La doppia madre
di Michel Bussi
Edizioni e/o, 2018 (collana Dal Mondo)
pp. 368
€ 17 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)
La doppia madre (edizioni e/o, 2018) è un thriller ambientato nel 2015 nella città di Le Havre, importante porto commerciale francese sulla costa della Manica (pare che Bussi, professore di Geografia all'Università di Rouen, si diverta a scegliere sempre dei luoghi particolari nei quali collocare le sue storie). Il libro ha per protagonista Malone, un bambino di poco più di tre anni convinto che la donna con la quale è cresciuto non sia in realtà la sua vera madre, arrivando a insinuare questo dubbio anche nello psicologo scolastico di origine romena (Vasil Dragonman) che segue il suo caso.
Il tutto si complica quando una rapina finisce in tragedia e la comandante di polizia Marianne Augresse viene chiamata ad occuparsene: fin da subito siamo spinti a credere che le due vicende siano collegate, ma solo nel prosieguo della lettura riusciremo pian piano a capire come le storie dei quattro rapinatori siano indissolubilmente intrecciate alla vita del piccolo Malone e del suo peluche Guti.
Svelare ulteriori vicende o dilungarsi oltre sulla trama non gioverebbe davvero a quanti desiderano cimentarsi con questo bellissimo thriller, ma poche parole ancora merita la scrittura sapiente di Bussi: con poche ma sapienti pennellate riesce a descrivere abilmente la provincia francese, i suoi ritmi, i suoi abitanti e i loro desideri, delineando dei personaggi che si fatica a dimenticare.
Bellissimo, poi, è il personaggio della quarantenne comandante di polizia Marianne Augresse, sempre pronta a gettarsi nelle inchieste delle quali si occupa con passione e dedizione, eppure costretta in un ruolo che la società ancora immagina come prettamente maschile, ma con una voglia fortissima di maternità che contrasta con questa idea.
Un libro davvero bello, con uno stile magnifico e un ritmo serrato che fanno sorgere nel lettore il desiderio schizofrenico di voltare pagina per avvicinarsi alla fine, disperandosi, però, per l'arrivo di quest'ultima.
La doppia madre è un libro consigliatissimo a coloro che già conoscono e apprezzano Michel Bussi, ma anche a quanti vogliono approcciarsi per la prima volta a questo maestro del thriller le cui storie si fondono mirabilmente con le ambientazioni e le cui trame riescono a creare dei personaggi dai quali si faticherà a staccarsi.
Ilaria Pocaforza
Nonostante i cattivi, è sempre meglio puntare sulla bontà, perché alla fine è quella che vince (p. 123).Quando ho scoperto che lo scrittore francese Michel Bussi aveva scritto un nuovo romanzo mi sono lasciata travolgere dalla curiosità e non ho potuto fare a meno di leggerlo; infatti, dopo il brillante esordio con Ninfee nere (del quale CriticaLetteraria si è occupata qui), uscito in Italia nel 2016 Bussi è divenuto l'autore francese di gialli più venduto oltralpe, pubblicando dal 2006 a oggi ben dodici romanzi.
La doppia madre (edizioni e/o, 2018) è un thriller ambientato nel 2015 nella città di Le Havre, importante porto commerciale francese sulla costa della Manica (pare che Bussi, professore di Geografia all'Università di Rouen, si diverta a scegliere sempre dei luoghi particolari nei quali collocare le sue storie). Il libro ha per protagonista Malone, un bambino di poco più di tre anni convinto che la donna con la quale è cresciuto non sia in realtà la sua vera madre, arrivando a insinuare questo dubbio anche nello psicologo scolastico di origine romena (Vasil Dragonman) che segue il suo caso.
Il tutto si complica quando una rapina finisce in tragedia e la comandante di polizia Marianne Augresse viene chiamata ad occuparsene: fin da subito siamo spinti a credere che le due vicende siano collegate, ma solo nel prosieguo della lettura riusciremo pian piano a capire come le storie dei quattro rapinatori siano indissolubilmente intrecciate alla vita del piccolo Malone e del suo peluche Guti.
Da piccoli è difficile capirlo, ma ascoltami attentamente. Quando si vuole bene a qualcuno, ma bene sul serio, certe volte bisogna avere il coraggio di lasciarlo andare lontano o di saperlo attendere a lungo. È una vera prova d'amore, forse l'unica (p. 194).Lo stile e le storie di Michel Bussi sono state un'autentica scoperta per me: da appassionata di gialli, thriller e noir avevo già messo sulla mia lista dei desideri qualche volume dell'autore francese, ma sino ad ora non avevo mai avuto l'occasione di leggere qualcuna delle sue pagine. Ebbene, La doppia madre mi ha stregato a tal punto da non poter fare altro se non divorarlo letteralmente in pochi giorni, spingendomi a voler capire i meccanismi che si celavano dietro la storia, e a scoprire come avrebbe fatto lo scrittore a destreggiarsi tra i mille intrecci.
Svelare ulteriori vicende o dilungarsi oltre sulla trama non gioverebbe davvero a quanti desiderano cimentarsi con questo bellissimo thriller, ma poche parole ancora merita la scrittura sapiente di Bussi: con poche ma sapienti pennellate riesce a descrivere abilmente la provincia francese, i suoi ritmi, i suoi abitanti e i loro desideri, delineando dei personaggi che si fatica a dimenticare.
Per interminabili secondi le macchie rosse sulla tovaglia di cotone bianco si andarono allargando, quelle del vino che usciva dal bicchiere di Marianne e quelle, incastonate da decine di microdiamanti, delle gocce di sangue che sgorgavano da pollice e indice di Angie.In un alternarsi di capitoli nei quali la storia è narrata dal punto di vista del piccolo Malone ad altri nei quali a raccontarci gli eventi è Marianne Augresse, veniamo lentamente a conoscenza del passato dei vari protagonisti della storia.
Poi le due tonalità di rosso si riunirono a formare l'illusione di una macchia monocromatica di Rorschach, come quelle che usano gli psicologi per dare corpo ai fantasmi dell'inconscio (p.245).
Bellissimo, poi, è il personaggio della quarantenne comandante di polizia Marianne Augresse, sempre pronta a gettarsi nelle inchieste delle quali si occupa con passione e dedizione, eppure costretta in un ruolo che la società ancora immagina come prettamente maschile, ma con una voglia fortissima di maternità che contrasta con questa idea.
Un libro davvero bello, con uno stile magnifico e un ritmo serrato che fanno sorgere nel lettore il desiderio schizofrenico di voltare pagina per avvicinarsi alla fine, disperandosi, però, per l'arrivo di quest'ultima.
La doppia madre è un libro consigliatissimo a coloro che già conoscono e apprezzano Michel Bussi, ma anche a quanti vogliono approcciarsi per la prima volta a questo maestro del thriller le cui storie si fondono mirabilmente con le ambientazioni e le cui trame riescono a creare dei personaggi dai quali si faticherà a staccarsi.
Ilaria Pocaforza