Il parigino
di Ines de la Fressange e Sophie Gachet
traduzione di Vera Verdiani
traduzione di Vera Verdiani
L’ippocampo, 2018
pp. 240
€ 25,00
È una verità universalmente riconosciuta che siano le madri a vestire i figli, le zie a vestire i nipoti, le fidanzate a vestire i compagni e le mogli a vestire i mariti. Trionfo del luogo comune? Stando a ciò che scrivono Ines de la Fressange e Sophie Gachet nel manuale Il parigino, appena pubblicato in versione italiana da L’ippocampo, questi preconcetti non attaccano granché in terra di Francia. In materia di stile e di abbigliamento i nostri cugini d’oltralpe, anzi più precisamente gli abitanti della capitale, godrebbero di un’autonomia e di un’indipendenza da fare invidia a chiunque. Sia perché preferiscono creare le mode invece che seguirle, sia perché, a fare un tour nei loro guardaroba, le mode stesse sembrano severamente selezionate all’ingresso, se non del tutto bandite. Parigino dedans si nasce, è vero. Ma qualora aveste curiosità di scoprire in che cosa consista il segreto di cotanta classe – un’allure che magari vi piace moltissimo, e che sapete addirittura riconoscere a colpo d’occhio ma non ancora definire con parole esatte – questo libro, scritto a quattro mani dalle stesse autrici dei campioni di vendite La parigina e Cosa mi metto oggi, fa decisamente al caso vostro.
pp. 240
€ 25,00
È una verità universalmente riconosciuta che siano le madri a vestire i figli, le zie a vestire i nipoti, le fidanzate a vestire i compagni e le mogli a vestire i mariti. Trionfo del luogo comune? Stando a ciò che scrivono Ines de la Fressange e Sophie Gachet nel manuale Il parigino, appena pubblicato in versione italiana da L’ippocampo, questi preconcetti non attaccano granché in terra di Francia. In materia di stile e di abbigliamento i nostri cugini d’oltralpe, anzi più precisamente gli abitanti della capitale, godrebbero di un’autonomia e di un’indipendenza da fare invidia a chiunque. Sia perché preferiscono creare le mode invece che seguirle, sia perché, a fare un tour nei loro guardaroba, le mode stesse sembrano severamente selezionate all’ingresso, se non del tutto bandite. Parigino dedans si nasce, è vero. Ma qualora aveste curiosità di scoprire in che cosa consista il segreto di cotanta classe – un’allure che magari vi piace moltissimo, e che sapete addirittura riconoscere a colpo d’occhio ma non ancora definire con parole esatte – questo libro, scritto a quattro mani dalle stesse autrici dei campioni di vendite La parigina e Cosa mi metto oggi, fa decisamente al caso vostro.
A scorrere l’indice di un testo che si propone come guida a uno stile ben preciso ci si aspetterebbe come prima cosa una specie di normario da mandare a memoria, sia per riconoscere la categoria che per ispirarsi al “format”. E invece no, neanche per idea: proprio questo sarebbe l’atteggiamento meno parigino in assoluto. Per tutta la prima metà, con le sue quasi sessanta testimonianze (anche fotografiche) di uomini di ogni età e ogni mestiere, il volume è praticamente un inno alla differenza, un vero e proprio esorcismo all’omologazione. A proprio agio di fronte all’obiettivo, questi parigini doc si mostrano nella loro mise più rappresentativa: rivelano modelli e icone, confessano i peggiori errori di stile mai commessi, dichiarano ciò di cui non possono proprio fare a meno e, da ultimo, non mancano di condividere gli indirizzi degli shop on line e dei negozi (parigini anch’essi, ça va sans dire) nei quali si riforniscono abitualmente. Dunque, proprio come nel caso della sua emblematica concittadina, anche qui non c’è un bel nulla da imitare passivamente: la quintessenza del carisma del parigino non dipende mai da come sta calzato e vestito, ma da una consapevolezza ben precisa di sé e del proprio temperamento che gli permette di individuare nel tempo di un amen ciò che meglio ne asseconda e ne esalta la personalità (contrario non datur). Ecco perché, pur nella diversità delle (sempre belle o piacenti) sembianze, i protagonisti del libro hanno in comune lo stesso atteggiamento irresistibilmente décontracté: anche il più composto signore, sigillato in un completo a tre pezzi di sartoria, ha dalla sua quella meravigliosa aria rilassata che lo fa risultare perfetto senza sforzo alcuno.
Su qualche punto, ad ogni modo, i parigini concordano all’unanimità, e anche per questo motivo il volume prosegue con alcuni capitoletti esplicitamente prescrittivi (sebbene sempre molto essenziali, com’è nello spirito della guida) in cui si apprendono soprattutto i passi falsi da non fare mai e poi mai. Questa recensione non li rivelerà: mantenere un po’ di dispettoso mistero è un obbligo molto parigino, oltre che quintessenza dello stesso fascino. Tuttavia, anche "per amor di nostra patria", gioverà almeno ricordare come le camicie a maniche corte, i calzini bianchi di spugna, i bermuda e i cappellini con visiera non donino davvero a nessun uomo vivo, con poche eccezioni anche tra i minorenni. E bando, soprattutto, agli eccessi e ai fanatismi di ogni tipo. Se di ossessioni si vuole discorrere, meglio che siano legate al buon vivere, al buon mangiare e al buon dormire: verso il finale, difatti, il libro assume quasi le sembianze di una guida di viaggio (rigorosamente non turistica), con una ricca sezione dedicata ai migliori bistrot, ristoranti e alberghi in cui ritrovare il vero esprit de Paris, e dove dunque, qualora capitaste in città (ma a questo punto starete già preparando i bagagli), potete stare certi di incontrare una clientela “indigena”.
Destinato nelle intenzioni a un pubblico maschile, è assai probabile che Il parigino diventi il nuovo libro-feticcio di quelle estimatrici di Ines de la Fressange e Sophie Gachet che hanno già acquistato la Guida allo chic pensata per il gentil sesso. Un po' perché i volumi, che sono anche due bellissimi libro-oggetto e vantano una grafica interna decisamente accattivante, stanno molto bene insieme dal punto di vista estetico, come dimostra la scelta del rivestimento copertina in morbida pelle con scritte e disegni in contrasto dorato. Un po’ perché non c’è donna che di tanto in tanto (se non in modo sistematico) non ami rubare tra gli effetti personali del partner, e dunque non scelga di regalargli qualcosa (capi d’abbigliamento o libri che siano: stavolta tra le due cose c’è una coincidenza quasi perfetta) per poi appropriarsene per usucapione. Non resta che completare la dedica prestampata con il nome del destinatario – recita così: «Al ragazzo più stiloso che conosca» – e confessargli con nonchalance che si tratta di un petit cadeau tutt’altro che disinteressato: la sua reazione vi rivelerà se dentro di lui alberga già in nuce lo spirito di un vero parigino, meglio ancora se accompagnata da un apprezzamento per la scelta del blue marine di copertina.
Cecilia Mariani