La "città invisibile" di Toronto nelle peregrinazioni di "Abito nero con perle"

Abito nero con perle
di Helen Weinzweig
Elliot Edizioni, 2018

Traduzione e prefazione di Annamaria Giuffrida

pp. 187
€ 17,50 (cartaceo)


Non si rende conto dell'attività che aspettarlo implica. Aspettare richiede una buona dose di energia. Pur stando ferma, mi sembra di correre ansimando tutto il tempo verso un punto lontano. Tutto il mio essere sembra protendersi verso l'istante in cui lui apparirà. Il tempo è sospeso; va avanti senza di me. E poi, al vederlo, in una frazione di secondo, l'attesa ha fine. (p. 49)
Shirley ha girato il mondo alla ricerca di Coenraad. Lei moglie e madre, lui agente segreto, sono amanti da vent'anni. Hanno escogitato un ingegnoso sistema di comunicazione: tramite le pagine, i riferimenti e gli articoli tratti dal National Geographic, Shirley sa quale aereo prendere e in quale fuso orario trovarsi per vivere un'altra notte di passione con il suo grande amore. Ma il loro codice è stato scoperto, l'Agenzia per cui Coenraad lavora lo vuole utilizzare per scopi più utili di romantici convegni. Shirley viene quindi guidata, con suo grande disappunto, a Toronto, la città dalla quale proviene: inizia un'odissea per le vie delle città della sua infanzia in cui i ricordi del suo amore si mescolano a frammenti della sua vita reale e la sua difficile condizione si riflette in ogni angolo e scorcio della città.
Avrei voluto portare un vestito di rayon stampato con sopra un grembiule di cotone fresco di bucato, come quelli che lei indossava. Mi rammaricai di avere indosso il mio vestito nero, il soprabito in tweed confezionato su misura, le perle. Se si è cresciuti in queste strade è da traditori tornare odorando di costoso profumo e sfoggiando l'abito di un altro ceto. (p. 67)
Se stessimo guardando un film, le riprese salterebbero in maniera costante tra il passato, in bianco e nero e ricco di emozione come una vecchia pellicola, e il presente, a colori caleidoscopici e confusi. Helen Weinzweig, polacca di origine e canadese di adozione e con questo romanzo vincitrice del Toronto Book Award, ci guida tra le vie di Toronto e i vicoli della memoria di Shirley e ognuno di questi due aspetti influenza e compenetra l'altro.

Risulta difficile inquadrare in maniera netta la narrazione di Abito nero con perle. All'inizio potrebbe sembrare una storia d'amore. Due amanti divisi che si desiderano a tal punto di sfidare i rischi dati dalle loro rispettive posizioni per poter stare insieme. Escogitando un sistema che sarebbe apparso geniale e complicato anche a John Nash, portano avanti questa relazione da vent'anni. Su ciò si innesta un clima da spy story: Coenraad, che intuiamo di origine olandese e sappiamo essere stato insignito di medaglie dal generale De Gaulle, lavora per una non ben precisata Agenzia di spionaggio ed è maestro di travestimenti. Tocca a Shirley interpretare i minimi segnali: un particolare modo di battere le palpebre quando lui la intercetta, i numeri di bricchi di panna durante la colazione per mandare messaggi, frasi che sembrano innocue ma che nascondono coordinate.
Questa investigazione non è priva di rischi, perché Shirley spesso mal interpreta e si trova in situazioni al limite del comico. Pensando di aver individuato Coenraad in un commesso, lo segue fino a un magazzino clandestino dove cercano di venderle sciarpe di seta di contrabbando oppure suscita l'interesse e i lazzi di un gruppo di botanici tra i quali pensa si nasconda l'amante. Invisibile lui agli occhi del lettore che lo vede solo attraverso i ricordi, invisibile lei che usa un nome falso e "non esiste" agli occhi dei superiori di Coenraad.

Ma queste due caratteristiche sono solo la superficie di un romanzo molto più stratificato, una narrazione che gioca in continuazione tra passato e presente, realtà e immaginazione. Perché nell'eterna ricerca di Coenraad-Godot, il lettore viene assalito dal dubbio sempre più insistente che nulla sia concreto o veramente accaduto, quasi che tutto fosse frutto di una mente schizofrenica. Gli accenni non mancano e in ogni personaggio che Shirley incontra vediamo schegge di lei e della sua vita traslati su altri; Shirley che è in parte Helen Weinzweig e che dà voce alla sua difficile integrazione di polacca emigrata in Canada. E su tutto c'è la costante peregrinazione della protagonista: Toronto diviene quasi una città invisibile, una Zobeide con le vie piegate a gomitolo, e Shirley una Leopold Bloom persa tra le sue riflessioni che diventano flussi di coscienza. 
Un'opera elegante e complessa che farebbe venir voglia di istituire uno "Shirley's day" su modello del più famoso vagabondaggio joyciano. 

Giulia Pretta

Shirley gira per Toronto alla ricerca del suo misterioso amante, Coenraad. Cerca indizi, vive ricordi di intensa passione, si trova in situazioni al limite del comico. In bilico tra quello che potrebbe essere e la solitudine del presente, si imbarca in un’Odissea tra le strade di Toronto e i meandri della sua memoria, sul filo tra realtà e più profondo surrealismo. Questo e molto di più nel romanzo “Abito nero con perle” di Helen Weinzweig pubblicato da @elliotedizioni Giulia @books_details si è trovata completamente risucchiata (tanto da immedesimarsi nella copertina 😁) e ve ne parlerà nei prossimi giorni su @criticaletteraria #nuoviarrivi #recensioni #inlettura #elliotedizioni #helenweinzweig #canada #blackandwhite #petitrobenoir #libri #leggere #criticaletteraria #reading #bookworm #copertinedilibri #leggerechepassione

Un post condiviso da CriticaLetteraria.org (@criticaletteraria) in data: