Ogni ricordo un fiore
di Luigi Lo Cascio
Feltrinelli, 2018
pp. 336
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Avrei voluto tanto poter dire: “Mi chiamo Paride Bruno e di mestiere faccio lo scrittore”. Ma fatti e risultati non hanno mai deposto a mio favore.
La premessa di questo romanzo è una sconfitta. Paride Bruno, nel viaggiare lento dell’Intercity che da Palermo conduce a Roma in un’Odissea (voluta) di più di quattordici ore, riprende in mano il fascicolo degli incipit scritti nel corso della sua vita. E in questo viaggiare d’altri tempi, interrotto dalle frequenti fermate alle stazioni, dai passeggeri che salgono e scendono, chiacchierano e bisticciano, si addormentano o, nella traversata dello Stretto, lanciano gli oggetti vecchi in mare, prova a comprendere cosa abbia sconfitto la sua vena narrativa, costringendolo a fermarsi al primo punto fermo di una nuova storia, incapace di andare oltre.
In quest’assurda lentezza, Ogni ricordo un fiore, romanzo primo di Luigi Lo Cascio, vede l'alternarsi del racconto del viaggio di Paride Bruno ai «duecentoventi e passa» inizi che il protagonista ha scritto, ma mai continuato perché affetto da una grave forma di «ICM, Incompiutezza Cronica Multifattoriale».
Al momento di iniziare la lettura, non è subito chiaro cosa rappresentino questi brani che occupano ognuno una pagina, alcuni di una delicatezza rincuorante:
Quando mi parli è un soffio tra i capelli.
altri molto, troppo duri:
Nessuno dei due genitori l’aveva desiderato, per cui prima di nascere aveva già cominciato a morire.
Quando si comprende che tutti questi testi, dalla lunghezza irregolare (alcuni di poche parole, altri realizzati, in una prosa estremamente articolata e a tratti baroccheggiante, in più pagine) rappresentano dei romanzi mai continuati, inizia un’esperienza di lettura nuova. Da un lato, infatti, si prova a immaginare uno svolgimento per questi incipit, dall’altro, invece, forse perché per natura il lettore ha sete di sapere, si vuole superare la frustrazione di fronte a queste storie mai nate e non si vede l’ora di tornare alle vicende di Paride Bruno e scoprire in che modo quest’esperienza di viaggio lo cambierà per sempre, sia come uomo che come scrittore.
Sia che si sia scelto di leggere l’opera prima di Luigi Lo Cascio avendo ancora fresca nella memoria la sua interpretazione del difficilissimo Diceria dell’untore al Teatro Stabile di Catania (insieme a Vincenzo Pirrotta), o che lo si sia fatto per onorare quell’onnipresente campanilismo geografico che lega tutti gli originari della Trinacria, i soli, a nostro dire, in grado di parlare la stessa lingua letteraria e comprendere il gusto tutto barocco per ciò che ci circonda, o finanche nel caso in cui si sia scelto Ogni ricordo un fiore per soddisfare la già citata curiosità tipica dei lettori, quello che bisogna tenere bene a mente è la novità dell’esperienza di lettura di questo romanzo.
L’originalità della struttura adombrerà la frustrazione provata sovente scorrendo l’ennesimo cominciamento mancato e metterà in mano uno strumento efficacissimo per riflettere sul senso della letteratura tramite numerose domande - quanti inizi di romanzi ricordiamo veramente? Cosa significa iniziare a scrivere un romanzo? Fino a che punto un inizio rimane un inizio e non è già storia? – alle quali Lo Cascio sembra fornire due possibili risposte: dato che in ogni incipit c’è sempre una percentuale di Paride Bruno, allora la scrittura è riproposizione di sé al mondo, oppure, all’esatto opposto, dato che Paride Bruno non riesce mai a completare tutte le storie che parlano di lui, la letteratura deve superare l’individualità di chi scrive e diventare uno strumento di purificazione.
Con il gusto, evidente, di tutto quello che Lo Cascio ama in prima persona, dallo stile narrativo dei grandi maestri del passato - Consolo e Bufalino - alla stessa gioia per la scrittura del Queneau degli Esercizi di stile, in Ogni ricordo un fiore la purificazione passa per l’esorcizzazione della morte, tema ricorrente (a volte in maniera angosciosa e opprimente) in moltissimi dei cominciamenti e nella trama principale della storia, dato che Paride Bruno ritorna a Roma da Palermo dopo aver salutato il padre di un caro amico per l’ultima volta. Luigi Lo Cascio realizza, allora, un gioco letterario raffinato che ha molto di teatrale e per questo fa immaginare di averlo lì, come in un audiolibro, a raccontarci di Paride Bruno e dei suoi cominciamenti, declamando, in fondo, la vita incompiuta di ognuno di noi.
Federica Privitera