Difficile scegliere una direzione al Festival della Letteratura di Mantova |
La figura della "strega", nel corso dei secoli ha subito innumerevoli variazioni. Dalla vecchina esperta di erbe, alla conturbante amante del demonio, fino alle icone della cultura pop: l'indirizzo 1329 Prescott Street a San Francisco e la sua casa rosa suscita una certa nostalgia nei giovani degli anni Novanta. In virtù della fascinazione generata dal solo nome di "strega" il mio, purtroppo, unico giorno di festival della letteratura di Mantova è stato dedicato alla ricerca di queste figure, così da aggiungere altre sfaccettature a questo termine e fare luce su nuovi aspetti fino a ora mai considerati.
Il mio giro ha incluso l'incontro "Streghe, dee, maghe e guaritrici" con la scrittrice Kateřina Tučková presentata della narratrice e drammaturga Elisabetta Bucciarelli: l'affluenza per assistere a questa discussione è stata talmente ampia da richiedere lo spostamento al grande tendone in piazza Castello. Il pubblico era equamente distribuito tra lettori e lettrici.
La scrittrice ceca, autrice del romanzo L'eredità delle dee (di cui potete trovare qui la recensione), ha
approfondito la genesi del suo, a tutti i diritti, bestseller e lanciato qualche stralcio della narrazione, facendo ben seguire anche chi il romanzo era ancora in attesa di leggerlo. Queste dee, una comunità di donne guaritrici della zona dei Carpazi Bianchi, sono purtroppo estinte: l'ultima esponente di questa comunità il cui potere e le conoscenze venivano passate di madre in figlia, si è spenta nel 2001 dopo aver passato anni in manicomio sotto il regime comunista. Il romanzo di Kateřina Tučková ha quindi il pregio di ripescare dalle pieghe della Storia (con la lettera maiuscola), una "storia" (con la lettera minuscola) che altrimenti sarebbe andata perduta per sempre. Oltre all'indubbio potere dato dalla conoscenza delle erbe, dalla previsione del futuro e dalla possibilità di controllare il tempo atmosferico, queste dee diventano un nucleo di contrapposizione allo strapotere maschile. Un potere maschile incarnato sia dai regimi, quello nazista prima e quello comunista poi, il primo teso a studiarle per via dell'interesse che il nazismo nutriva per l'esoterico, il secondo teso a distruggerle, ma anche identificato negli uomini delle famiglie di queste dee. Loro infatti, con la vasta clientela che arrivava sin da Vienna e da Budapest, erano la vera fonte di guadagno e di sostentamento dei nuclei familiari: in una società patriarcale, ciò non era di certo ben visto.
Kateřina Tučková (al centro) e Elisa Buccirelli, Palazzo Ducale, Piazza Castello |
Interessante il rapporto coltivato con l'oscurità: queste dee non erano aliene da rituali da vera "messa nera" per scagliare malefici e non esulavano nemmeno da ripicche e rivalità anche tra parenti per chi detenesse il potere più forte. Un contrapposizione che vediamo nei rapporti femminili anche al giorno d'oggi e che, a livello narrativo, possiamo ritrovare anche tra figure archetipiche come Morgana e Ginevra del ciclo arturiano.
E proprio agganciandosi a queste due figure, prende avvio l'intervento di Michela Murgia per il format "Accenti", ovvero trenta minuti serrati di discussione tematica. Michela Murgia ha portato sul palco una storia e un personaggio che più di tutti, secondo la sua stessa definizione, l'ha "infettata":
Morgana di Avalon. Riprendendo il romanzo di Marion Zimmer Bradley Le nebbie di Avalon, l'autrice ha analizzato la figura di Morgana e la sua posizione in un romanzo non sessista. Per romanzo non sessista si intende una storia dove ci sono almeno due donne chiamate per nome, che parlano tra di loro e che non parlano di un uomo, almeno secondo il test di Bechdel.
Michela Murgia in abito "fantasy" |
Con molto umorismo ha raccontato di quando lo lesse, prima di una sessione live di gioco di ruolo, e tornò a casa dichiarando: "Basta! Le donne e gli uomini devono essere uguali!" e ricevendo dalla madre uno sbalordito: "Ma come? Tutta questa fatica per essere superiori e ora dobbiamo essere uguali?". Passando per il matricentrismo sardo ("Non chiamatelo matriarcato! Il matriarcato in Sardegna non esiste!" esclama con convinzione), dribblando la Deledda ("Anche se sono sarda, mi ispiro a Zimmer Bradley e lo so che così dicendo distruggo il mio profilo autoriale"), Michela Murgia ha raccolto le sue impressioni sul regno femminile di Avalon nel volume L'inferno è una buona memoria edito da Marsilio (presto sul sito sarà recensito da Ilaria Pocaforza). E proprio perché Morgana è la sua eroina, "anche se non suona benissimo" ride, le ha dedicato i podcast usciti quest'estate su storielibere.fm, 4 episodi incentrati su donne libere, ribelli e anche un po' "stronze".
Magia nella magia del festival di Mantova e figure di donne un po' scrittrici, un po' streghe che portano avanti il coraggio della Morgane di ogni epoca.
Giulia Pretta
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