L'ultima regina di Firenze
di Luca Scarlini
Bompiani, 2018
pp. 250
18 € (cartaceo)
Che fascino c'è nella rovina, anzi nello sfascio più completo di una delle più importanti dinastie nobiliari non solo d'Italia ma d'Europa e del mondo intero? A questa domanda risponde L'ultima regina di Firenze di Luca Scarlini, appena pubblicato da Bompiani. Pieno zeppo di episodi e di aneddoti conosciuti e meglio conosciuti sugli anni terminali del dominio sul Granducato di Toscana e più nello specifico sulla città di Firenze dei Medici, il volume non è di semplicissima lettura, proprio perché è estremamente disomogeneo nella sua struttura, piena di strappi, di mini-capitoli dove i protagonisti cambiano vorticosamente e dove l'unico minimo comunicatore è lo sprofondare della famiglia medicea. Eppure, proprio nel verde orrore che si prova nel vedere i Medici, i sublimi signori del Rinascimento, ridotti a macchiette di avanspettacolo, è insito il fascino de L'ultima regina di Firenze.
Scarlini è abile, abilissimo nell'andare a mostrare al lettore tutte le bassezze, le piccolezze, le manie, anche di natura sessuale, dei vari Medici che si avvicendano sulla scena. E lo fa sempre con grande gusto, anche se non omette nulla, anzi compiacendosi, pagina dopo pagina, della natura molto terra terra delle passioni e delle pulsioni dei rampolli della famiglia toscana.
Per capire L'ultima regina di Firenze bisogna, molto banalmente, imparare il ritmo di Scarlini, che è sempre sincopato, rapido e scattante, di non facile lettura certo, ma quando lo si comprende al meglio si entra in un vero e proprio caravanserraglio di corpi, volti, mani e svariate parti anatomiche in serie che popolavano la Firenze di allora. Una Firenze sozza e monda, non più capitale del lucore dell'Umanesimo, ma città guitta e bigotta da un'altro, e, dall'altro, libertaria e sfrenata.
Una lunga serie di figurine quindi, anche appartenenti al cosiddetto popolo minuto, che danno un ritratto vivo di quel periodo, quel particolare periodo storico che ha visto il crollo e la fine, l'ignominiosa fine del casato Mediceo per far posto, non soltanto a livello dinastico ma anche identitario, con gli Asburgo-Lorena, i nuovi signori di antica ascendenza franco-tedesca e che confermano, una volta di più, come «per i Medici dalla Germania arrivano solo le sventure».
L'ultima regina di Firenze perciò, in ultima analisi, è un libro da sconsigliare per chi ama le trame robuste, le narrazioni sempre salde e prive di scossoni, ma sarà amato da chi ama i lezzi, i colpi di scena e la folla di personaggi in scena. Insomma Scarlini, e probabilmente non poteva fare altrimenti vista la sua brillante carriera nel campo, ha tentato di portare il furore del teatro tra le pagine della Storia di Firenze. Forse non c'è riuscito completamente, ma l'intento è stato di gran lunga lodevole.
Mattia Nesto
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