, che probabilmente leggerà il tutto tra una decina d'anni. Non si tratta di un insegnamento dall'alto, ma di un vero e proprio racconto di vita, intrecciato indissolubilmente alla storia e alla politica del Novecento.
Dalla nascita a Porto Empedocle nel 1925, Camilleri traccia le tappe fondamentali che lo hanno portato al presente, attraversando la storia italiana: dunque si passa attraverso la Seconda guerra mondiale, che ha visto il piccolo Andrea prima balilla e poi sempre più convinto antifascista, per passare al dopoguerra della rinascita, che è andata di pari passo alla carriera teatrale e in RAI di Camilleri. Si leggono pagine decisamente interessanti (e divertenti) del Camilleri insegnante: severo, preciso, pronto a donarsi ai pochi studenti di regia selezionati. Che dire, poi, della scrittura? Camilleri, che si era misurato con la forma breve della poesia e del racconto, avverte il desiderio di un romanzo, cosa che confesserà al padre malato:
“Ma se tu fino a questo momento hai scritto poesie e brevi racconti come mai ora desideri scrivere addirittura un romanzo?”.
Gli risposi che forse era stata la lunga esperienza teatrale a spingermi al grande passo: che scrivessi quel romanzo allo stesso modo di come glielo avevo raccontato. Come glielo avevo raccontato? L'avevo fatto adoperando il modo di parlare della piccola borghesia siciliana, mischiando dialetto e lingua. (pp. 66-67)
Anche il rapporto con Montalbano è tutt'altro che scontato e, bisogna proprio dirlo, l'autore non si è mai montato la testa, né ha cambiato le sue abitudini di vita dopo il successo straordinario di almeno 18 milioni di copie vendute nel nostro Paese. Anzi, verso il suo protagonista più celebre nutre un sentimento complesso:
La serialità presuppone una sorta di atletismo da maratoneta mentre io mi ero sempre considerato a malapena un centometrista. Invece con Montalbano mi capitò che questo personaggio cominciò a convivere con me e, più si dilatava il successo, più io mi sentivo come fatto prigioniero da lui. Tra me e il mio personaggio si creò insomma un rapporto di amore-odio che ancora oggi dura. (p. 72)
Insomma, ci si stupisce di quanto Montalbano dagli anni '90 abbia trasformato non solo la vita di Camilleri cinquantenne (costretto ben presto a fare una scelta tra scrittura e teatro), ma anche di come lo scrittore non abbia mai smesso di stupirsi della spontaneità con cui una nuova indagine prendeva forma su carta.
Accanto alle note del Camilleri-scrittore, emerge la sua preoccupata visione della politica italiana ed europea, verso cui il Camilleri-elettore non ha mai smesso di prestare attenzione e viva partecipazione. Ma, nonostante la deriva della politica attuale, non bisogna smettere di sperare; accanto a qualche insegnamento etico, che l'autore ha scoperto sulla sua pelle nel corso degli anni, Camilleri affida dunque a Matilda e alle nuove generazioni un compito essenziale:
Ai molto giovani, che mi vengono a trovare in questi ultimi tempi domandando consigli, io rispondo che hanno un preciso dovere: fare tabula rasa di noi. Noi oggi siamo dei morti che camminano. Morti nel senso che le nostre idee, le nostre convinzioni appartengono a un tempo che non ha futuro. [...] I giovani hanno in loro la capacità di far questa tabula rasa e di ridare alla politica la sua etica perduta, hanno la possibilità di dare un senso diverso e nuovo alla vita in comune, hanno la possibilità di far risorgere il nostro paese non solo economicamente ma infondendo la forza trascinante di un ideale nuovo. Sono certo che questa mia fiducia non sarà tradita. (pp. 103-104)
Testamento spirituale di rara delicatezza, con accenni aneddotici che rischiarano le pagine della storia ed episodi personali che testimoniano la perseveranza del giovane Camilleri davanti alla sua passione, Ora dimmi di te è un regalo che anche noi lettori possiamo condividere con chi si affaccia alla vita. Per non dimenticare e, soprattutto, per ricominciare.
GMGhioni