Claudia de Lillo, meglio nota come Elasti, ha già scritto libri in passato, ma totalmente diversi da questa sua ultima opera. I suoi precedenti romanzi erano legati alla maternità e alla vita di madre, alle prese con la quotidianità.
In Nina sente, Claudia si cimenta in un giallo, nel quale una buona dose di suspence viene accompagnata da personaggi molto ben caratterizzati e soprattutto descritti con aspetti legati al quotidiano che li rende amici del lettore già dalle prime pagine.
Nina Forte, dopo aver ereditato la licenza del padre, guida un taxi e decide, compiendo una scelta controcorrente, di proporsi anche come autista di Uber.
Nina sente
di Claudia de Lillo alias Elasti
Mondadori, 2018
pp. 360
€ 18(cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
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Grazie al suo amico storico Guido, lavora per una banca d’affari e, mentre accompagna i vari dirigenti della società, scopre transazioni e sotterfugi legati alla banca e non solo.
Durante la sua attività professionale, Nina accoglie anche confidenze e ascolta conversazioni molto private che le saranno d’aiuto quando, purtroppo, dovrà occuparsi dell’omicidio che vedrà vittima una persona a lei molto cara.
L’autrice riesce a mantenere una buona tensione durante tutta la narrazione, lavorando sulla descrizione e sul sentire dei personaggi, oltre che sulla trama. Pertanto protagonista diventa la vita, con le sue sfaccettature, le sue inquietudini, il quotidiano, quasi una commedia sociale.
Nina è una donna, con le sue debolezze e la sua voglia di farcela. In lei il lettore si può ritrovare, sentendola un’amica con la quale vorrebbe poter chiacchierare e condividere i pensieri quotidiani. Le tematiche che permeano il racconto sono anche altre: temi legati all’ adolescenza, alle difficoltà di gestire un padre che sta facendo i conti con i problemi legati all’età, le problematiche di essere madre e donna in carriera, i difficili rapporti con i colleghi.
E poi le lezioni di yoga e anche il naviglio della Martesana, c’è il mondo di Claudia che i lettori del suo blog amano da anni! (www.nonsolomamma.it).
Difficile parlare della trama senza rivelare dettagli, così abbiamo pensato di intervistare Claudia De Lillo, che ci racconterà il suo punto di vista.
Nina, la protagonista, soffre di sensibilità chimica multipla. Io ho letto in questo una metafora, un modo per descrivere una sensibilità particolare. Cosa ne pensi?
Volevo che Nina avesse un super potere che fosse anche una condanna. Volevo anche che c’entrasse con uno dei cinque sensi e che fosse verosimile. Così, facendo qualche ricerca, mi sono imbattuta nella sensibilità chimica multipla che rispondeva a tutte le caratteristiche di cui aveva bisogno la protagonista. Nina è una istintiva e impulsiva e l’odorato secondo me è uno dei sensi meno razionali.
Piuma non aveva odore, perché?
Piuma è fuori dagli schemi di Nina. È una creatura quasi aliena che con lei non c’entra nulla. L’assenza di odore è un elemento spiazzante per lei che fatica a codificarlo.
I francesi lo chiamano l'esprit de l’escalier: è l’illuminazione che ci coglie troppo tardi, la risposta folgorante che avremmo dovuto dare ma non ne siamo stati capaci… (come leggiamo a p. 66). Ti è capitato di vivere “lo spirito della scala”? In quale occasione?
L’esprit de l’escalier è estremamente comune. Credo capiti a tutti ogni tanto di ripensare a quello che si sarebbe potuto dire o fare in una certa situazione quando ormai è troppo tardi. E di essere colti da un senso di rabbia e di impotenza. Con gli anni forse un po’ si impara a essere più freddi e a trovare le parole giuste sul momento o forse a contenere i rimpianti ex post. Da grafomane compulsiva ogni volta che mi capita di rimpiangere di non avere detto qualcosa, scrivo e mi tolgo la soddisfazione!
“Madre, però scialla!”, “Bisogna essere liberi, bisogna avere il coraggio di essere se stessi…”, dice il figlio di Nina. E tu, come trasmetti questo valore ai tuoi figli?
Credo che il modo migliore per far crescere un figlio libero sia farlo sentire amato incondizionatamente, con uno sguardo benevolo e mai giudicante. Che non significa accettare tutto quello che fa o non reprimerlo o non arginarlo. Significa accettarlo sempre e comunque, che è a mio parere il compito di un genitore.
A proposito di figli, se non sbaglio madre è proprio come ti chiama uno dei tre, quanto di loro c’è in Davide?
Davide, il figlio di Nina, è un adolescente. Nel raccontarlo ho preso pezzi qui e lì, ma di certo mio figlio maggiore gli somiglia.
Nel libro c’è il mondo della finanza: un retaggio del tuo vecchio lavoro?
Questo libro è più di Claudia che di Elasti e raccontare anche di finanza era un modo per unire diversi mondi in cui ho abitato. E poi mi interessava raccontare le dinamiche di un posto di lavoro quando accade un evento traumatico. E avendo lavorato venti anni nella finanza, è venuto naturale usarla per creare il trauma.
Dopo libri legati più o meno alla maternità e all’essere madre, come ti è venuta l’idea di un giallo?
I figli crescono e anche le madri. Raccontare di maternità è stato utile e divertente, ma è arrivato il momento di cambiare. Volevo misurarmi con qualcosa di lontanissimo dalle mamme. E il giallo mi è parso un territorio dove poter sperimentare qualcosa di molto lontano dalla mia comfort zone.
A p. 176 si legge: “Hai trovato un senso, una collocazione, il tuo posto”; e tu?
Ho cercato per anni un posto dove stare comoda. Ora forse l’ho trovato in un puzzle di ruoli e mestieri - scrittura, radio, famiglia - che tutti insieme mi somigliano.
Settembre è sempre un po’ inizio anno. Hai nuovi progetti?
Ricomincio con Caterpillar AM su Radio 2 che, nonostante le sveglie all’alba, continua a divertirmi moltissimo. E poi accompagnerò Nina in giro per l’Italia, sperando che stia simpatica ai lettori.
Intervista a cura di Elena Sassi